Il giorno del voto del Referendum di Catalogna è arrivato. E non è la festa della democrazia. Scontri, 460 feriti, agenti della Guardia Civil in tenuta antisommossa che irrompono nei seggi. Urne sequestrate e comunicazioni internet interrotte per impedirne il conteggio. Facciamo il punto sulla giornata simbolo del vento indipendentista catalano. E su un precedente europeo che fa riflettere.
immagine da tempsreel.nouvelobs.comNessun rinvio per il referendum catalano. Così come nessun rinvio per la partita di calcio Barcellona-Las Palmas. Non si ferma il moto indipendentista catalano e non si arresta chi gli va contro. La giornata del voto per l'”Indipendencia” della Catalogna va in scena. Tanto invocata, discussa, temuta quanto vissuta.
Nessuno indietreggia fino all’ultimo. Non il governo di Madrid che continua a ripetere che la consultazione è illegittima e incostituzionale. Non il Govern catalano, che vuole a tutti i costi votare per “autodeterminare” se diventare o meno una Repubblica indipendente.
Avanti a tutti i costi. Inizia così la lunga giornata spagnola del voto del referendum. Tra accuse di repressione franchista e richiami alla legge e alla costituzione del Regno di Spagna.
Referendum in Catalogna: la cronaca
Si parte da stamattina, dall‘apertura dei seggi della regione spagnola “ribelle” che si appresta a votare per il referendum. Il clima all’inizio è disteso. Fuori dai seggi non ci sono i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana. Contrariamente a quanto annunciato, invece di intervenire dalle 6 del mattino, si sono limitati a osservare l’allestimento dei seggi. Sui social media compaiono già dall’alba le foto dei cittadini pronti a votare e dei locali e delle urne predisposte per il voto.
Il giro di boa scatta verso le 9 del mattino, orario previsto per l’inizio delle votazioni. Dal clima festivo delle prime ore si passa alla tensione, quando compaiono le forze dell’ordine di Madrid. Polizia Nazionale e Guardia Civile iniziano una serie di blitz in diversi seggi elettorali: vogliono requisire le urne e fermare le operazioni di voto. Ma non ci riescono e, poco più tardi, il portavoce del governo catalano dichiara che “il 73% dei seggi elettorali sono aperti e stanno funzionando“. Percentuale salita poi al 96%. Seggi che ancora sono in attività: l’orario di chiusura dei seggi è previto ufficialmente alle 20.
La tensione fuori dai seggi: cariche e violenza
Non ci sono ancora dati univoci e ufficiali, ma secondo diversi media, la polizia carica e spara con proiettili di gomma. Le immagini che circolano online mostrano cariche, feriti e persone in terra o allontanate con la forza dagli agenti. Un primo bilancio del quotidiano El Mundo parla di 38 feriti, di cui 3 gravi. Ma è un bilancio destinato a crescere e non di poco.
Il Governo catalano ha comunicato più tardi che i feriti sarebbero 337, invitandoli a sporgere denuncia presso la polizia catalana. Ada Colau, sindaco di Barcellona twitta che i feriti sarebbero poi arrivati a 460. Sul fronte opposto il Ministero degli Interni comunica di aver chiuso 79 centri elettorali e di aver arrestato tre persone, di cui un minorenne. Le accuse: disobbedienza e assalto a pubblico ufficiale. E sarebbero 11 gli agenti spagnoli feriti lievemente durante gli scontri.
Immagini degli scontri credits: Repubblica.itMa gli agenti di Madrid non hanno fermato solo i cittadini comuni. Irruzione della Guardia Civil anche al seggio di Sant Julia de Ramis, a Girona, dove avrebbe dovuto votare il presidente del governo catalano, Carles Puigdemont.
La cronaca di questa lunga giornata racconta anche di agenti antisommossa spagnoli che hanno caricato con i manganelli un gruppo di vigili del fuoco catalani. A riprova dell’accaduto c’è un video. Le immagini, diffuse da vari media, fra cui l’Independent, sarebbero state a Barcellona. Nelle immagini si vedono gli agenti che allontanano i pompieri colpendoli con i manganelli sulle gambe e con calci. Ma è tutto ancora da verificare.
La giornata non è ancora terminata, ma per fortuna le notizie che arrivano sono più incoraggianti. Parlano di un clima più disteso e di lunghe file per votare.
Barcellona-Las Palmas: nessun rinvio causa referendum
Nella giornata del voto per il referendum catalano è rimasto coinvolto anche il calcio. E non solo per il sostegno storico del Barcellona alla causa indipendentista o per i giocatori blaugrana al voto. Nella stessa giornata del voto era prevista la sfida Barcellona – Las Palmas, alle 16.15. Dopo l’inizio de primi tafferugli si era iniziato a pensare ad un posticipo. La Federazione spagnola però ha detto no. Risultato: match disputato a porte chiuse, come annunciato ufficialmente dal club blaugrana. Decisione obbligata perché, senza presentarsi in campo, il Barcellona avrebbe infatti perso a tavolino. La Federazione calcio catalana, dal canto suo, ha deciso di sospendere tutte le partite del pomeriggio che ricadono sotto la propria giurisdizione. Stessa decisione da parte dalla federazione basket di Catalogna.
Il risultato del referendum catalano
È presto per parlare del risultato del voto di oggi in Catalogna. Ancora non tutti i catalani hanno votato e non sarà sicuramente facile conteggiare i voti, tra collegamenti internet interrotti e schede ristampate più volte. E più volte sequestrate. Per il momento ci affidiamo ai sondaggi.
Secondo gli exit poll non ci sarebbe sostegno maggioritario per l’indipendenza tra i catalani. Eppure, al di là del risultato, già la partecipazione al voto è considerata critica. Un numero elevato di votanti consentirebbe ai secessionisti di dichiarare di avere un mandato di indipendenza. Al contrario, un numero esiguo vorrebbe dire non essere presi sul serio.
Una volta archiviata la giornata degli scontri, bisognerà tornare a riflettere sul significato profondo della vicenda. Per la Spagna, ma anche per l’Europa. Come scrivevamo ieri proprio su queste pagine
“Il successo di questa tanto epica quanto discutibile impresa, non solo cambierebbe la storia della Catalogna, ma darebbe vita a un precedente giuridico di estrema pericolosità”
L’esito dell’indipendencia catalana potrebbe dare il via a tante richieste simili, da parte di tante altre “micro-identità” sparse nel mondo. E ne abbiamo anche in casa. Le prossime ore, i prossimi giorni, saranno fondamentali per comprendere il destino della Spagna. Un destino che ci riguarda tutti.
Federica Macchia