Raya E L’Ultimo Drago, recensione: fiducia e spirito guerriero

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Di Redazione Metropolitan

Sono costretta a mettere in chiaro due cose prima di parlare di Raya E L’Ultimo Drago: innanzitutto, avrei bisogno più o meno di una settimana per fare un’analisi esaustiva e soddisfacente del film, e poi, la Disney ha concentrato tutti i miei punti deboli all’interno di un solo lungometraggio, quindi potrei non essere obiettiva.

In ogni caso, il 5 marzo Raya entrerà finalmente nelle nostre case grazie a Disney Plus, e potrete vedere con i vostri occhi la nuova perla, frutto di un lavoro veramente incredibile, che la Casa di Topolino ha voluto regalarci.

Io prometto che cercherò di trattenere il mio lato fangirl, ormai completamente alla mercé di Raya, di Namaari e di tutto il fantastico mondo di Kumandra, e cercherò di portarvi con me in questo piccolo viaggio attraverso le avventure dell’ultima Principessa (guerriera) Disney .

Raya E L’Ultimo Drago: benvenuti a Kumandra

Eravamo consapevoli fin dall’inizio che Raya E L’Ultimo Drago sarebbe stato un film piuttosto diverso rispetto a quanto siamo abituati a vedere normalmente nei Classici Disney dedicati alle principesse, ma forse non fino a questo punto.

Il lavoro compiuto per realizzare questo lungometraggio è stato incredibile sotto ogni aspetto, dalla costruzione di un mondo fantastico, ricco di dettagli e dai colori scintillanti, nel quale si respirano in perfetto equilibrio tutte le principali culture del Sud Est Asiatico, fino ai personaggi che, minuto dopo minuto, ci lasciano intravedere sfumature sempre nuove, ci fanno prima dubitare e poi comprendere le loro ragioni, e ci accompagnano per mano in una zona grigia della realtà, dove non esiste solo il bene o il male, regalandoci qualcosa di inusuale per un film Disney.

Mettendo un attimo in pausa il discorso riguardo Raya e tutto ciò che circonda la sua storia, direi quindi che la prima menzione d’onore va fatta proprio alla realizzazione di Kumandra stessa (o delle sue parti divise), perché è forse la cosa più stupefacente di tutto il film, o quella che comunque si avvicina alla vetta.

raya and the last dragon
Raya e Tuk Tuk (foto dal web)

Non parliamo infatti di un “semplice” lavoro di worldbuilding, frutto solo della sconfinata fantasia presente all’interno degli Studios, ma di una vera e propria lettera d’amore a quelle magnifiche culture che arricchiscono e illuminano il Sud Est Asiatico.

Kumandra ha preso vita dallo studio minuzioso e accurato di tutte le civiltà che abitano quelle zone: gli autori, il team creativo, artistico e tecnico sono stati in grado di far trasparire la meraviglia di quei luoghi attraverso ogni battito di vita e movimento presente nel film.

Viaggiando attraverso Zanna, Cuore, Dorso, Artiglio e Coda, i cinque regni che 500 anni prima degli eventi componevano Kumandra, ci ritroviamo ad esplorare il Vietnam, la Thailandia, la Cambogia, il Laos, Indonesia, Filippine e Birmania, cullandoci tra i loro stupendi paesaggi, vivendo questi popoli in ogni piccolo particolare.

Ogni gesto, ogni filo d’erba, ogni edificio ed ogni costume, risplendono della profonda e affascinante tradizione asiatica, ne fanno conoscere il significato, le bellezze e anche i contrasti.

Perché qui non parliamo solamente dell’ipnotica solennità che caratterizza un piccolo rituale d’offerta ad un drago perduto, o all’intimo gesto di lasciar andare un fiore nel fiume in memoria dei caduti, ma anche alla disciplinata forza delle arti marziali, preponderanti all’interno dei numerosi combattimenti del film.

Insomma Raya E L’Ultimo Drago si è rivelato un vero e proprio inno all’incanto di queste culture, nel quale vengono descritte in maniera impeccabile non solo le loro meraviglie, ma anche gli affascinanti ossimori che le caratterizzano. Un luogo in cui un gesto semplice e sereno può nascondere anime devastate e in cui la più letale delle armi può diventare il mezzo per raggiungere la pace interiore.

Anche solo per questo motivo, la nuova fatica di casa Disney non potrà fare a meno di lasciarvi senza fiato.

raya e l'ultimo drago
Raya (foto dal web)

Raya E L’Ultimo Drago: imparare ad avere fiducia

La parola che riecheggia durante tutta la durata di Raya E L’Ultimo Drago è solo una: fiducia. Mai come oggi questo film si poteva rivelare attuale.

La storia in sé inizia infatti 500 anni prima di Raya, nel regno di Kumandra, quando i draghi ancora portavano pioggia e vita agli uomini e tutti vivevano in armonia.

Ad un certo punto però, una piaga si abbatté su Kumandra: i Druun, esseri composti di puro male, il cui unico scopo era quello di divorare e consumare tutto ciò che si trovava sulla loro strada, tramutando qualunque essere vivente in fredde statue di pietra.

Nessuno riusciva a contrastarli, nemmeno i potenti draghi, finché gli ultimi cinque rimasti della loro specie unirono i poteri per creare la Gemma Drago. Sisu, del tutto sola alla fine, utilizzò la Gemma per disperdere il potere nel mondo e annientare i Druun, finendo per scomparire lei stessa.

Kumandra si divise in cinque regni, il mondo non fu più lo stesso, e non ci volle molto perché diffidenza e paura presero il sopravvento, annidandosi irrimediabilmente all’interno del cuore degli uomini.

Solo la Gemma Drago rimase, l’ultima goccia di magia di drago, protetta dal Regno di Cuore e dalla famiglia di Raya, ma un gesto di fiducia da parte della giovane principessa portò alla rottura di questo prezioso oggetto.

A causa di quest’evento, i Druun tornano in vita, trascinando nuovamente il mondo nel caos e trasformando chiunque in pietra, compreso il padre della nostra protagonista.

Con i pezzi della gemma sparsi per i quattro regni, Raya decide di mettersi in cammino per trovare l’ultimo drago e rimediare al terribile errore commesso.

raya e l'ultimo drago

L’intero viaggio della ragazza è una splendida lezione sull’importanza di avere fiducia nel prossimo, e su come la diffidenza e il sospetto verso l’altro possano portare a problemi insormontabili, a meno che qualcuno non faccia il primo passo nella direzione giusta.

Ad accompagnarla è la voce di Sisu, che passo dopo passo cerca di guidare Raya nella comprensione di questa piccola e preziosissima verità, muovendosi attraverso gli incontri con i nuovi compagni, tutti in un modo o nell’altro rimasti vittime di questo flagello, e per mezzo degli scontri con Namaari, la sua rivale, la ragione per cui lei non è più in grado di avere fiducia.

Ciò che merita più ammirazione, è forse il modo in cui viene raccontato il cuore della storia: le differenze possono portarci su lati opposti di un conflitto, possono separarci e impedirci di capire le ragioni dell’altro, arrivando ad odiarci fino all’inverosimile, senza riuscire a vedere che in realtà si vuole andare tutti nella stessa direzione.

In questo, gli autori hanno fatto un lavoro impeccabile, creando un rapporto nuovo, fresco e incredibilmente attuale come quello tra Raya e Namaari.

Entrambe accecate da anni di odio, da eterne lotte e da un tradimento indelebile, scontro dopo scontro si battono credendosi l’una il cattivo nella storia dell’altra, mentre tutte e due cercano in realtà di combattere per un mondo migliore.

Due facce della stessa medaglia che sono state disegnate, portate alla vita e descritte in un linguaggio così semplice e pure d’impatto da rimanere a bocca aperta per questa maestria.

Raya e Namaari: girl power over 9000

Senza girarci troppo intorno, Raya e Namaari sono il vero fulcro della storia di Raya E L’Ultimo Drago, e la loro dinamica è ciò che da una parte rende la trama avvincente e affascinante, e dall’altra ci fornisce gli insegnamenti più grandi.

Cominciamo col dire che, se fino ad oggi Mulan regnava incontrastata come la guerriera migliore di tutto l’universo Disney (sotto di lei c’era qualche schermaglia tra alcune principesse, ma non si potevano nemmeno avvicinare alla sua magnificenza), con l’avvento di Raya e Namaari la salvatrice della Cina ha finalmente trovato due degne rivali.

Anzi, direi che almeno a livello di capacità combattive le due novizie la superano inevitabilmente.

Entrambe sono le prime ad abbracciare del tutto questa dualità tra essere una principessa ed essere una guerriera: figlie dei capi di due regni, addestrate nelle arti marziali, si ritrovano a combattere l’una contro l’altra, avendo però lo stesso obiettivo.

E non parliamo di piccole schermaglie, ma di veri duelli, violenti e realistici, come mai se ne sono visti prima in un film Disney (“si danno veramente un sacco di botte” nda), e nei quali viene anche messo in mostra l’incredibile lavoro di ricerca fatto sulle arti marziali, altro tassello importante delle culture in questione.

Non sono infatti combattimenti fittizi, ma basta un occhio leggermente allenato per scorgere all’interno delle coreografie vere tecniche di Tai Chi o di Muai Thai, fino ad arrivare all’eskrima filippina, e questo rende tutto ancor più credibile.

Inoltre, è l’ennesima conferma dell’immenso rispetto che gli autori hanno avuto per le tradizioni prese in prestito nel realizzare Raya E L’Ultimo Drago.

Ma qui non parliamo solo di spirito guerriero e combattimenti: ciò che rende incredibili Raya in primis e Namaari di conseguenza è proprio la loro duplice natura, quel lato fragile e sensibile, così in contrasto con la loro devastante forza esteriore, e che cercano di tenere ben nascosto grazie alle loro maschere fatte di sicurezza, ma che finiamo inevitabilmente per scorgere scena dopo scena.

In questo è forse proprio Namaari a regalarci gli scorci migliori, perché pur essendo la rivale della protagonista, pur mettendole i bastoni tra le ruote, non manca mai di lasciar intravedere quella parte umana che persiste, quella che ama e ha cura degli altri, quella che vorrebbe avere fiducia, e che lotta per distruggere la corazza fatta di diffidenza e pregiudizio.

raya e l'ultimo drago
Namaari (foto dal web)

Proprio per questo, credo sia inevitabile provare empatia per il personaggio, capire le sue ragioni, raggiungendo il fine ultimo di chiunque si cimenti nel dare vita ad un personaggio e ad una storia. Soprattutto se stiamo parlando di personaggi che si oppongono al protagonista.

Se poi non state attenti, finirete per innamorarvene perdutamente, proprio come ho fatto io.

Dall’altra parte Raya compie lo stesso percorso, mostra la stessa forza e le stesse debolezze, in un cammino speculare, fatto di spettacolari combattimenti, di innumerevoli occasioni in cui fare sfoggio della sua forza, anche interiore, ma anche di momenti in cui il vero scontro è all’interno della propria anima e nel quale si ritrova affrontare le proprie paure e fragilità.

Raya avrà però Sisu al suo fianco, personaggio a dir poco meraviglioso, che attraverso la sua goffaggine e simpatia, ci porta a scoprire una forza del tutto diversa, più profonda, più difficile da ottenere ma decisamente più potente, fatta di fiducia e fede negli altri, e che aiuterà la nostra protagonista a raggiungere la fine del suo viaggio di crescita personale.

Ciò che più si può apprezzare del percorso di queste due incredibili principesse guerriere, e di Raya E L’Ultimo Drago in generale, è il messaggio nascosto all’interno: esclusi i Druun, non esiste il male assoluto, come non esiste il bene assoluto (il che è sempre raro da sentire in un film Disney), ma spesso è l’incomprensione, la paura e il pregiudizio che offuscano il nostro giudizio o le nostre azioni.

Non è solo il nostro punto di vista quello giusto, non è solo la nostra ragione ad essere valida, e un atto di fiducia, una mano distesa, può porre fine anche ad un male che fino a poco prima sembrava insormontabile.

Raya e Namaari lotteranno per questo, ci mostreranno quanto possano essere potenti come guerriere, ma alla fine dovranno semplicemente trovare il coraggio di essere vulnerabili ancora una volta.

I colori e le sfumature che ci mostreranno all’interno delle loro personalità, non sono per niente comuni sicuramente in un film Disney, ma arrivano ad una complessità tale da essere sorprendenti anche al di fuori del contesto.

Conclusione

Come ho detto inizialmente, potrei parlare di Raya E L’Ultimo Drago per giorni. Credo di avere ancora centinaia di cose da dire, ma ho già ciarlato troppo.

Quello che posso riassumere in poche parole, è che ci troviamo di fronte ad un nuovo piccolo capolavoro di casa Disney, in grado di rapirti sin dal primo minuto.

Un film che può essere definito un perfetto equilibrio tra impeto e delicatezza, proprio come le straordinarie culture che vengono raccontate ed esaltate al suo interno, e porta un messaggio così importante di questi tempi, che non vederlo sarebbe un vero e proprio crimine.

Inoltre, alla guida abbiamo una protagonista del tutto nuova, forte oltre ogni immaginazione ma incredibilmente umana e imperfetta, che lotterà per salvare il suo mondo, ma che nel frattempo finirà per salvare anche sé stessa.

raya e l'ultimo drago
Raya e Sisu (foto dal web)

Il discorso è uguale per la sua controparte: vi piacciono le guerriere amanti dei gatti, in grado di annientarvi senza dover prendere il coltello, Naamari è sicuramente quella che fa per voi. Ma vi avverto, quando gli occhi di un personaggio così devastante si bagnano di lacrime, qualcosa si spezza inevitabilmente nella vostra anima.

E questo è ciò che rende i personaggi di Raya E L’Ultimo Drago veramente formidabili.

Infine, non dimentichiamo Sisu: è di draghi che stiamo parlando! Chi non ama i draghi? E se poi quel drago è un adorabile raggio di sole dai capelli colorati e dalla storia travagliata, che cerca di infondere speranza e fiducia nel cuore di tutti (e che ha la faccia di Elsa, una volta che lo noterete non riuscirete più a levarvelo dalla testa nda), non potrete fare a meno di amarla.

Comunque sto forzando la chiusura, sennò continuerei all’infinito, e quindi vi ricordo che Raya arriverà su Disney Plus il 5 marzo con accesso VIP.

Fatevi un meraviglioso regalo e guardate questo film, perché è un’esperienza che vi porterete dietro per molti giorni e che finirete inevitabilmente per adorare sotto ogni punto di vista.

Antea Ruggero

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