La pillola abortiva è la scelta più utilizzata per l’interruzione di gravidanza, ma non è la soluzione per tutte. Sempre più importante è ormai per le donne il diritto a disporre del proprio corpo come meglio desiderano. In virtù di tale diritto è opportuno per ognuna di noi essere informate e di scegliere consapevolmente tra le opzioni. Ecco quindi una proposta di legge per far funzionare la procedura (o le procedure) all’interno degli ospedali.
Dell’aborto chimico si parla come di un passo avanti nell’autodeterminazione
E non ci sono tutti i torti: la diffusione della modalità di aborto farmacologico ha permesso a molte donne, soprattutto le più giovani, la possibilità di avvicendarsi ad una modalità di interruzione di gravidanza più accessibile. L’IGV è considerabile un’alternativa molto più invasiva, sia psicologicamente che fisicamente: non solo per le conseguenze sul corpo e per il tipo di diverso trattamento medico, ma anche perchè necessita di più tempo da investire. Soprattutto le giovanissime sono spaventate dall’idea di assentarsi da casa per abortire chirurgicamente; a maggior ragione se si può aver accesso alla pillola abortiva. Ma procediamo con ordine.
Pillola abortiva o Pillola contraccettiva? Che confusione!
Sono moltissime tra le più giovani a non aver chiara la rosa di possibilità con cui una donna può proteggere o tutelare la sua vita sessuale: dalle gravidanze indesiderate alle malattie sessualmente trasmissibili. Si tende a fare confusione tra:
- contraccezione del giorno dopo (la cosiddetta “pillola del giorno dopo” il cui effetto è valido entro 72 ore dal rapporto a rischio)
- pillola abortiva (un farmaci a base di mifepristone, che invece può interrompere la gravidanza fino a nove settimane)
C’è forse bisogno di spiegare alcune cose.
La pillola abortiva di mifepristone, comunemente detta RU486, non fa “sparire” la gravidanza, ma appunto la interrompe, e si conclude con l’espulsione del contenuto dell’utero.
Il processo è notevolmente più lungo e doloroso rispetto all’aborto chirurgico, eseguito tramite l’aspirazione (o metodo Karman). Sono necessari 3 giorni circa per la RU486 e pochi minuti in sedazione e (con annesso ricovero in day hospital) per il Karman.
Non esiste un metodo migliore o peggiore ma la scelta tra i due metodi deve essere consapevole
La RU486 è un traguardo politico, ma non è necessariamente ciò significa che sia un aborto “più facile”. Questo perché può comportare un notevole impegno fisico e psicologico che non tutte sono in grado di affrontare. Il traguardo conseguito nella lotta per un aborto farmacologico sicuro è stata necessaria al fine di permettere alle donne di scegliere come disporre del proprio corpo. Questa è una splendida notizia dal punto di vista della conquista di un diritto, tuttavia non consegue alcun tipo di considerazione medica.
Importante è ad oggi comprendere quali siano i diritti del corpo che sono stati conquistati dalle donne e analizzarli sia in ottica politica che medica, così da orientarci in modo scientifico.
Il problema della pillola abortiva e contraccettiva non è più legale, ma resta un irrisolto:
La battaglia per la conquista della RU468 come contraccettivo di cui si potesse usufruire sul territorio è stata dura e sembra abbia portato ai suoi risultati. Ecco quindi che il Ministero per la Salute ha autorizzato la somministrazione della RU486 nei consultori, ma nonostante ciò nella gran parte delle regioni la pratica non ha ancora corso: né nelle Marche, di cui si è parlato molto in questi giorni, né nell’Emilia rossa.
Ci si deve quindi accertare che i consultori, su cui vi è stato un notevole disinvestimento negli ultimi anni, siano davvero in grado di accompagnare il percorso abortivo e di gestire in tempi rapidi eventuali complicazioni.
Il testo RU 486: Idee sbagliate, miti e morale, pubblicato dalla casa editrice femminista Spinifex Press, e nominato per il Premio per i Diritti Umani australiano alla prima pubblicazione (1991), può aiutare ad orientarsi in questa spinosa questione. Eccone un estratto.
“Le autrici sostengono che le affermazioni positive sulla RU 486 (mifepristone) sono piene di miti e idee sbagliate. La RU 486 usata da sola è un abortivo fallimentare e necessita dell’aggiunta di una prostaglandina, un farmaco pericoloso. Ma le percentuali di successo del cocktail di farmaci RU 486/prostaglandina rimangono tra il 92 e il 95 percento, rispetto al 98-99 percento degli aborti per aspirazione. L’aborto per aspirazione, che è meglio praticare con un anestetico locale, non comporta l’uso di farmaci nocivi e si conclude in 30 minuti. Al contrario, gli aborti con RU 486/PG durano giorni, a volte settimane.”
“RU 486: Misconceptions, Myths and Morals”
Il testo prosegue con considerazioni piuttosto forti:
“Sanguinamenti abbondanti, trasfusioni, vomito, dolore intenso e infezioni sono tra gli effetti collaterali imprevedibili. Alcune donne sono morte per sepsi ed eventi cardiovascolari. L’aborto con la RU 486/prostaglandina va a vantaggio della professione medica, delle aziende farmaceutiche e delle economie sanitarie del governo.“
“RU 486: Misconceptions, Myths and Morals”
Non mancando di conclusioni che possono considerarsi certamente di parte, ma pognono comunque in essere molte premesse per considerazioni politiche:
Attraverso un’accurata ricerca e analisi, le autrici scoprono la verità: l’aborto chimico è mal concepito e non etico. Esse avvertono che i servizi abortivi a bassa tecnologia sono in pericolo, poiché il mainstream saluta l’aborto con la RU 486 come sicuro ed efficace, cosa che non è.”
“RU 486: Misconceptions, Myths and Morals”
Panoramica sull’aborto e confronto con la pillola contraccettiva:
In Italia un aborto con metodo Karman costa mediamente 1200 euro, mentre per un aborto chimico ne bastano 40. Per questa ragione il sistema sanitario nazionale ha tutto l’interesse a promuovere la RU486. Citando il Feminist Post:
Noi diciamo invece che a una donna che vuole interrompere la gravidanza va garantita la possibilità di scegliere tra i due metodi, e la scelta che può essere praticata solo a condizione che gli ospedali continuino a farsi carico delle IVG chirurgiche.
Gli alti tassi di obiezione rendono spesso complicata questa opzione. Resta quindi necessario occuparsi di rendere fruibile quello che sembrava essere un diritto conquistato ma che purtroppo è solo il primo passo di un lungo cammino per la liberazione del corpo delle donne.
Articolo di Maria Paola Pizzonia
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