Anticamente, la parola razza, veniva utilizzata per riferirsi a coloro che parlavano un linguaggio comune, per denotare affiliazioni culturali o nazionali. A partire dal XVII secolo, la classificazione per razze iniziò a far riferimento alle caratteristiche fenotipiche. Nel linguaggio comune la razza, identifica l’appartenenza degli esseri umani a determinati raggruppamenti in base ai loro tratti fisici, alla discendenza, alla genetica, o alle relazioni tra tali caratteristiche. E’ implicitamente accettato e istituzionalizzato nella dichiarazione universale dei diritti umani, infatti, l’articolo 2 recita: “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione“.

“Razza” in un referto medico

Ora, immaginatevi però di andare dal medico per fare un semplice esame cardiologico e di trovare sul vostro referto, assieme ai dati personali quali nome, cognome, età ecc., la parola razza. Quale sarebbe la vostra espressione? E’ successo recentemente a Nicola, un uomo di 78 anni che si era recato presso la clinica di riferimento per fare un test sotto sforzo.

Ma Nicola non è stato il primo. Tre anni fa, un altro paziente ebbe lo stesso inconveniente. E’ accaduto in una clinica dell’Asl di Firenze 10 e successivamente in un ASST in Lombardia. Anche in questi casi i pazienti avevano fatto un esame respiratorio o comunque cardiologico.

Roberta Villa: “La questione è risolta da decenni”

Tempo fa Roberta Villa, un medico e giornalista che ha collaborato con importante testate, scrisse un articolo in cui citò proprio l’argomento razza: “Per i biologi, gli antropologi, i genetisti e gli evoluzionisti, la questione è risolta da decenni, come hanno dimostrato a più riprese, tra gli altri, Richard Lewontin e Luca Cavalli-Sforza. Sulla base degli studi antropometrici, ma soprattutto quelli di genetica e di popolazione, semplicemente non si riescono a definire razze precise all’interno della specie umana, specie che mostra invece un gradiente continuo di diversità, proporzionale alla distanza geografica, ma senza limiti netti […] non ci sono sottogruppi umani rimasti isolati geograficamente dagli altri per un tempo sufficiente a consolidare una diversità abbastanza netta da poter essere definita come una “razza” a sé. Di fatto siamo tutti africani“.

Ma allora, se la questione è risolta da anni, perché si continua ad utilizzare questo termine sui referti medici? Il dottor Francesco Terrasi, dirigente cardiologo presso la clinica riabilitativa San Pancrazio di Arco, ha dichiarato, intercettato da Vanity Fair, che: “Fatto salvo che il termine razza non ha senso nella specie umana, comunque esistono delle differenze a seconda dell’etnia nei cosiddetti “predetti”, cioè nei valori considerati mediamente normali in una persona di una certa età, sesso, peso, altezza e, appunto, gruppo etnico” e per quanto riguarda le differenze: “Nelle spirometrie questo è piuttosto evidente, nel test da sforzo meno, ma nel test da sforzo cardio-respiratorio ha una sua importanza. Questo dipende principalmente dalle differenze anatomiche esistenti, mediamente, fra popolazioni diverse“.

A mali estremi meglio etnia

Essendoci dunque la necessità di conoscere la provenienza della persona, sarebbe necessario superare la parola razza, che viene piuttosto indicata per fare riferimento alla razza del proprio cane, ed inserire quella di etnia. In fin dei conti parlava di etnia, in ambito scientifico, già Max Webber molti anni fa quando definì etnici quei gruppi che condividevano la “credenza collettiva di un’origine comune“.

La differenza principale fra i due concetti, è che l’etnia si basa sulla  storia comune di una determinata popolazione, mentre le catalogazioni razziali sostengono di basarsi su comuni tratti fisici e genetici. Ma in realtà non vi è una distinzione genetica poiché tutti i geni rilevanti sono presenti in tutte le popolazioni, anche se in proporzioni diverse.