Non si è mostrato particolarmente contento il senatore leghista e ultraconservatore Simone Pillon della mozione europea che vorrebbe rendere l’aborto un diritto fondamentale. A margine della risoluzione europea, non vincolante negli stati membri ma praticamente una “direzione virtuosa” da seguire, il senatore ha affermato che “si attacca la vita nascente e si definisce l’aborto come un diritto.” Dopo aver espresso le sue opinioni, il senatore ha continuato fantasiosamente: “è evidente che le burocrazie europee sono sempre più espressione delle ricche lobby abortiste.” Contro la risoluzione anche gli eurodeputati Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, insieme a Stancanelli e Procaccini (FdI), Baldassarre (Lega), Isabella Adinolfi (FI).

Simone Pillon tenta di guidare la jihad anti-aborto contro i diritti delle donne europee: la fantasia delle “lobby abortiste” e altro

Il Senatore Simone Pillon durante un discorso al Family Day del 2019

L’ultracattolico senatore Simone Pillon ha espresso il suo totale dissenso sulla nuova risoluzione UE sul riconoscimento del diritto di aborto sull’intero territorio comunitario. Tale risoluzione, ricordiamo, non è un regolamento, ma una “direzione di riforma” consigliata dall’Unione ai suoi stati membri. Non una novità che il senatore sia così critico riguardo al diritto di scelta di milioni di donne italiane. E’ però originale il suo interessarsi anche ai diritti delle donne europee. Questo suo europeismo internazionalista, sembra assopire il suo radicale sovranismo quando nel dibattito ci sono gli uteri delle donne e il loro diritto alla scelta.

Il Parlamento Europeo ha votato oggi una risoluzione, non vincolante per gli stati membri, in cui si attacca la vita nascente e si definisce l’aborto come un diritto. La risoluzione compie inoltre una grave ingerenza negli affari interni degli Stati Uniti, visto che ne l suo contenuto si critica aspramente la sentenza della Corte Suprema USA che ha superato la Roe vs. Wade.

Simone Pillon

Questo il principale commento di Pillon sul fatto. Ha inoltre affermato che “le burocrazie europee sono sempre più espressione delle ricche lobby abortiste e sempre meno capaci di rappresentare i popoli e le radici cristiane del nostro continente.” Non è certo a quali lobby abortiste si stia riferendo il Senatore, così come sembra abbastanza fantasioso nel tracciare delle origini mitico-cristiane del continente europeo. Il Senatore ha continuato affermando che “Bruxelles non considera che ogni anno nel mondo muoiono per aborto oltre 43 milioni di esseri umani, e che nella stragrande maggioranza si tratta di bambine.” Insomma, un giro capzioso che preme sulla vita di bambine mai nate per giustificare il suo tentativo di eliminare un diritto riservato esplicitamente alle donne. Provocatore e mastino da guerra delle polemiche, Pillon continua a contribuire al regresso del dibattito del paese, ma non solo.

Perché le provocazioni di Pillon stanno perdendo forza e minano gli stessi partiti che lo appoggiano

E’ evidente a tutti che Simone Pillon stia recitando un ruolo teatrale anche con una certa bravura. La maschera del provocatore, ultracattolico e fondamentalista, capace letteralmente di negare la possibilità di una donna di scegliere sul proprio corpo, come legalmente previsto, piuttosto che eliminare un embrione, è costruita ad hoc per occupare il dibattito pubblico e impedirne un avanzamento critico e dialogico. Si lamenta della democrazia mancata quando viene criticato aspramente dalle fasce progressiste e moderate ma è il primo a voler sopprimere i diritti. E’ stato comodo, fino ad adesso, per i partiti che l’hanno appoggiato, la Lega in primis, seguita da FdI e FI. Ma potrebbe essere un azzardo continuare a dargli corda.

Contro la mozione hanno votato Antonio Tajani, figura di spicco di Forza Italia, insieme a Stancanelli e Procaccini (FdI), Baldassarre (Lega), Isabella Adinolfi (FI). Non è chiaro come e perché forze che si continuano a designare come moderate e centriste come Forza Italia abbiano scelto di carezzare le frange fondamentaliste e ultracattoliche del paese, minoranze, certamente, eppure fortemente vocali. Ora bisogna chiederci a cosa serve fare retromarcia su diritti per cui sono stati tenuti referendum, come aborto e divorzio (del 2019 una legge targata Pillon che rendeva macchinoso il procedimento di divorzio civile e ipotizzava la sospensione del supporto economico all’ex-partner). L’impoverimento del discorso politico è evidente, e continuare a sostenere i colpevoli, proprio come il Senatore Pillon, è un punto che alla lunga porterà al disamoramento degli italiani.

Alberto Alessi

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