Il referendum per l’indipendenza della Catalogna si farà. Nonostante il blocco deciso dal governo di Madrid. Lo ha detto oggi il vicepresidente catalano Oriol Junqueras. E mentre 5,3 milioni di cittadini catalani si apprestano a votare, Rajoy salta il vertice UE di Tallin. Per seguire da vicino una situazione sempre più calda.

Una manifestazione per l’indipendenza della Catalogna credits: liberopensiero.eu

Il referendum per l’indipendenza catalana è certezza. Dopo molte parole, molte manifestazioni, molti pareri discordanti arriverà il momento di votare. La data è sempre quella decisa all’inizio: domenica 1 ottobre. L’annuncio dell‘ufficialità arriva oggi dal vicepresidente catalano Oriol Junqueras. Lo abbiamo visto orgoglioso e convinto ricevere le chiavi delle scuole, pronte a far da seggi, in quella che dovrebbe essere stata l’ultima di molte manifestazioni a sostegno del referendum. La consultazione riguarda infatti 2.315 collegi elettorali con 6.249 seggi. E più di 5 milioni di persone.

Junqueras è apparso convinto, così come i cittadini scesi in piazza. Eppure la Catalogna è guardata a vista da oltre 10mila uomini della Guardia Civil e della Policia Nacional. Agenti inviati nella regione ribelle proprio per impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza, come ha ripetuto ancora oggi il “ministro” degli interni catalano, Joaquim Forn. Intanto il Parlamento basco ha espresso “appoggio e rispetto” alla consultazione indipendentista dichiarata “illegale” da Madrid. Oltre ad opporsi a qualsiasi misura repressiva dello Stato spagnolo per impedirne lo svolgimento. Mentre la UE ribadisce la sua posizione: “Rispettiamo l’ordine costituzionale della Spagna”.

Situazione controversa e potenzialmente esplosiva, che ha costretto il premier spagnolo Mariano Rajoy a disertare il vertice Ue sul digitale a Tallinn. Lo hanno rivelato fonti Ue.

Referendum in Catalogna: se vince il sì

Ma su cosa si vota esattamente con il referendum per l’indipendenza della Catalogna? Gli elettori catalani sono chiamati alle urne dal «govern» regionale, la Generalitat, a votare sulla separazione dalla Spagna. Con questo quesito sulla scheda: «Vuoi che la Catalogna diventi uno Stato indipendente in forma di Repubblica?».

Il presidente catalano Carles Puigdemont e il vicepresidente Oriol Junqueras credits: Wired

E cosa succede se vince il sì? Nel caso in cui la Generalitat proclami la vittoria del sì, entrerebbe in vigore la ley de desconexión (legge di separazione). Con la possibilità di una «dichiarazione unilaterale di indipendenza entro 48 ore». Una situazione difficile da gestire, visto che l’UE fino ad ora è rimasta sorda alla richiesta di aiuto del sindaco di Barcellona. E in linea con Madrid.

Tra l’altro Carles Pigdemont, presidente della Generalitat ha affermato che una Dui, Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza al momento non è sul tavolo del governo. Cosa accadrà? Dobbiamo attendere il responso delle urne per saperlo.

Molta attenzione, intanto, anche da parte dell’Italia. La Catalogna è una delle 16 Comunità autonome del Regno di Spagna, paragonabili alle nostre Regioni. E una delle più ricche e produttive. Uno dei motivi che maggiormente spinge il popolo catalano a distaccarsi dal resto della Spagna è proprio quello economico. Nell’ipotesi in cui al referendum vinca il si e la Catalogna diventasse davvero autonoma e indipendente, andando contro la costituzione del Paese. E questo potrebbe costituire un precedente per altri paesi UE. Italia compresa. 

In fondo ciò che chiedono i catalani assomiglia fin troppo alle richieste di Umberto Bossi con la Padania. Non trovate?

Federica Macchia