Renato Curi, per sempre nel cuore di Perugia

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Di Maria Laura Scifo

Il nome di Renato Curi lo si associa sempre istantaneamente al Perugia. Un centrocampista che diede tutto per il grifone: aiutò a conquistare una promozione in serie A e poi fu protagonista anche nella stagione del sesto posto nel 1976-77. Una carriera da predestinato si sarebbe detto oggi, stroncata improvvisamente da un infarto che segnò tutto il calcio italiano. Una morte che nessuno ha mai dimenticato, soprattutto a Perugia, ed è per questo che per onorare la sua memoria, la società decise di dedicare a Renato Curi l’impianto casalingo.

Da Giulianova a Perugia: la carriera di Renato Curi

I primi passi nel mondo del calcio Renato Curi li mosse nella sua regione d’origine, ovvero nelle Marche e precisamente a Giulianova. In serie D si conquistò il posto da titolare e nel 1970-71 fornì un aiuto notevole ai giallorossi per la promozione in C. Con i giuliesi restò ancora per altri due anni, fino a quando il Como posò gli occhi su di lui.

Alla giovane età di 20 anni arrivò dunque l’esordio in Serie B. In Lombardia però rimase solo una stagione. Dopo 24 presenze infatti, Castagner, allora tecnico del Perugia, volle portarlo con sé in terra umbra. Per questo motivo, all’alba della stagione 1974-75, Curi si ritrova a vestire la maglia del grifone. Durante il suo primo anno con i biancorossi, il centrocampista firma anche i suoi primi 4 gol nel campionato cadetto. Alla fine della stagione poi la gioia fu doppia, perché il Perugia arrivò primo e riuscì a portare a termine il grande salto in Serie A.

La rete alla Juventus e il sesto posto

Renato Curi siglò 3 reti in Serie A, ma la più pesante fu sicuramente quella contro la Juventus. Al 10′ del secondo tempo, un cross dalla destra da parte di Novellino giunse a destinazione nella zona occupata da Curi. Il centrocampista colpì al volo da dentro l’area piccola superando un incolpevole Zoff. La vecchia signora a causa di quel gol perse di fatto lo scudetto. A vincerlo fu il Torino e il “Comunale” sentendo via radio quello che stava accadendo a Perugia, esplose di gioia.

Un anno dopo, Curi si rese ancora protagonista con la maglia del grifone, seppur senza segnare. Le sue 28 presenze in campionato infatti aiutarono enormemente gli umbri nella conquista del sesto posto. Ad oggi, questo costituisce il secondo miglior piazzamento nella massima serie della storia del Perugia.

La tragedia

Il destino di Renato Curi, per qualche motivo incomprensibile, doveva soffermarsi di nuovo sulla Juventus. Questa volta però, per un fatto drammatico. 30 Ottobre 1977, il Perugia guidato da Castagner ospita la Juventus per la sesta giornata di Serie A. La stagione sembrava partita benissimo per i grifoni, che si trovavano incredibilmente al primo posto a pari merito proprio con la Juventus e con il Milan. La partita vide chiudersi il primo tempo in parità sullo 0-0.

Uno dei più attivi in campo era stato Curi, ma non si sapeva se il centrocampista sarebbe sceso sul terreno di gioco anche per il secondo tempo, per via di un piccolo infortunio patito in un contrasto con Causio. Tuttavia, al rientro dagli spogliatoi il giocatore era tornato regolarmente in campo. Sfortunatamente, dopo soli 5 minuti di gioco accade la tragedia. Curi si accasciò al suolo dopo uno scatto per provare a raggiungere un pallone. Tutti compresero subito la gravità della situazione e i medici corsero in campo con la barella per trasportarlo all’ospedale. A detta di chi era accanto a lui, quando l’ambulanza arrivò in ospedale il suo cuore aveva già smesso di battere.

Lo stadio d’ora in poi si chiamerà Renato Curi

Tutti i tifosi rimasero sconvolti da quella morte improvvisa e come riportano articoli di giornale recenti, forse nessuno è mai riuscito a metabolizzarla. Fin da subito i tifosi vollero che fosse fatto qualcosa per rendere onore a colui che, fino all’ultimo secondo della sua vita, aveva lottato per il Perugia. Per questo si decise quasi subito di intitolargli lo stadio, perché Renato Curi sarà per sempre il cuore del Perugia.