Undici persone sono morte in una miniera di platino a un centinaio di chilometri da Johannesburg in Sudafrica, quando l’ascensore che li portava in superficie al termine della giornata lavorativa, è precipitato in un pozzo. “Nell’ascensore si trovavano 86 operai, undici hanno perso la vita, tutti gli altri sono stati trasferiti in ospedale”, ha detto all’AFP un portavoce dalla società proprietaria della miniera, la Impala Platino, aggiungendo che tra i feriti molti sono gravi.
Gli incidenti in miniera in Sudafrica sono molto frequenti, per una media di circa cento morti l’anno tra i minatori. Non sempre si tratta di vittime mietute dalle miniere stesse. Nel 2012, per esempio, nella miniera di platino della Lonmin Plc di Marikana, nella provincia nord-occidentale del Sud Africa, il Servizio di polizia sudafricano (Saps) sparò contro i minatori che manifestavano per un salario più alto e migliori condizioni di lavoro. In tale episodio si contarono 34 morti e circa 70 feriti.
Ancora, le vittime delle miniere sono ricollegabili anche a un altro fenomeno ampiamente diffuso, ossia quello delle miniere illegali. Si tratta di giacimenti dismessi, dichiarati insicuri e, quindi, chiusi. Tale chiusura genera una nuova corsa all’oro, causata dal progressivo esaurirsi delle risorse in Sudafrica e, quindi, dal calo della produzione. Oggi, infatti, il Sudafrica non è più leader mondiale della produzione dell’oro, sebbene detenga circa il 35% delle risorse aurifere del pianeta: le riserve iniziano ad esaurirsi e ciò comporta rilevanti perdite di posti di lavoro. La perdita del lavoro ha aggravato le condizioni di vita dei minatori, i quali rischiano quotidianamente di morire pur di trovare una pepita d’oro a cui aggrapparsi per sopravvivere.
Molti minatori soffrono anche di malattie come la silicosi e la tubercolosi. Per quanto riguarda i salari, gli stipendi sono generalmente alti per i lavoratori altamente qualificati, come ingegneri e manager, ma possono essere molto bassi per i minatori che ricevono una formazione sul posto di lavoro e che hanno un’istruzione limitata. Neppure le loro condizioni di vita e quelle delle loro famiglie risultano migliori: vivono in baracche di lamiera ammassate l’una sull’altra fuori dalle miniere, spesso senza acqua, luce né servizi igienici.