Prep che sta per profilassi pre-esposizione è una terapia orale per chi ha rapporti sessuali ad alto rischio per prevenire il rischio infezione HIV. Prodotta dalla casa americana Gilead sotto il nome di Truvada rilasciata sul mercato nel 2014 e diffusa già in molti paesi quali Stati Uniti, Australia, Francia, Olanda e alcuni paesi dell’Africa.

Viene utilizzata per la sua grande efficacia nel prevenire le nuove infezioni soprattuto dai sex workers. Solo nell’ultimo periodo il suo nome si è diffuso con maggiore ego nel panorama italiano anche se non è ancora legalizzata. Ma c’è già chi se n’è munito, in via del tutto illecita, grazie al commercio virtuale estero.

One Plus di Bologna l’organizzazione Lgbt per persone seriopostive e l’associazione Arcigay di Napoli premono per  istituzionalizzare il farmaco, sperando di contare sull’appoggio di case farmaceutiche.

Da considerare però, che c’è stato l’uso della Prep in uno studio  dell’università di Milano e lo Spallanzani di Roma. Per permettere alle coppie in cui l’uomo sieropositivo è in trattamento con i farmaci antiretrovirali, di aver figli, senza infettare la compagna ed evitando il procedimento del lavaggio del seme.

Del suo utilizzo già si odono i dissensi. Le aziende di profilattici  temono che l’utilizzo della Prep possa portare all’eliminazione dei condom dalla routine quotidiana per aver una maggior libertà sessuale.

Da considerare che il farmaco non protegge dalle altre malattie trasmissibili, oltre ad avere effetti collaterali: influenza negativamente la funzionalità di reni e fegato, la densità ossea e il metabolismo dell’acido lattico. Inoltre il costo è elevato un mese di trattamento con il Truvada costa circa 1200$ (960€) a persona, più altri costi accessori per eventuali infezioni opportunistiche dovute all’utilizzo del farmaco, che possono innalzare il totale di qualche centinaio di dollari; molto di più dunque rispetto ad una scatola di preservativi.

La PrEP non può essere un’alternativa al condom e la sua adozione  come strategia di prevenzione sussidiaria non dovrebbe dirottare risorse  dalle altre strategie di prevenzione e non dovrebbe portare a una minore attenzione nei loro confronti. Infine sarebbe lecita una selezione per la fruizione, poiché è più  plausibile che la categoria dei sex workers ne faccia uso, piuttosto che farlo divenire un farmaco di moda. 

Maddalena Tortora