Ben 547 bambini, tra il 1964 e il 1993, sarebbero state vittime di violenze e abusi sessuali nel coro del Duomo di Ratisbona.
I numeri, impressionanti, sono stati divulgati dall’avvocato Ulrich Weber, incaricato dalla Chiesa di indagare sul fenomeno dopo le prime denunce.
Nel rapporto finale vengono indicati 67 bambini che subirono abusi sessuali, mentre per gli altri si trattò soprattutto di violenze fisiche e punizioni corporali. Tra i responsabili del coro di Ratisbona sono stati indicati 49 colpevoli, ma difficilmente si potranno condannare in un’aula di giustizia a causa della prescrizione dei reati.
Tra le violenze subite dai bambini nel corso dei tre decenni presi in esame (ma si sospetta che i primi casi risalgano al 1945, a guerra appena conclusa) vengono indicate la privazione del cibo, numerosi casi di percosse e stupri.
Secondo il rapporto presentato dall’avvocato Weber, nel coro di Ratisbona si era instaurato un vero e proprio clima di terrore, una “atmosfera infernale” per citarne le esatte parole. Atmosfera infernale di cui viene accusato principalmente il vescovo di Ratisbona Müller, in particolare per la gestione della vicenda una volta venuta alla luce.
Il vescovo infatti non avrebbe né cercato il dialogo con le vittime, né avrebbe fatto chiarezza su quanto fosse accaduto nel coro.
Come riportato da Repubblica, le vittime «hanno descritto i loro anni di scuola come una prigione, come l’inferno e come un campo di concentramento. Molti si ricordano di quegli anni come il periodo peggiore della loro vita, caratterizzato da paura e violenza».
Anche il fratello del papa emerito Ratzinger viene chiamato in causa dall’avvocato Weber come corresponsabile parziale, in quanto non avrebbe denunciato o posto rimedio ad una situazione di cui – questa l’accusa – era ampiamente a conoscenza.
Georg Ratzinger ha affrontato l’argomento in un’intervista del 2010, ribadendo di essere sempre stato all’oscuro del clima di terrore e delle violenze subite dai bambini e chiedendo scusa per quanto avvenuto.
La diocesi ha iniziato a collaborare all’indagine dopo le prime denunce. Inoltre, dovrà pagare un indennizzo di circa 20.000 euro a ciascuna delle vittime.
Lorenzo Spizzirri