Ci sono alcuni personaggi che restano incollati addosso agli attori che li hanno interpretati. Il Karate Kid è uno di questi, Ralph Macchio e Daniel LaRusso sono legati a filo doppio nell’immaginario collettivo. Era il 1984 quando ottenne il ruolo che lo portò al successo, Ralph Macchio aveva ventitré anni ed era alla sua seconda esperienza cinematografica; sul set conobbe Pat Morita e presto divenne il suo protégé. Da lì, una lunga carriera cinematografica e televisiva continuamente offuscata da Daniel LaRusso.
Se si ha la fortuna di interpretare un personaggio simbolo in un film cult è inevitabile restarne schiacciati dal ruolo. Ma che questo sia un bene o un male sta all’attore deciderlo. Quando nel 1994 Christopher Cain contattò Macchio per Karate Kid 4 l’attore si rifiutò per timore di rimanere troppo legato al personaggio e fare la fine di Sylvester Stallone con Rocky. A due anni di distanza decise di chiamare suo figlio appena nato Daniel, in onore del suo personaggio, e nel 2018 è tornato nei panni dell’italoamericano LaRusso rendendo felici generazioni di fan.
Ralph Macchio aka Daniel LaRusso
Grazie al suo debutto cinematografico in I ragazzi della 56ª strada diretto da Francis Ford Coppola venne notato e preso in considerazione per il film diretto da John G. Avildsen, Per vincere domani – The Karate Kid. Ma nonostante i film seguenti e tutte le apparizioni televisive, Ralph Macchio resterà sempre Daniel LaRusso per tutti gli amanti del cinema degli anni ottanta. Dopotutto, lui stesso è sempre rimasto molto affezionato al ruolo nella serie Karate Kid, tanto da salutare Pat Morita, scomparso nel 2005, con l’appellativo di Sensei.
Fu lui a proporre al regista di inserire le origini italiane per Daniel. Infatti, proprio come il suo personaggio, Ralph Macchio proviene da una famiglia italoamericana. Nato ad Huntington, ha dichiarato di avere radici greche da parte di padre ed italiane da entrambi i genitori, e che le famiglie di origine siano pugliesi e campane. Nel cinema statunitense sono pochi i personaggi con radici italiane non collegati alla malavita. C’è da essere quindi doppiamente felici che Ralph Macchio sia riuscito ad imprimere nella storia del cinema un ruolo positivo, pacifico, umile e determinato, originario del nostro paese.
Karate Kid vs Cobra Kai
Nel 2013 Ralph Macchio compare come special guest nei panni di se stesso nel telefilm How I Met Your Mother (E alla fine arriva mamma). Uno dei personaggi protagonisti della sitcom, Barney Stinson (Neil Patrick Harris) è diventato famoso non solo per la sua iconica frase “it’s gonna be legen – wait for it – dary“, ma anche per la sua convinzione che il titolo Karate Kid fosse riferito non a Daniel LaRusso bensì all’unico, a suo dire, vero karate kid e protagonista del film, Johnny Lawrence (William Zabka). Chi se lo sarebbe aspettato che a cinque anni dall’apparizione dei due attori nel telefilm gli stessi avrebbero ripreso i loro più famosi ruoli?
Nel 2018 arriva Cobra Kai, la serie televisiva sequel della saga Karate Kid. Ambientata trentaquattro anni dopo il primo film, affronta la storia dal punto di vista del rivale di Danny, Johnny Lawrence. I due, diventanti ormai adulti e padri, non riescono però a mettere da parte la discordia adolescenziale. Macchio ha deciso di tornare nei panni di LaRusso per rendere omaggio al film cult, e perché sentiva la necessità di raccontare il suo personaggio in modo diverso da come era stato affrontato negli anni ’80.
“In Karate Kid era tutto bianco o nero, tutto bene o male. Daniel era il buono, Johnny il cattivo. Non c’erano mezze misure. In Cobra Kai, invece, si può parteggiare per un personaggio o per un altro. Una volta è Daniel il bravo ragazzo, un’altra volta è Johnny“. Sono state le realistiche sfumature di grigio ad invogliare l’attore a riportare in vita sullo schermo Daniel. Sfumature che, in particolare per le generazioni di oggi, è giusto far comprendere e mostrare. Tutti coloro che sono cresciuti con Karate Kid vedono in lui un simbolo di lotta ai bulli e ricerca di equilibrio. Daniel LaRusso e Ralph Macchio ci hanno insegnato che per vincere domani bisogna lavorare duramente oggi: “mettere la cera, togliere la cera“.
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Articolo a cura di Eleonora Chionni