Cultura, Scuola e Università non pervenute. 

Abbiamo ascoltato il discorso del neopresidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato, nella giornata di Martedì, ma queste tre parole sono mancate. Ed è proprio sulla scuola e sul fenomeno migratorio che si giocano le partite programmatiche fondamentali per la politica e, dunque, per la società del futuro. Politica è idea di società, non campagna elettorale.
Le prime dichiarazioni dei nuovi ministri del governo giallo-verde sono state ancora una volta pezzi di quel puzzle infinito che é la campagna elettorale permanente del nostro Paese. Abolire la Fornero, rimpatriare i clandestini, la flat tax, il reddito di cittadinanza, tutti provvedimenti economicamente irrealizzabili e che mirano al consenso, come se l’obiettivo fosse già quello delle prossime elezioni.
 
Neanche un accenno all’istruzione e alla scuola, da cui dovrebbe partire un così autodefinito ‘governo del cambiamento’, giacché la classe politica non riesce ancora a comprendere che la maggior parte dei problemi del Paese non si risolvono attraverso misure in deficit che graveranno sulle generazioni successive ma hanno alla base forti lacune culturali della società. La nuova classe dirigente grillina ha ripetutamente dichiarato, in campagna elettorale, di voler cambiare la pessima riforma della Scuola, attuata dal governo Renzi, ma ha lasciato il Ministero dell’Istruzione a Marco Bussetti, dichiaratosi in passato fan dell’alternanza scuola-lavoro, una delle principali disfunzioni della riforma 107/15. Per di più nella giornata di Mercoledì, nel discorso alla Camera, il nuovo Premier ha dichiarato di non voler stravolgere la Buona Scuola. Viva la coerenza.

Il fenomeno migratorio, cavallo di battaglia della Lega e del ministro dell’interno Salvini, viene affrontato ancora in termini propagandistici (vedi le dichiarazioni dello stesso ministro “Per i clandestini la pacchia è finita”) e con pseudo-soluzioni come quella dei rimpatri. Per rimpatriare gli immigrati irregolari l’Italia dovrebbe stipulare accordi con i Paesi di destinazione, i quali, tra l’altro, non hanno alcun interesse a far entrare individui di cui molto spesso la nazionalità è ignota. 

La sensazione é di un governo populista, non come sostiene Conte ‘che ascolta i bisogni dei cittadini’ ma piuttosto che critica quanto fatto dai governi precedenti dando soluzioni semplicistiche, illusorie e pericolose, che fanno appeal sugli italiani stanchi e delusi dalla classe politica precedente, a cui appartiene la responsabilità, ancor più grave, di non aver fornito agli italiani un’alternativa seria, nuova, lontana dai populismi ma vicina ai cittadini. 

Nicola Ciaccia