A Pordenone, un uomo ha raccolto da una strada di montagna un fiore credendo fosse zafferano. Pensava di potercisi fare un bel piatto di pasta, ignaro del fatto che la pianta raccolta non fosse zafferano ma colchino d’autunno. Pianta molto velenosa. È morto in poco tempo dopo l’ingestione del veleno.

Pordenone, il colchino d’autunno

Valerio Pinzana, 62 anni è la vittima del colchico d’autunno. Pianta velenosissima ha petali color violetto e pistilli arancio, a vederla è davvero bellissima, e i suoi fiori ricordano appunto lo zafferano. Nonostante l’aspetto innocuo nasconde però un’insidia mortale: la colchicina, una sostanza tossica che può uccidere un essere umano in poche ore: «Dieci milligrammi sono già una dose tossica», sostiene la tossicologa Donata Favretto.

La dottoressa Donata Favretto, professoressa di medicina legale e tossicologia dell’Università di Padova, ci spiega di più riguardo la pianta e la sua tossicità. «Il colchico d’autunno ha i petali color violetto e i pistilli arancio scuro che sembrano quelli dello zafferano, ma bisognerebbe sempre ricordare che lo zafferano vive nei paesi caldi e non in montagna. È una pianta tipica dell’area mediterranea e dell’Asia minore, non delle nostre montagne». L’errore è stato fatale a Valerio Pinzana, 62enne di Travesio, in provincia di Pordenone. L’uomo è morto avvelenato dopo aver cucinato una pasta proprio con i fiori di colchico d’autunno che aveva raccolto in montagna, credendo fosse zafferano, ignaro di avere a che fare con una pianta pericolosissima.

Professoressa, cos’è la colchina?
«È un alcaloide ed esiste anche come farmaco, tipicamente contro la gotta. Inibisce la mitosi, cioè la riproduzione cellulare ed è molto tossica».

Quali sono i sintomi di chi mangia questi fiori simili a zafferano? 
«I sintomi sono gastrointestinali: dolori addominali, nausea, vomito». 

Esistono terapie?
«Purtroppo non esiste un antidoto e l’esito è quasi sempre mortale. Le persone, anche se ricoverate, muoiono entro due tre giorni. L’unica cosa da fare se ci si accorge di aver ingerito il colchico d’autunno è fare una lavanda gastrica. Non essendoci antidoto l’unica terapia è di supporto delle funzioni vitali». 

Le capita spesso di vedere casi di avvelenamento da colchicina? 
«A Padova abbiamo avuto qualche decesso. In media si registrano due-tre casi l’anno e sono sempre mortali. Basta un quantitativo piccolo, le classiche erbette per fare il risotto. Dieci milligrammi sono già una dose tossica, se non mortale».

Come si possono evitare queste tragedie? 
«Diffondendo la cultura che le piante vanno conosciute. Non tutto quello che è in natura è buono e fa bene, anzi. Non bisognerebbe mai mangiare quello che non si conosce».

Non c’è infatti stato modo di evitare la tragedia, Valerio Pinzana è morto nella giornata di Pasquetta in ospedale a Pordenone. Il 62enne, ex bidello, era molto conosciuto in paese, lascia il figlio e la compagna. 

Giacomo Cattani