Proseguono serrate le indagini sullo stupro di venerdì avvenuto a Rimini. Gli investigatori potrebbero stringere il cerchio già nelle prossime ore.

Venerdì notte, nella frazione Miramare di Rimini, due giovani turisti sono stati aggrediti da un gruppo di quattro persone. Secondo quanto ricostruito dalla squadra mobile di Rimini, i due turisti – una coppia di polacchi di circa 26 anni –  sarebbero stati avvicinati dal gruppetto dei quattro. Inizialmente avrebbero cercato di offrire loro da bere e qualche sigaretta, invitandoli a spostarsi verso la spiaggia. A quel punto è scattata la violenza, con lui picchiato e tramortito con una bottigliata e lei stuprata a turno dai membri del gruppo, prima di essere lasciati feriti e traumatizzati sulla spiaggia.

La coppia, dopo un po’, è riuscita a raggiungere la strada ed è stata soccorsa da una prostituta, che ha chiamato immediatamente la polizia e l’ambulanza. Ma, mentre la coppia veniva soccorsa, il branco si è diretto verso il tratto di Statale che passa per Miramare, dove ha aggredito e violentato un trans peruviano.

Il Questore di Rimini, Maurizio Improta, ritiene probabile che i quattro giovani componenti del branco di assalitori (descritti dalle tre vittime come persone di carnagione olivastra e dal pessimo inglese, probabilmente magrebini, al massimo trentenni) abbiano agito sotto l’effetto di droghe e/o alcol, anche se la circostanza è ancora da verificare (così come l’iniziale identificazione come magrebini). «Gli autori dell’aggressione e degli stupri sono sicuramente giovani – ha dichiarato il Questore al Resto del Carlino – e non escludo reduci da una notte di sballo con abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti che ha scatenato la violenza in un’area poco illuminata. L’impegno degli investigatori della questura dalle prime ore dell’alba è stato ed è totale. Per quei giovani è stato un incubo, ora mi auguro che un incubo lo diventi per gli autori del gesto».

Tuttavia, la Squadra Mobile sembra aver acquisito elementi importanti, che potrebbero portare ad una identificazione più rapida ed alla cattura dei quattro. In particolare, la Scientifica ha trovato tracce sulla spiaggia dove si è consumata la violenza contro la coppia di giovani polacchi. Inoltre, molto ci si aspetta dai filmati delle telecamere di sicurezza della zona, da cui potrebbero venire indizi che costituirebbero la svolta per le indagini. L’ipotesi più accreditata dagli investigatori è che almeno un paio degli aggressori vivano stabilmente a Rimini (o, perlomeno, in Romagna), data la loro capacità di darsi alla fuga senza essere ancora individuati. Si sospetta che possano essere spacciatori, ma fino a quando non verranno identificati con certezza non si potrà sapere.

Il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, ha dichiarato a Repubblica:«Il Comune, insieme all’Ausl e ad altre istituzioni, ha già attivato tutte le misure di aiuto e supporto, da quello medico sanitario a quello psicologico, agevolando anche il collegamento con le famiglie per i due ragazzi polacchi. Continueremo a farlo nelle prossime ore e nei prossimi giorni. Ed è per loro che la comunità riminese si costituirà parte civile allorché comincerà il processo nei confronti dei pazzi criminali responsabili di tutto questo. Non nascondiamolo: davanti a fatti tremendi, fuori anche da ogni perversa ‘logica’ criminale, in cui il tratto dominante è il male e la mancanza di qualsiasi pietà e umanità, vacilla l’architrave stessa della convivenza delle persone in quella che si definisce comunità. Ognuno di noi, d’istinto, può pensare a qualsiasi tipo di punizione possibile per i responsabili. Per le tre vittime dell’allucinante notte di terrore tra venerdì e sabato, Rimini chiede giustizia».

In tutto ciò, come esempio di stupidità fulminante, segnaliamo il commento lasciato da un mediatore culturale sotto l’articolo del Carlino sulla triste vicenda: «Lo stupro è peggio ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma ed è un rapporto normale». L’autore, un 24enne dipendente della cooperativa Lai-Momo di Bologna, è stato sospeso e rischia il licenziamento. 

Lorenzo Spizzirri