Il prossimo 24 ottobre un “manipolo” di 94 “pseudonazisti” varcherà la soglia del Bundestag. Tutto ciò, oltre a creare apprensione e preoccupazione all’interno dell’Establishment tedesco, dà il via ad un periodo di crisi politica. Il grande sconfitto Martin Schulz, leader del partito Socialdemocratico tedesco (SPD), non ha perso tempo per intonare un requiem alla manovra politica che fino ad oggi aveva garantito stabilità politica alla Germania: la Groβe Koalition.
La mossa di Schulz è la conseguenza della disfatta politica della socialdemocrazia tedesca. Anche Schulz, presentato dai “compagni” come un leader capace di tenere testa alla Cancelliera Angela Merkel, ha finito per farsi inghiottire dalla sua fame di potere e farsi schiacciare dalla sua indubbia statura politica. Questa mossa, che lo incorona leader dell’opposizione, è figlia anche della necessità di non consegnare lo scettro della minoranza (e i relativi vantaggi politici) al primo gruppo di impronta nazista che farà ingresso nel Bundestag il prossimo 24 ottobre.
L’AFD (alternative Fur Deutzchland), infatti, stando alle dichiarazioni dell’eterna Cancelliera, ha strappato 1 milione di voti ai Cristiano-Democratici. Attraverso questo milione di voti verrà “sdoganata” quella “vetusta” e “anacronistica” ideologia che da sempre vive in una parte della popolazione tedesca. La festa “nazionalsocialista”, però, non è destinata a durare a lungo. Frauke Petry, co-portavoce federale dell’AFD, nonché capostipte dell’ala più moderata del partito, ha comunicato che non farà parte del gruppo dell’AFD in parlamento. Le ragioni di questa scelta si possono ritrovare nella dichiarazione rilasciata nella prima conferenza post-voto a Berlino: “Con una concorrenza così debole avremmo dovuto prendere anche più del 20 per cento, se non l’abbiamo fatto è perché spaventiamo i nostri cittadini”. L’estremismo della frangia più “ortodossa”, capitanata dal candidato premier Alexander Gauland avrebbe, quindi, ridimensionato l’effettivo potenziale del partito.
Abituata a giganteggiare, a ridimensionare ogni aspirante leader politico, ora la cancelliera Merkel si appresta a giocare la partita più difficile della sua carriera. Il compito più arduo sarà quello di riconsegnare alla Germania quella stabilità ormai perduta. La coalizione che va profilandosi dovrebbe comprendere al suo interno tre partiti: la CDU/CSU (quest’ultima la variante bavarese della “Democrazia Cristiana” tedesca), i Verdi e infine i Liberali. Questa coalizione, denominata Giamaica (dai colori dei partiti che ne fanno parte), reca in sé, sin dalla prima formulazione, diverse contraddizioni. Nella questione Europea, ovvero la più cara alla “sempiterna” cancelliera, ma soprattutto nelle politiche ambientali, risiedono i semi della discordia. I liberali, puntano a una più stringente politica fiscale europea (è già stata chiesta la testa di Schauble), ma risultano “poco attenti” alle questioni ambientali. Argomento quest’ultimo che dà ragione d’esistere al partito dei Verdi. Si può notare come le dinamiche interne alla nascente Jamaika Koalition siano di difficili risoluzione.
Christian Lidner, giovane e ambizioso leader dell’FDP, infatti, non perde tempo per far pesare il suo consistente gruppo parlamentare. Ha “tuonato” che qualora non dovesse concretizzarsi un netto cambio di rotta continuando a implementare la politica della Groβe Koalition, il “ritrovato” partito Liberale non esiterebbe ad occupare i banchi dell’opposizione.
Intanto, da un’Europa consapevole delle difficoltà incombenti sulla Cancelliera, giungono parole di conforto. Il presidente francese Emmanuel Macron, leader europeista e “amico fidato” continua a trattare gli affari europei con disinvoltura, come se nulla fosse avvenuto. Oggi, infatti, dal suggestivo palcoscenico della Sorbona, rilancerà il progetto di una Europa a più velocità tanto caro alla neoeletta Angea Merkel.
Anche Jean Claude Junker, presidente della commissione europea, auspica un forte governo a Berlino, essendo consapevole che un futuro Europeo costruito su una debole leadership della cancelliera getterebbe ulteriore caos e instabilità. Insieme a lui anche il premier Italiano, Paolo Gentiloni, si dice convinto di un imminente successo della Kanzler, sposando, anch’egli, il progetto di una Europa a più velocità.
I “nazisti” avanzano, le lotte all’interno della maggioranza saranno accese e di difficile risoluzione, l’SPD sembra intenzionata a rimanere dall’altro lato del potere (nonostante le continue strizzate d’occhio della CDU). Questo è il terreno sul quale Angela Merkel dovrà costruire il suo quarto storico mandato consecutivo. Riuscirà a bilanciare le richieste di due partiti antitetici (Grunen e Fdp)? Riuscirà a mantenere il suo strapotere in ambito governativo? Infine, riuscirà a mescolare tutte queste necessità per rimanere una colonna portante della politica Europea?
William de Carlo