Quando l’arte oltrepassa il privato e diventa bene comune, intervista a VenUs Livia Fabiani

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Di Flavia Restivo

Chi mi legge da un po’ sa quanto ami le storie di riscatto sociale o nel quale il capitale umano occupa uno spazio di primo piano nell’emersione delle capacità proattive e sociali della collettività.

La storia del giorno tratta di un’idea ben raccontata non solo a parole, ma con delle azioni, azioni ben visibili. In realtà più che di azioni si tratta di vera e propria arte, anzi street art. Ne ho parlato con la mia amica e presidente dell’associazione VenUs Livia Fabiani, che ha sviluppato insieme ad altre magnifiche donne, un progetto che ha fatto parlare di sé nella capitale e in tutta la Regione Lazio.

La nascita di VenUs

Livia: L’Associazione VenUs (da “Venere” e “Us”, noi) è nata nel dicembre 2021 grazie alla vittoria del Bando indotto dalla Regione Lazio, Vitamina G.

L’obiettivo di VenUs è quello di favorire l’empowerment femminile nel mondo dell’arte urbana, attraverso la creazione di una comunità che faciliti la comunicazione tra nuovi giovani talenti femminili e il mondo del lavoro nell’ambito artistico.

Perché avete deciso di sviluppare proprio questo progetto?

Livia: L’idea è nata dopo che sono tornata da diversi mesi trascorsi in Sudamerica dove avevo sviluppato un progetto sulla street art femminile tra Brasile e Italia. In quella sede ho riscontrato quanto fosse forte il movimento femminista all’interno dell’arte urbana e ho deciso di dedicarmi alla diffusione della visibilità delle artiste italiane. Durante la pandemia, insieme ad un gruppo di amiche ognuna con delle caratteristiche diverse ma unite dalla voglia di fare qualcosa durante quei giorni tutti uguali, abbiamo dato vita al progetto VenUs.

Nel corso dell’anno abbiamo attivato percorsi di educazione alla parità di genere e di partecipazione civica nel territorio realizzando workshop che insegnano le tecniche della street art coinvolgendo scuole ed istituti d’arte; conferenze per sensibilizzare all’uguaglianza di genere e contenuti inediti sui nostri social.

Qual è stata la reazione del pubblico rispetto la vostra idea?

Livia: La reazione del pubblico è stata molto positiva. Durante la realizzazione del murales “Consapevolezza”, ad esempio, è stato molto bello vedere che anche le persone anziane rimanevano piacevolmente colpite, nonostante la figura rappresentata fosse al di fuori degli schemi tradizionali.

Il riscontro lo vediamo anche quando realtà come altre associazioni e municipi romani ci contattano perché vedono sui social o qualcuno gli ha parlato di noi. Questa è una cosa molto bella perché significa che quello che facciamo si sta diffondendo e che la nostra mission arriva chiara e forte a chi ci segue.

Ci vuoi raccontare di qualche progetto di riqualificazione che è stato sviluppato?

Livia: Abbiamo realizzato dei murales in diversi luoghi di Roma, ma non li chiamerei progetti di riqualificazione urbana in quanto l’arte da sola non è sufficiente a riqualificare un posto. Sicuramente può dare una mano a porre l’attenzione su certe questioni e luoghi, ma poi devono entrare in atto le altre sinergie per attuare la rigenerazione vera e propria. In generale ci sono esempi di rigenerazione di aree periferiche attraverso l’arte, è il caso della Favela Galeria in Brasile, (Galleria Favela): iniziativa in cui l’arte urbana è utilizzata come forma di protesta, come gesto rivoluzionario che va oltre il concetto di arte per l’arte. Un gruppo di artisti nati e cresciuti nella favela, il Grupo Opni, hanno avviato un progetto di arte urbana dove ogni murales è realizzato in decisione comune con gli abitanti e grazie alla diffusione del progetto anche tramite giornali si è riusciti a porre l’attenzione su problematiche importanti come la presenza di un ruscello contaminato dalle acque reflue.

Quali sono le vostre iniziative future?

Per il futuro abbiamo tanti progetti, a breve (grazie alla vincita del bando forse per iniziative sportive e culturali) inizieremo dei workshop di street art, in collaborazione con l’Associazione toponomastica femminile, destinati agli studenti del Liceo Artistico Caravaggio, in cui alla fine dei laboratori, realizzeremo un murales collaborativo. Al tempo stesso continuiamo a sviluppare progetti d’arte pubblica, organizzando mostre e attività di pittura en plein air collettiva

Con quali enti collaborate primariamente?

Livia: Primariamente collaboriamo con le istituzioni e scuole, in quanto l’arte urbana ormai è sdoganata e inserita in un sistema legale e legalizzato. Ovviamente la Street Art con la S maiuscola è spontanea e non commissionabile, ma come ogni cosa si è adattata allo spirito del tempo sussistendo/esistendo con le proprie contraddizioni. La parola più opportuna da utilizzare sarebbe muralismo, ma per facilità di comprensione chiamiamo questa pratica artistica “Street art” o “Arte urbana”.