Un potenziale Top Player inesploso. Queste le parole con cui Maurizio Sarri presentò Douglas Costa nella sua prima conferenza stampa da allenatore della Juventus.
E il primissimo impatto del brasiliano su questa nuova stagione di serie A, sembra dare ragione al suo giudizio. Si badi bene, chiunque abbia seguito la Juve con una certa attenzione negli ultimi anni, conosce benissimo il valore del giocatore.
Semmai, i continui infortuni e una certa discontinuità nelle prestazioni, non lo hanno mai reso agli occhi dei tifosi un perno su cui sognare l’attacco delle meraviglie che tutti vorrebbero per una Juventus davvero internazionale.
Ma che Costa potesse essere un giocatore decisivo, di quelli che possono fare la differenza in campo, lo sapeva fin troppo bene anche Massimiliano Allegri. Non a caso, più volte il tecnico toscano lo scorso anno, pose l’accento sulla sua assenza quale fattore determinante per una stagione rivelatasi incolore.
Nella nuova era Sarri è ancora troppo presto per giudicare tutto.
Oltretutto, le prime due giornate ci hanno mostrato due versioni molto differenti dell’esterno brasiliano. Contro il Parma, Costa è stato schierato sulla fascia destra, laddove tutti ci aspettavamo di vederlo, considerata l’impossibilità di scalzare il re.
Naturale che, non potendo ricevere sul piede naturale per andare velocemente ad allargarsi per il cross, il suo compito era quello di convergere al centro del campo per tagliare la difesa e offrire più soluzioni possibili ai compagni.
Nella schizofrenica sfida contro il Napoli, Sarri lo ha invece schierato in un ruolo inedito, che tanto ricorda quello che Allegri ha provato a cucirgli addosso per due stagioni.
Si è posizionato bassissimo, spesso in linea con il terzino, per far ripartire e velocizzare l’azione. Ed ha fornito una prestazione persino migliore di quella contro il Parma. Costa è sembrato praticamente onnipresente sul lato destro, e con un maggiore supporto dei compagni negli scambi veloci tanto cari a Sarri, avrebbe disputato una gara ancora più consistente.
In entrambe le partite è stato tra i migliori in campo, fornendo agli occhi di noi tifosi una sensazione di dominio tecnico sugli avversari che lascia presagire quel ruolo da protagonista a cui il suo allenatore ci ha preparato sin dall’inizio.
La speranza, è che questo possa essere innanzitutto per lui un anno privo di infortuni.
A quel punto, con un allenatore che forse riuscirà a comprenderlo meglio del precedente, e uno schema meno propenso all’attendismo a prescindere, nulla ci vieta di pensare che questo sia finalmente l’anno in cui tutti si accorgeranno che la classifica dei primi tre esterni al mondo va sicuramente rivista.