La nuova terapia del plasma, ideata dai medici Cesare Perotti e Massimo Franchini, entrambi direttori, il primo di Immunoematologia, il secondo di Medicina Trasfusionale, di Pavia e di Mantova.
La terapia del plasma, dichiara De Donno, sta avendo risultati positivi
La terapia del plasma iperimmune fornisce notizie interessanti che provengono dalle dichiarazioni del direttore di Pneumologia, il dottor De Donno. A quanto riporta, la terapia del plasma, protocollo in via sperimentale, avrebbe portato risultati molto positivi. La cura, infatti, consiste nella somministrazione di plasma, proveniente dai pazienti guariti dal covid-19.
Una delle tante guarigioni riguarda un ragazzo di 28 anni. Il direttore ha raccontato le condizioni del paziente, arrivato e trasportato in un reparto predisposto per i pazienti contagiati dal covid. Nell’arco di una giornata, riferisce De Donno, le condizioni di Francesco, il paziente 28 enne, si sono aggravate improvvisamente.
De Donno, insieme a la sua squadra, ha interpellato il Comitato etico, riguardo la possibilità di utilizzare il plasma per la cura. In seguito all’assenso del Comitato, è stato somministrato il plasma al paziente che era in condizioni gravi. I risultati sono stati quasi immediati, i miglioramenti sono arrivati entro le 24 ore.
Il paziente ha avuto dei grandi miglioramenti, riportando una diminuzione della temperatura corporea. Il ragazzo di 28 anni non aveva patologie aggiuntive, nonostante questo, stava rischiando di essere intubato. Grazie al protocollo sperimentale, il giovane Francesco potrà tornare dalla sua famiglia entro pochi giorni.
De Donno riferisce che il centinaio delle persone trattate con plasma iperimmune, proveniente dal sangue dei pazienti guariti, hanno avuto il 100% di miglioramenti. La terapia, infatti, non ha registrato alcun decesso tra le persone trattate. I pazienti hanno avuto miglioramenti o si sono stabilizzati.
Il protocollo ha un’efficacia nei casi in cui i pazienti non hanno subito dei gravi danni agli organi. I risultati positivi comprendono, perciò, i malati che non hanno avuto il virus per molto tempo. La virosi, quindi, diventa “secondaria” in quei pazienti che hanno subito una compromissione avanzata della funzionalità degli organi.
Nel protocollo di ricerca, i pazienti che si trovano in condizioni ormai avanzate, non potranno farne parte. Gli effetti della cura sono immediati, gli stessi pazienti dichiarano un miglioramento delle loro condizioni nell’arco di 24 ore. La diminuzione della febbre e il miglioramento respiratorio sono tra i primi effetti positivi.
Chi utilizzerà il protocollo?
De Donno ha ricevuto la chiamata di un dirigente Onu, ed ha avuto la notizia che anche gli Stati Uniti utilizzeranno questo protocollo:“Il nostro è stato il primo al mondo e adesso in tanti stanno seguendo la stessa strada, sia in Italia sia all’estero. Sabato mi ha chiamato un alto funzionario dell’Onu che ha un ruolo importante nella sanità degli Stati Uniti. Useranno anche loro il nostro protocollo, ci hanno fatto i complimenti. È stato emozionante, non sono riuscito a trattenere le lacrime”
Riguardo l’Istituto Superiore della Sanità, non ci sono notizie di una loro partecipazione, o di una presa di posizione. Lo stesso De Donno ha provato a contattare il Ministero della Salute, senza però avere risposta. Notizie positive riguardano la creazione di una banca del plasma, che raccoglierà le donazioni di molti donatori.
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