Robert Zemeckis in trattative per dirigere un live action su Pinocchio.

Il desiderio meno insito, che l’uomo non esita a espletare e anzi si bea nell’ingegnarsi all’occasione di una risposta geniale che stupisca l’uditore il quale lo taccia come profondo e al contempo ironico e di certo quello comune, anche banalmente umile e fortemente inflazionato di voler essere qualcun altro. In pochi checchè se ne dica ammetterebbero spudoratemente di accontentarsi di loro stessi, gli altri villani si accostano a personaggi di una certa levatura non paghi della loro misera personalità. Una terza categoria al contrario, sente il reale bisogno di un cambiamento radicale e la verità che scaturisce dalla loro sofferenza e frustrazione è pari alla finzione della vita che auspicano. Sono due i riferimenti letterari per eccellenza che dragheggiano il panta rei Eracliteo per non lasciarsi trascinare dalla corrente della quotidianità feroce. “Il fu Mattia Pascal” di Pirandello, esimio conoscitore dell’uomo e del suo doppio e “Pinocchio” di Collodi che cela in una favola per bambini un appassionante romanzo di formazione.

Pinocchio, Walt Disney, 1940 foto dal web. Pinocchio
Pinocchio, Walt Disney, 1940 foto dal web

Per il primo il cinema si è prodigato in tre trasposizioni ormai datate rispettivamente quella del millenovecentoventicinque da Marcel L’Herbier, del millenovecentotrentasette da Pierre Chenal e la più vicina del millenovecentoottantacinque dal maestro Monicelli . Per il secondo il connubio letterario generazionale che impregna l’opera ha partorito una sequela di film più o meno famosi e riusciti che hanno premiato l’iperboleo sogno dell’iconico Pinocchio concedendogli una quadruplice vita quella da burattino, da bambino vero, quella cinematografica e quella impressa nei nostri ricordi che difficilmente oblieranno la magnifica, seppur non fedelissima, opera disneyana dedicata al monello di pino. E poi il criticato Pinocchio di Roberto Benigni, l’immaginifico Pinocchio di Luigi Comencini con un commovente Nino Manfredi-Geppetto e ancora il didascalico Pinocchio di Enzo D’Alò. Visioni e immagini di un cinema bambino e maturo.

Roberto Benigni, Geppetto, in "Pinocchio" di Matteo Garrone foto dal web. Pinocchio
Roberto Benigni, Geppetto, in “Pinocchio” di Matteo Garrone foto dal web

Oggi la fiamma mangiafuoco non si esaurisce e gli autori contemporanei della settima arte vogliono cimentarsi in questa fiabesca rappresentazione per entrare indenni nell’olimpo dei ricordi. Il venticinque dicembre Matteo Garrone ci presenta il suo agognato Pinocchio interpretato dal piccolo Federico Ielapi con Benigni che il tempo edipicamente relega in Geppetto. In futuro Guillermo del Toro ha già in mente una versione gotica in perfetto stile Del Toro con una versione distorta del Geppetto paziente e pio che conosciamo. E, infine, la Disney ancora si appropria dell’opera Collodiana per un film in live action scritto da Chris Weitz di cui la regia dopo l’iniziale accordo con Paul King, regista di “Paddington”, verrà probabilmente affidata a Robert Zemeckis, non certo estraneo alla tecnica, con Tom Hanks, geniale e memorabile, nel ruolo di Geppetto. Non ci resta che l’attesa e in tema di immaginazione e desideri non si può che concludere con il classico Marzullo, la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?