La vita alle volte è crudele, toglie tanto ma da anche indietro. E’ quanto successo a Piera Aiello, neo deputata pentastellata, ora tornata ‘libera’.
Piera Aiello nasce in Sicilia, nel trapanese, nel 1967, ma la sua storia comincia qualche anno dopo quando, a 14 anni, conobbe Nicolò Atria, figlio di don Vito Atria, esponente della mafia siciliana dell’epoca. I due, giovanissimi, si sposarono per volontà di don Vito senza che la ragazza si potesse immaginare fino in fondo cosa le sarebbe aspettato. In cuor suo, Piera credeva di poter fare una vita diversa, di poter allontanare il marito da quel mondo.
I sogni, però, rimasero tali. Il 18 novembre 1985, infatti, don Vito Atria fu ucciso in un agguato di mafia e il figlio, Nicolò, contro qualsiasi tentativo di farlo desistere da parte di Piera, decise di vendicarlo.
“Cercai in ogni modo di convincere mio marito ad evitare il tentativo di vendicare la morte di suo padre, ma non ci fu nulla da fare” – ha raccontato Piera Aiello.
Alla vendetta, però, seguì altro sangue. Il 24 giugno 1991, anche Nicolò Atria fu ucciso a colpi di arma da fuoco, proprio davanti alla moglie Piera, la quale aveva visto tutto.
Da moglie di una mafioso a testimone di giustizia sotto protezione
Da quel giorno, la vita di Piera Aiello si fece ancora più difficile. La donna, divenuta testimone di giustizia, venne sottoposta ad un rigido programma di protezione, ancora in corso, che, per la sua salvezza e quella dei figli, la privò della sua terra, del suo nome e di qualsiasi libertà.
“Non ho scatti che mi ritraggono con i miei figli, le uniche immagini sono quelle della loro nascita. Nessun selfie, nulla. Ma adesso mi riapproprio della mia vita, del mio volto: è come rinascere” – ha rivendicato Piera Aiello.
L’incontro con Paolo Borsellino le cambiò la vita
Piera, successivamente, conobbe Paolo Borsellino, per lei “zio Paolo”, con il quale nacque un bellissimo rapporto.
“Paolo per me diventò lo zio, non avevo idea del ruolo che ricopriva e soprattutto non mi rendevo conto dell’importanza di quell’incontro. Da allora Paolo Borsellino per me non rappresentò solo il magistrato che si occupava delle mie testimonianze, ma diventò un amico, un padre a cui aggrapparsi nei tantissimi momenti di sconforto“.
Borsellino aiutò la donna a sostenere quella vita che si era all’improvviso trovata a dover vivere, anche economicamente. Alla sua morte, però, i problemi ritornarono, ancora peggiori di prima. Non c’era solo la mafia ma anche una vita da testimone di giustizia che era difficile portare avanti.
“Oltre alla mafia dovevo combattere con i funzionari e apparati dello stato per ottenere il mio diritto ad essere cittadina. Per anni ho subito. Bugie su bugie. Umiliazioni su umiliazioni. Sopraffazioni su sopraffazioni – ha denunciato la Aiello.
Macchine da tribunale sempre pronte a partire per arricchire i verbali in seguito agli interrogatori. Non persone. Non cittadini. Mapesi da trascinare, pesi che di tanto in tanto vengono tirati fuori dagli armadi, vengono rispolverati con una telefonata ipocrita da parte di alcuni funzionari dello Stato.
Poi il silenzio. Il silenzio che uccide. Che uccide le speranze, lo spirito, la voglia di vivere. Quel silenzio e quella solitudine che secondo me hanno spinto la mia cara cognata Rita Atria a spiccare il volo verso una libertà senza vincoli: la morte“.
La rivalsa di Piera Aiello dopo una campagna elettorale condotta senza volto
La vita di Piera Aiello, la sua rinascita, il suo riscatto sono ora realtà. Il 4 marzo scorso, infatti, Piera è diventata una deputata del M5S, grazie alle 80.000 preferenze ottenute alle elezioni politiche, proprio nella sua sicilia. Da quel momento una “escalation di libertà”. Dopo aver nascosto per anni il suo vero volto, anche durante le elezioni, Piera Aiello, in occasione del 35esimo anniversario dell’omicidio, per mano della mafia, del capitano Mario D’Aleo, dell’appuntato Giuseppe Bommarito e del carabiniere scelto Pietro Morici, il 13 giugno scorso ha mostrato il suo volto, facendosi fotografare, dopo aver precedentemente ottenuto la libertà di utilizzare anche il suo vero nome.
“Penso di essermi ripresa la Sicilia a piene mani, quella toltami 27 anni fa quando sono andata via in sordina con una bambina ed una valigia ed oggi sono tornata vittoriosa“.
Ora comincia una nuova vita, quella da deputata, in un nuovo ruolo, sempre essenziale per la vita e la democrazia del nostro paese, arricchito, nell’interesse di tutti, dell’esperienza vissuta e che Piera continua a vivere.
Di Lorenzo Lucarelli