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Settembre 18, 2024, mercoledì

Quando Sandra Mondaini era Sbirulino, diventando un idolo degli anni ’70

Un personaggio ironico e divertente, capace di far ridere e intrattenere tantissimi bambini e non solo con sketch di ogni genere. Sbirulino, il pagliaccio interpretato da Sandra Mondaini, conquista il pubblico più giovane in pochissimo tempo e compare in numerosi programmi a tal punto da diventare quasi un peso per la stella della tv italiana a causa della fatica fisica che il ruolo le richiede. Nato nel 1978, Sbirulino raggiunge il culmine del successo negli anni Ottanta, quando diventa il pilastro di diverse trasmissioni su Canale 5 e Italia 1, come “Buona Domenica” e “Sabato al circo“. 

Ma, come Raimondo Vianello ha raccontato durante una puntata di “Tra moglie e marito“, per Sandra il personaggio di Sbirulino è diventato una sorta di alter ego: “Certe volte mi scrive delle lettere e per ringraziare o dire qualcosa di carino si firma come Sbirulino, forse perché si vergogna” spiega l’attore nel programma condotto da Marco Columbro. Una pietra miliare della televisione, che si aggiunge alle altre storiche interpretazioni di Sandra Mondaini.

Sandra Mondaini, all’anagrafe Alessandrina Mondaini, nasce a Milano il primo settembre 1931 e comincia la sua carriera di attrice nel 1949. È nel teatro che fa il suo esordio per poi approdare al cinema e ai varietà radiofonici e televisivi. Sarà il solidazio artistico con il compagno di vita Raimondo Vianello a lanciarla nell’olimpo degli attori comici. Lo conosce nel 1958 e lo sposa quattro anni dopo. Sandra e Raimondo diventano così una coppia inossidabile, simbolo di un amore sopra le righe ma garbato.

Una storia che attraverso la televisione entra nelle case degli italiani e diverte incarnando i canoni della commedia dell’equivoco, rispecchiando il luogo comune della coppia che si tollera a malapena. Nella realtà, invece, erano inseparabili, ma con una precisa identità artistica e una verve comica riconoscibile. Sandra è stata anche Sbirulino consegnando alla memoria collettiva un personaggio scanzonato dal volto dipinto e dalla voce stridula e infantile. 
La stessa di «Che barba, che noia», battuta diventata celebre grazie a “Casa Vianello”

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