Quinto Ennio nasce il 16 luglio 239 a.C. Nel nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente, questa settimana si ricorda colui che, fin dagli albori, fu considerato il padre della letteratura latina.
Quinto Ennio, padre della letteratura latina
I riconoscimenti come iniziatore della letteratura latina, non sono un caso: Quinto Ennio sperimentò, infatti, numerosi generi letterari. Tuttavia, pochi frammenti furono pervenuti nel tempo. Fra questi lo Scipio e gli Annales. Nel primo elogia le gesta di Scipione l’Africano, eroe della seconda guerra punica. Nel secondo, come suggerisce il titolo, racconta anno per anno la storia di Roma: gli Annales, infatti, erano un poema epico elaborato prima della composizione dell’Eneide.
Pare eccellesse anche nelle tragedie: Andromaca Progioniera, Ecuba, Ifigenia e Tieste, sono solo alcuni dei titoli dei suoi scritti tragici. Ennio fu anche il primo poeta latino a scrivere un poema in esametri: lo stesso metro utilizzato da Omero. Essendo la prima personalità letteraria a narrare la storia di Roma, iniziarono a considerarlo il vate della città: a lui si ispirarono strutture di opere narrative altrettanto importanti, ovvero i modelli stilistici dell’Eneide, per l’appunto, e del De rerum natura di Lucrezio.
Quinto Ennio, arcaismi e stile solenne: il fautore dell’ellenizzazione
Il lessico di Ennio si presenta, a livello linguistico e stilistico elevato e solenne: un miscuglio di semantica e lingua che attinge sia dai tratti latini che da un retaggio greco, ricco di innovazioni. Gli arcaismi e i tratti che riprendono la tradizione omerica sono una sua linea distintiva: nel proemio si presenta come un novello Omero e, lo stesso Orazio, lo definisce alter Homerus, “altro Omero”. Fu il principale fautore dell’ellenizzazione e introdusse l’esametro dattilico nella letteratura latina: nei suoi testi l’uso di metafore è pullulante, così come l’utilizzo di allitterazioni.
Gli Annales: il primo poema epico che narra le origini di Roma
Gli Annales sono un poema epico in cui si narra la storia di Roma dalle origini fino al 171 a.C. L’opera consta di diciotto libri, pubblicati dall’autore in gruppi di esadi o triadi. Il testo è preceduto da un proemio introduttivo; qui, il poeta, si rivolge alle Muse greche e non alle Camene italiche. Questa scelta narrativa sottolinea, nuovamente, la sua profonda cultura volta all’ellenizzazione. Quinto Ennio narra come gli sia apparsa in sogno l’anima di Omero: il poeta greco racconta di essersi incarnato nel corpo di un pavone, simbolo dell’immortalità dell’anima; in seguito nel corpo del poeta. Il sogno, quindi, simboleggia il mondo onirico di Quinto Ennio in cui, Omero, espone il mistero della metempiscosi.
Temi trattati e celebrazione poetica di Roma
I primi tre libri, quindi, analizzavano la preistoria romana: dall’arrivo di Enea, alla fondazione di Roma con Romolo e Remo, all’età monarchica. Il quarto ed il quinto libro analizzano la storia della prima Repubblica fino all’invasione gallica e l’ascesa di Pirro. Nel sesto libro, si narrano le gesta eroiche di quest’ultimo, ponendo in risalto il suo valore da romano. Nel settimo, ottavo e nono libro, invece, si esplica una narrazione delle guerre puniche già narrate da Nevio: Quinto Ennio dà risalto alla seconda battaglia. Dal X-XV libro, vi è un’esposizione delle vicissitudini recanti la guerra in Siria contro Antioco e la conclusione del poema in cui, il poeta si donava al riposo dopo tanto decantare di storia:
«E come un valoroso destriero,
che ha spesso vinto ai giochi d’Olimpia,
nell’ultimo suo giro, ora alla lunga,
logorato dalla sua gran vecchiaia, si riposa».
Gli ultimi libri, precisamente XVI-XVIII, trattavano la guerra istriana e gli eventi storici vicini alla morte del poeta. L’ispirazione del poema, vista la sua frammentarietà, resta lacunosa anche se il tema principale di tutta l’opera è l’esaltazione di Roma. Ennio, infatti, si concentra principalmente su un patriottismo che sottolinea valori come la civiltà, piuttosto che le guerra compiute nel tempo. La missione del poeta è far riflettere la sua romanità non solo nella celebrazione della stessa Roma, ma anche nella sua arte e nella poesia.