Se c’è un evento storico che ha segnato permanentemente la nostra contemporaneità, quello è stato sicuramente l’11 Settembre 2001. Tante sono state le conseguenze di quell’attentato al World Trade Center che cambiò l’America e il mondo intero e una delle peggiori viene narrata nel film di Gavin Hood “Rendition-Detenzione illegale”, drammatico racconto di denuncia sulla lotta al terrorismo.
Consegna straordinaria
Con “Extraordinary Rendition” si indica un’orrida pratica della CIA che consente il rapimento di cittadini stranieri residenti negli Stati Uniti, ritenuti pericolosi per la sicurezza della nazione, per essere interrogati in modo non convenzionale al fine di strappare con la forza delle “confessioni”.
Tale attività è il fulcro della storia di “Rendition”. Un film che giunse durante un’epoca cinematografica in cui l’argomento era al centro di pellicole crude e (giustamente) polemiche come “Leoni per agnelli”, “Nella valle di Elah” e “Redacted” di Brian De Palma. Eppure quello di Hood è forse il titolo che affronta la questione in maniera radicale attraverso la vicenda che vede l’ingegnere Anwar el-Ibrahimi (Omar Metwally) sequestrato con l’accusa di avere dei legami con i fondamentalisti islamici.
Per ogni persona che seviziamo, creiamo mille persone che ci odiano
“Rendition” non è un film perfetto e forse non affronta mai davvero fino in fondo il controverso argomento che muove l’intera trama. Non si può comunque negare che il tentativo sia apprezzabile e persino coraggioso, considerando la delicatezza di una questione ancora attuale.
Specialmente se affrontata in un prodotto cinematografico che conta la presenza di grandi nomi quali Reese Whiterspoon, Jake Gyllenhaal, Alan Arkin e una Meryl Streep quasi diabolica nella sua freddezza.
“Rendition” non offre risposte concrete o concilianti perché probabilmente non esistono ma si porta sulle spalle l’onere di spingere il pubblico a porsi domande sulla legittimità delle azioni atte alla “sicurezza” della nostra libertà.
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