Ponte Morandi è crollato probabilmente per “una serie di concause“, non solo dalla rottura di uno strallo.
Ponte Morandi è stato oggetto di sopralluogo da parte di Roberto Ferrazza, presidente della Commissione ispettiva del Mit. “Il ponte prima si è storto, poi è caduto” sostiene Ferrazza.
L’ipotesi è quella di una sequenza di moventi che avrebbero portato ad un indebolimento del tirante fino alla rottura. Nello specifico, Ferrazza ha parlato dei diversi fattori che avrebbero potuto concorrere: “Invecchiamento della struttura e dei materiali, inquinamento locale come umidità e salsedine, e un aumento negli anni del traffico sul ponte”.
I tiranti (Photo Credits: telenord.it)L’altra ipotesi riguarda, invece, un cedimento strutturale delle mensole sulle quali sono posizionati gli impalcati stradali. In questo caso sarebbe stato il cedimento di uno dei tratti di strada ad innescare un effetto domino.
Uno dei due tratti ceduto (Photo Credits: www.ilfattoquotidiano.it)Ferrazza ha poi fatto notare che alcuni tratti di strada crollati sono stati trovati in posizione ruotata rispetto ad una semplice caduta verticale. I soccorritori hanno, infatti, trovato una parte della strada sottosopra tra le macerie, con l’asfalto rivolto al terreno. Segno della probabile rottura di uno o più stralli in contemporanea.
L’asfalto ceduto ruotato a 180° (Photo Credits: www.leggo.it)“Forse già tra pochi anni sarà necessario ricorrere a un trattamento per la rimozione di ogni traccia di ruggine sui rinforzi esposti“. A scriverlo, in uno studio datato 1979, lo stesso progettista del ponte, l’ingegner Riccardo Morandi, che rilevava già i primi effetti sul ponte dovuti alla salsedine, all’inquinamento e ai fumi chimici.
L’ingegner Riccardo Morandi (Photo Credits: it.wikipedia.org)Ma un documento choc rivela un sovrappiù. Il governo e Autostrade erano a conoscenza del problema al ponte Morandi. Il settimanale L’Espresso ha pubblicato alcuni passaggi del verbale di una riunione che si tenne il 1 febbraio 2018 relativa proprio al ponte di Genova. La gravità della corrosione era già nota.
Uno stralcio del verbale (Photo Credits: www.fanpage.it)La riunione era stata convocata affinché il Provveditorato alle opere pubbliche di Genova potesse dare il suo parere obbligatorio sul progetto di ristrutturazione presentato da Autostrade per l’Italia. Si era evidenziata, infatti, una riduzione fino al 20% dei tiranti di calcestruzzo che sostenevano il sistema bilanciato della struttura.
Il Provveditorato, sede di Genova (Photo Credits: www.mit.gov.it)Nonostante ciò, nessuno lanciò l’allarme. E né il Ministero e né la società limitarono il traffico sul ponte. “Un degrado del 20% non richiede interventi immediati“. Così gli esperti spiegano il mancato repentino intervento. Il documento è firmato anche da Roberto Ferrazza e da Antonio Brencich, noto ingegnere genovese che, già due anni fa, aveva messo in dubbio la sostenibilità della struttura.
Antonio Brencich, ingegnere, docente dell’Università di Genova (Photo Credits: www.genova3000.it)Entrambi, oggi, fanno parte della Commissione d’inchiesta sul disastro di Genova.
Patrizia Cicconi