Piero Pelù: il sogno ribelle del cangaceiro del rock

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Di Chiara Cozzi

Oggi Piero Pelù, rockstar italiana per eccellenza, compie 59 anni, la maggior parte dei quali passati su un palco insieme ai Litfiba. Personalità eclettica, ribelle e vagabonda quella del cantautore fiorentino, che con i suoi testi ha lasciato un segno indelebile nei (cornu)cuori di intere generazioni.
Ripercorriamo insieme la sua carriera musicale addentrandoci tra gli album e le tracce più famose, partendo dalla new wave fino ad arrivare all’impegno ambientalista degli ultimi anni.

Piero Pelù, un eroe nel vento che si muove come un Dio

Trilogia del potere (1985-1988)

Definito dal giornalista Federico Guglielmi come il punto d’avvio della musica italiana nel mondo, l’album Desaparecido apre la cosiddetta Trilogia del Potere. Per le sonorità new wave e le atmosfere gitane (“Tziganata”) dalle quali è influenzato bisogna ringraziare proprio Piero Pelù che, seppur ateo, è da sempre devoto a Santa Sarah, protettrice dei Rom, una cultura che l’ha sempre affascinato e che ha influenzato il suo abbigliamento e presenza scenica in quegli anni.

I Litfiba agli esordi © stonemusic.it Piero Pelù
I Litfiba agli esordi © stonemusic.it

L’anno successivo esce 17 re, dalle sonorità decisamente più vicine al post-punk, mentre chiude la Trilogia del potere Litfiba 3 del 1988, decisamente più duro dei precedenti. Inizia qui il forte impegno sociale di Piero Pelù contraddistinto da una critica politica in versi che non risparmia neanche Papa Giovanni Paolo II (“Santiago”).

Tetralogia degli elementi (1990-1997) e Infinito (1999)

Protagonista degli anni ’90 è la Tetralogia degli elementi, che come dice il nome si ispira alle quattro macro sostanze che regolano il mondo. Questo periodo della band è caratterizzato da un’attitude e un sound spietatamente provocatori che si vanno addolcendo negli ultimi anni. Piero Pelù diventa definitivamente una rockstar, sia per i testi “scomodi” sia per il look che adotta.
Il primo album è El Diablo, basato sull’elemento del fuoco. Alle sonorità degli esordi si preferisce un rock più diretto e sfacciato, con i testi che spaziano dalla provocazione al lutto (“Il volo”). Segue Terremoto nel 1993, un lavoro decisamente più sanguigno e duro, plasmandosi non a caso attorno all’elemento della terra. È probabilmente l’album più politico scritto da Piero Pelù, complici anche i vari scandali che in quel periodo si verificavano in Italia (“Maudit”).

I Litfiba negli anni ’90 © Alex Fontaine dal sito litfibaunofficial.it

Spirito, del 1994, è in tutti i sensi una ventata di aria fresca, e si avvicina molto al mood della Trilogia del potere grazie alle numerose influenze etniche (“No frontiere”, “Suona fratello”). Prosegue questa strada Mondi Sommersi, album del 1997 che chiude la Tetralogia e legato all’elemento dell’acqua. Non a caso il disco presenta delle sonorità molto più fluide (“Goccia a goccia”) e, oltre alle onnipresenti tematiche politiche, mira anche a scavare all’interno di se stessi senza limitazioni. La prima era Litfiba si conclude con Infinito, dedicato all’elemento del tempo, che segna la separazione della band.

Dopo i Litfiba: Piero Pelù, l’uomo della strada

Piero Pelù, adottata ora un’immagine più “rassicurante”, pubblica nel 2000 il primo album solista, Né buoni né cattivi, a cui nel 2002 segue U.D.S. – L’uomo della strada, coronato dalla celebre collaborazione con Anggun in “L’amore immaginato”.
Nel 2004 il cantante comincia a guardarsi indietro e in Soggetti smarriti si ritrovano molte delle influenze presenti nei lavori dei Litfiba. Questo percorso di riscoperta, segnato da un graduale ritorno al look rock, continua in In faccia (2006) e Fenomeni (2008). L’anno dopo, l’abbraccio definitivo che tutti stavano aspettando da dieci anni: quello con Ghigo Renzulli.

Piero Pelù più provocatore e scomodo che mai: il ritorno nei Litfiba e “Pugili fragili”

Tornati insieme nel 2009, Pelù e Renzulli pubblicano nel 2010 Stato di libero di Litfiba, che inaugura la Trilogia degli Stati. Il cantante fiorentino torna definitivamente al look da rocker, velato di una vena un po’ oscura presente nel brano “Sole nero” e in “Elettrica” e “Luna dark”, contenute nell’album successivo, Grande Nazione. Uscito nel 2011, è l’album più recente che maggiormente si avvicina, per sonorità e tematiche, ai primi lavori della Tetralogia. Nel 2016 pubblicano Eutòpia, in cui affrontano temi che spaziano dalla lotta alle mafie (“Maria Coraggio”) al fanatismo religioso (“In nome di Dio”).

Pugili fragili e l’impegno ambientalista

Piero Pelù a Sanremo 2020 © sm.mashable.com
Piero Pelù a Sanremo 2020 © sm.mashable.com

Con “Intossicato” Piero Pelù anticipa il suo successivo lavoro da solista, Pugili fragili (2020), e l’impegno ambientalista che ha contraddistinto gli ultimi anni della sua vita. Oltre al brano “Picnic all’inferno”, in cui “collabora” con Greta Thunberg grazie al campionamento di alcune tracce dei discorsi della giovane attivista per il clima, celebri sono le sue diverse partecipazioni al Festambiente e la creazione del Clean Beach Tour, un’iniziativa accolta con molto entusiasmo in cui il cantante incontra i fan per pulire le spiagge italiane.
Ma nell’album c’è anche spazio per il lato più tenero di Pelù, grazie al brano “Gigante”, dedicato al nipotino Rocco, con cui si è classificato quinto a Sanremo 2020.

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Crediti fotografici: friendsandpartners.it, stonemusic.it, Alex Fontaine (da litfibaunofficial.it), sm.mashable.com

CHIARA COZZI