Il Piccolo Principe, libro pubblicato da Antoine de Saint-Exupéry il 6 aprile 1943. Tradotto in centinaia di lingue, dalla fabula semplice ma dalle lezioni pedagogiche importanti: all’apparenza un racconto per bambini, ma, in realtà, una narrazione che da un lato descrive il passaggio dall’infanzia all’età adulta e dall’altro, un promemoria per ricordare a quei bambini ormai adulti di conservare la purezza dell’infanzia. In occasione del settantasettesimo anno di pubblicazione, ripercorriamo insegnamenti e tematiche.

Il Piccolo Principe: la pedagogia insegnata da un bambino agli adulti

All’apparenza un libro per bambini: sia per la fabula molto scarna, sia per i personaggi che popolano le pagine di Antoine de Saint-Exupéry. Il testo, con leziosità e dolcezza sottoforma di favola, cerca di mettere in luce i comportamenti degli adulti; quei difetti che allontanano i grandi da un’esistenza felice.

Il Piccolo Principe, aforisma - Photo Credits: web
Il Piccolo Principe, aforisma – Photo Credits: web

Lo scrittore, però, non usa una figura esperta o un filosofo: contrappone un adulto – l’aviatore – alla purezza e la spontaneità degli insegnamenti di un bambino, il Piccolo Principe. Nonostante la sua semplicità narrativa, si ha la trattazione di tematiche profonde: l’amore, la solitudine, i legami, la perdite. Lo scrittore, mette in risalto la necessità di vedere le cose con il candore dei bambini. Fin dalla dedica che Antoine de Saint-Exupéry fa al suo intimo amico Léon Werth, si evincono gli scopi dell’opera:

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il migliore amico che abbia al mondo. […] dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stata. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano.)
Perciò correggo la mia dedica:
A Leone Werth
quando era un bambino
.

Il Piccolo Principe: Aviatore e bambino metafora di età adulta e infanzia

La trama è nota a tutti: un aviatore si ritrova nel deserto ed incontra questo bizzarro bambino biondo che inizia a tempestarlo di domande. Al centro del racconto, è proprio la coppia Pilota-Piccolo Principe, simboleggianti l’età adulta e l’infanzia, o meglio, l’incontro fra le due: un uomo ormai adulto imbevuto di frenesia, cifre, scadenze e addentrato nelle cose del mondo che non si ferma più ad osservare lo scorrere della vita, né a meravigliarsi dei doni che l’esistenza gli offre. Attraverso il Piccolo Principe, l’aviatore farà riemergere quell’animo puro che anche lui possedeva da bambino, ma che il tempo e gli eventi hanno estirpato.

Analisi dei personaggi

I diversi personaggi che il bambino biondo innamorato della sua rosa incontra nel suo viaggio, sono la metafora di vari tipi di uomini: gli uomini, crescendo, perdono la loro sensibilità e l’armonia dello spirito proprio della fanciullezza. Diventano prigionieri delle pressioni sociali, del materialismo, della cupidigia, della vanità, della competizione. Nessuna meraviglia, imbevuti nella pigrizia mentale, fluttuano nel mondo accumulando numeri e quantità e, agendo, per il proprio tornaconto.

  • Il Re: la brama di potere mediante l’esercitazione dell’autorità;
  • L’uomo vanitoso: il narcisismo, l’apparenza che viene prima della sostanza. Il bisogno di sentirsi lodati;
  • L’uomo d’affari: il possesso, l’avidità: si possiede solo ciò che si può contare;
  • L’ubriaco: colui che cede ai vizi che annientano l’essere autentico di ognuno, travolgendolo;
  • Lampionaio: la conseguenza estrema del sacrificio: l’uomo accende per dovere il lampione, ma in realtà, vorrebbe solo dormire;
  • Controllore: colui che si rende conto che la felicità degli uomini non è granché, diversamente dai bambini;
  • Geografo:intellettualizzazione, sete di conoscenza con accezione negativa. Conosce le teorie, ma vive nella propria solitudine;
  • Mercante di pillole per la sete:simbolo dell’incapacità di attribuire valore al tempo, fretta e frenesia che spinge l’uomo all’accumulo;
  • Serpente: simbolo della catarsi, che lascia spazio alle considerazioni del pilota.

Personaggi fondamentali: la rosa e la volpe metafora di attaccamento e relazione

Accanto ai due personaggi principali che simboleggiano l’età adulta e l’infanzia, troviamo la Rosa e la Volpe. L’interazione che scorre fra la rosa e il Piccolo Principe, è un ottimo esempio di attaccamento. In psicologia l’attaccamento è una condizione necessaria alle dinamiche relazionali, che contribuisce alla formazione di un legame specifico fra due persone. Bowlby fu il primo a spiegare la teoria dell’attaccamento; in questo caso, la relazione Rosa-Piccolo Principe si evolve in un sentimento più profondo che implica il bisogno reciproco. La volpe, invece, insegnerà al Piccolo Principe, l’amicizia e la reciprocità relazionale.

Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.

Insegnamenti predominanti

Il fine dell’opera è quello di solleticare l’anima dormiente del bambino che è in ogni adulto; portare ad un risveglio dello spirito sensibile messo da parte, a favore di una società egoista ed esaltante la frenesia. Uno dei primi insegnamenti è il recupero dei valori come la meraviglia e la semplicità, andati alla deriva in una società stantia e volta all’apparenza. Lo sviluppo del pensiero creativo, l’empatia, l’accettazione del diverso, l’auspicio di sintonizzarsi con il bambino che è dentro ogni individuo, l’importanza delle cose che si sentono, non quelle che si possono vedere. La conoscenza di una persona che passa attraverso le emozioni che si sentono e non dalla quantificazione di ciò che si possiede. Una piccola grande lezione scaturisce da questo passo dell’opera:

I grandi amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: “Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?” Ma vi domandano: “Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?” Allora soltanto credono di conoscerlo.

La meraviglia della fanciullezza, uno sguardo alla letteratura

Non solo Antoine de Saint-Exupéry, già in antichità si elogiava l’anima del puer come pura e liliale: basti pensare ad una scena del Fedone di Platone, dove Cebes, pensando alla morte di Socrate intimato a bere la cicuta, si mette a piangere. Il filosofo lo rimprovera, ma di tutto punto, lo stesso si scusa dicendo che non è lui a piangere ma la sua parte fanciulla dentro di lui.

Il Piccolo Principe - Photo Credits: Getty Images
Il Piccolo Principe – Photo Credits: Getty Images

Il Fanciullino di Giovanni Pascoli, edito nel 1897, deriva proprio dalla riflessione di questo passo antico. Anche Pascoli, infatti, teorizza la presenza di un fanciullino che si aggira nel cantuccio dell’anima di ognuno. Un fanciullino che rimane dentro chiunque, anche quando si cresce. La brama di ricerca della purezza dell’anima infante, fluttua da secoli nelle pagine letterarie. Dall’antichità ai tempi moderni, il fanciullo e la sua anima sono sinonimo di virtù. Una conferma che arriva anche dal poeta libanese Kahlil Gibran:

Le cose che il bambino ama
rimangono nel regno del cuore
fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita
è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare
nei luoghi dove una volta
giocavamo.