Quando si parla di povertà assoluta, fa storcere il naso accostare questa definizione all’Italia. Il paese che quasi per tradizione rimanda all’idea dei “furbetti” o a quella di un popolo che in un modo o nell’altro, se l’è sempre cavata. In realtà, un popolo di tenaci risparmiatori e grandi lavoratori. Ma risparmiare e lavorare non è sufficiente. Non basta più nemmeno essere intraprendenti e trovare l’escamotage per cavarsela. 1 su 12 in Italia è in povertà assoluta.
Povertà assoluta, il rischio è soprattutto per i giovani
Povertà assoluta significa non avere risorse adeguate al proprio sostentamento, a condurre una vita dignitosa. Eurostat (ufficio statistico dell’Unione Europea), considera a rischio povertà coloro i quali hanno un reddito inferiore al 60% del reddito medio nazionale. Ma se un italiano su dodici è in povertà assoluta, uno su cinque è a rischio povertà. Questo è il dato più allarmante fornito dall’ISTAT.
Significa che coloro che si apprestano a varcare la soglia sono in aumento. Un aumento riscontrato in maggioranza sui giovani compresi tra i 18 e i 34 anni. Ma a essere sempre più povere sono le famiglie prima ancora dei giovani. La povertà di un nucleo familiare si ripercuote successivamente sui giovani che si ritrovano in questo modo penalizzati, annullando quelle che potrebbero essere le prospettive per il proprio futuro. A risentirne maggiormente sono i nati nel 2000, che risultano più poveri della precedente generazione, con un incremento del 17% (fonte: McKinsey Global Institute).
Si stava meglio quando si stava peggio
La frase “si stava meglio quando si stava peggio” in questo caso non rappresenta il solito cliché. Sembra strano, eppure, nonostante si avverta la sensazione di progresso in molti ambiti, negli ultimi dieci anni, la situazione è notevolmente peggiorata dal punto di vista del benessere economico.
Il Censis, un istituto di ricerca socio-economica con sede a Roma, ha effettuato uno studio tenendo conto del decennio 2010-2020. Il risultato è che la povertà è aumentata di quasi il 105% rispetto al 2010. I poveri, sono più che raddoppiati. In Europa e soprattutto in Italia, esiste una “risacca” economica che non concede il progredire dell’economia stessa. Uno stallo dovuto a un reddito “appiattito”, cioè non allineato alle esigenze economiche basilari che si presentano col trascorrere degli eventi.
Uno dei grandi fattori che influenzano maggiormente l’incremento di poveri assoluti, sarebbe la spesa sociale non equamente distribuita secondo i dati forniti da Eurostat. La fetta di spesa sociale dedicata a chi ha meno di 40 anni è inferiore al 5%.
Redditi e inflazione: il caro prezzi penalizza ancora
Il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), ha pubblicato ad aprile le dichiarazioni dei redditi 2021, relative all’anno 2020. Da un confronto con gli anni precedenti, risulta che nel 2019 si sono registrati i redditi più alti con un medio dichiarato di 21,8 mila euro rispetto al 2017 con 20,7 mila euro. Ma attualmente?
Sebbene il reddito medio è da verificare se si sia discostato rispetto all’anno pre-pandemia scendendo di qualche punto, possiamo considerare l’incremento dell’inflazione che ha fatto lievitare i prezzi dei beni di prima necessità e che brucia in anticipo un possibile incremento di reddito non adeguato. Nel 2019 l’inflazione era pari allo 0,6% mentre ha superato l’8% nel 2022 con un valore medio riscontrato da gennaio a luglio del 6,5%.
Mentre i redditi allo sono rimasti grossomodo gli stessi da qualche anno, l’inflazione è ciò che incide maggiormente, dimostrando l’urgenza di dedicare la dovuta attenzione a chi in epoca pre-pandemia era ben al di fuori della soglia di povertà, mentre oggi rischia di transitare in quella della povertà assoluta. Ma se il problema è cominciato 10 anni fa, la crisi odierna è soltanto una lingua che batte sul dente dolente.