“Primadonna”: la legge non scritta degli amanti siciliani, dall’8 Marzo al cinema

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Di Federica De Candia

Decenni fa esisteva la «fuitina». Il lieto fine di una favola barocca, o ‘lo cunto antico‘ di uno strano concetto di onore. Da una storia vera, il film su colei che denuncia il suo amante per averla rapita e violata. Lei, che dà il vero nome alla copertura del matrimonio riparatore. Contro i mafiosi e la realtà patriarcale. “Primadonna“, nei cinema dall’8 marzo 2023.

Tra Madonna e peccatrice

Primadonna la recensione del film di Marta Savina
Primadonna la recensione del film di Marta Savina

È il racconto autentico di Franca Viola di Alcamo (Trapani). Che nel 1966 fu la prima a trascinare in tribunale il suo stupratore, opponendosi al matrimonio riparatore, previsto dalle leggi dell’epoca, dopo la cosiddetta fuitina. Rifiutando così di essere stata consenziente. Bisognerà attendere però il 1981, perché il rimedio ‘cattolico’ e ‘giuridico’ del matrimonio riparatore, che estingueva il reato di stupro, venga definitivamente cancellato dal codice penale. “Primadonna” è il film, opera prima di Marta Savina. Ambientato nella Sicilia anni Sessanta. Attorno l’atmosfera di Galati Mamertino, nei Nebrodi, tra coperte damascate stese ai balconi nei giorni di processione, e gli occhi puntati dei malavitosi. Appoggiati ai muri come ramarri in una notte di luna.

Lia Crimi (Claudia Gusmano attrice di “La mafia uccide solo d’estate”), protagonista del film, ha ventun anni e sogna soltanto di esser la Madonna nella rappresentazione del venerdì santo. Ma il prete, regista di quella ‘recita celeste’, non vede di buon occhio la giovane: una “femmina” che coltiva la terra insieme al padre (Fabrizio Ferracane), e che simpatizza con Lorenzo Musicò (Dairo Aita), figlio del boss del paese. Lia, lo ammalia, ma rifiuta la sua corte. Provocando l’ira del ragazzo che passerà alla forza per prendere ciò che gli è stato negato. La rapisce e la violenta. Quando l’unica soluzione proposta sono le nozze, lei va contro le regole sociali. In quel periodo nessuno si aspettava, che una donna, fosse il grimaldello del moralismo; la ‘disobbediente’ che decide di portare Lorenzo e i suoi complici in tribunale. Smantellando quella legge che tutela lo stupratore.

L’ algida legge dell’amore

Il film girato in siciliano stretto, e accompagnato da sottotitoli, è già arrivato al “London Film Festival“, ed ha vinto un premio per la categoria ‘Alice nella Città‘ al “Roma film Festival“. La vicenda di Franca Viola è arrivata ovunque, ispirando cinema e letteratura: nel 1970 Damiano Damiani realizzò il film “La moglie più bella“, con un’esordiente Ornella Muti, e la scrittrice Beatrice Monroy ne fece il libro “Niente ci fu“. Mentre la regista fiorentina Marta Savina (che ha collaborato con Francis Ford Coppola e James Franco), è la stessa che nel 2021, dirige il celebre spot del Cornetto Algida sulle note di Ariete, con “L’ultima notte”. “Questa estate la passo con te…”, recita il ritornello della pubblicità, tra un morso al gelato e uno più fugace alla vita. In una libertà animata di tuffi in mare e coccole, dove amarsi sembra facile come scartare il cono tutto intorno.

Sono partita dall’idea che gli esseri umani sbaglino, al di là del fatto di essere uomo e donna“, racconta la regista che non si erge a paladina del ‘femminismo’. E che aveva già portato lo stesso tema in un corto pluripremiato “VIOLA, FRANCA” nel 2017. “Non c’è in questo film il vero cattivo. Lo stesso Lorenzo – continua Savina – non è un vero antagonista. Il fatto che si ritrovi a fare cose atroci non dipende neppure da lui. Per lui è normale, solo quando si ritrova in tribunale capisce forse di aver sbagliato”. E ancora: “Ci fanno credere che le ribellioni e le rivoluzioni debbano essere fatte solo ed esclusivamente con la foga, con il coraggio, con la forza, con il braccio alzato. Si fanno anche così, ed è un modo coraggiosissimo e meraviglioso, le donne che lo stanno facendo in Iran ne sono una dimostrazione commovente, però le rivoluzioni le fanno anche le donne più fragili, più silenziose, più timide, che però hanno l’incoscienza, in un certo senso, di dire no nel loro piccolo, nel loro quotidiano, magari tra le mura di casa”.

Primadonna, ‘Facesti’ tutto sola

Sulla spiaggia di notte, ci sono Lia e la sua famiglia. La madre stende un asciugamano, e il padre pianta un ombrellone per ‘ripararsi’ dai raggi lunari. La scena è un momento di poesia; che fa da contrasto, tra la rigidità di una terra del sud, dove tutto è abbottonato. Anche il sentimento. Stretto come il nodo dei fazzoletti in testa alle donne vestite di nero.

Al vostro amore si aggiunga la coscienza del vostro amore”. Concludeva così i suoi “Comizi d’amore“, Pier Paolo Pasolini. Quando decise di “scandalizzare” la società con le interviste più realistiche e impertinenti mai fatte a gente comune, negli anni 1963. Dove più imbarazzati degli interlocutori, erano forse, gli ascoltatori. Lui ha aperto il varco nell’irraccontabile. Nel tunnel segreto della libertà sessuale, dell’amore, verginità e tabù. Franca Viola è stata l’eroina del nostro tempo. Allora come oggi, ancora fa da esempio. Il destino nel nome, e una piccola, sola, contadina, ‘viola’ quel pesante muro di silenzio e accettazione.

Federica De Candia

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