La coalizione anti-Maduro ha organizzato domenica 16 luglio un referendum simbolico, pertanto non riconosciuto dalle autorità, per verificare la posizione della popolazione venezuelana rispetto al presidente Maduro, mandando un segnale diretto e chiaro
Dopo oltre quattro mesi di proteste e manifestazioni contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro, la situazione è ancora calda e non accenna a migliorare.
E’ di domenica 16 luglio il referendum consultivo a cui ha partecipato il 98% della popolazione venezuelana, presente nel paese o all’estero, per verificare l’appoggio o il contrasto del programma politico del presidente venezuelano.
Il referendum è stato organizzato dagli oppositori di Maduro, pertanto non si tratta di un referendum ufficiale, tantomeno riconosciuto.
Circa sette milioni di persone hanno partecipato alla consultazione, alla quale sono seguiti numerosi scontri in diverse città (soprattutto a Caracas), con molteplici feriti e ufficialmente un morto.
“Un messaggio chiaro all’esecutivo nazionale e al mondo” lo definisce il Rettore dell’Università centrale del Venezuela, Cecilia Garcia Arocha.
Pur trattandosi di un evento simbolico e non vincolante per il Paese, i venezuelani oppositori, riuniti nella “Mesa de la unidad democratica”, sono stati chiamati ad opporsi al programma di accentramento del potere messo in atto da Nicolas Maduro, che può però contare sull’appoggio, parziale, del Parlamento (qualche mese fa addirittura sospeso) e della magistratura.
Nicolas Maduro non può far finta di niente tanto che lo stesso presidente ha indetto un referendum per il 30 luglio nel quale i venezuelani saranno chiamati ad esprimersi sul nuovo organo legislativo.
Ma cosa hanno votato ieri (seppur simbolicamente) ben 7 milioni di venezuelani?
La consultazione prevedeva 3 quesiti specifici:
- se si intende appoggiare la riforma costituzionale alla quale il presidente Nicolas Maduro sta lavorando e che comporterebbe un enorme accentramento dei poteri, trasformano il Venezuela in una vera e propria dittatura;
- se le forze armate devono“ubbidire e difendere la Costituzione del 1999“;
- se si intende rinnovare i poteri dello Stato, andando alle elezioni per formare un nuovo governo voluto dal popolo.
La maggior parte dei venezuelani è contro l’attuale presidente Maduro e da mesi chiede, anche con la forza, che si ritorni ad una vera democrazia, abbandonando il progetto chavista.
“Maduro vuole far diventare il Venezuela come Cuba e questo non lo possiamo permettere. Per questo dobbiamo andare tutti a votare” – afferma Julio Borges, il presidente del Parlamento a maggioranza anti-Maduro.
Anche Papa Francesco si è pronunciato durante l’ultimo Angelus: “Rivolgo alla comunità cattolica venezuelana un saluto speciale, rinnovando la preghiera per il vostro amato Paese” chiamato ad esprimersi sulla questione, a lui vicina, a sostengo ai venezuelani che sostengono la campagna anti-Maduro.
A seguito del referendum è sempre più forte la spaccatura in due del paese, tra chi sostiene il progetto chavista (alcuni anche per paura di ritorsioni) e chi invoca un nuovo governo.
Intanto Nicolas Maduro sembra non ascoltare le proteste e da mesi sta portando avanti una vera e propria repressione nell’intento di accentrare sempre più il potere nelle proprie mani e dare vita ad una vera e propria dittatura.
Lorenzo Maria Lucarelli