Matteo Renzi ha cancellato un post sulla questione migranti. Ai tempi della comunicazione 2.0 tanto può bastare per alzare un polverone. Soprattutto se quel post “stona” con la parte politica che si rappresenta. E provoca l’effetto Streisand.
Il post cancellato dal profilo di Matteo RenziIl post di Renzi e l’effetto Streisand
Un post, uno dei tanti, del profilo Matteo Renzi ufficiale. Il messaggio recita:
“Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro”
Una frase che, a meno di essere spiegata in modo differente, non sembra proprio in linea con il Pd. E con la sinistra. Tanto da scatenare ironiche richieste di diritti d’autore per Salvini, il Matteo di destra. Oltre alle critiche della minoranza interna dei democratici. E a quelle, immancabili oltre che numerose, sui social network.
Ma gli scivoloni e i misunderstanding in politica sono all’ordine del giorno. Perché allora questa frase ha fatto tanto scalpore?
In primis perché Matteo Renzi, o chi per lui, ha deciso di cancellarlo. Il post, infatti, è stato prima pubblicato e poi ritirato dalla pagina Facebook. Alimentando il cosiddetto effetto Streisand. Per chi non lo conoscesse, è quel fenomeno mediatico per il quale un tentativo di censurare o rimuovere un’informazione ne provoca, contrariamente alle attese, l’ampia pubblicizzazione.
Dunque pessima mossa tattica.
Gli errori nella comunicazione di Renzi
Per Matteo Flora, interpellato da Agi, il post è emblematico di tre errori presenti nella comunicazione di Renzi. Si parla della strategia comunicativa degli ultimi mesi, quindi post referendum. Secondo Flora, ad di The Fool, società che si occupa di reputazione online, questi errori sono almeno tre, Vediamoli.
Il primo è la svolta verso il gentismo, ovvero il populismo online.
“È evidente che il segretario Pd sta ricalcando le dinamiche comunicative del Movimento 5 Stelle: attaccare il nemico, schernirlo, ed essere aggressivi con la controparte pubblicando post nati con l’obiettivo di essere condivisi, diventare virali in rete, e non per aprire una discussione e scrivere contenuti di qualità”.
Svolta che lo allontanerebbe dalla sinistra e gli inimicherebbe i politici che ne fanno parte.
Segue il “parlare come il nemico”. Che non porta ad altro che aiutare il tuo avversario, perché:
“Non importa come lo dici, il tuo pubblico avrà sempre in mente quando lo dice la controparte. Lo vedrà sempre come uno slogan dell’avversario”
E poi si torna alla mossa sbagliata per antonomasia nel mondo del web: la rimozione del post. Mossa che, l’abbiamo visto, porta alla “condivisione di quel contenuto da molte più persone, specie da parte degli avversari che stigmatizzeranno i tuoi errori”.
Renzi e il Pd: da leadership a followship?
Volendo fare una riflessione più ampia, questo episodio sembra ricalcare il momento di crisi, tanto del Pd quanto del suo segretario. Una crisi gestita male. Il post conteneva un messaggio preciso, quasi una svolta politica. Ma una volta gettato il sasso hanno nascosto la mano. Forse perché quel sasso aveva come unico scopo quello di raccogliere qualche voto, o like, in più.
Aggiunge Flora: “Sembra evidente come si stia cercando di inseguire posizioni destrorse per pura convenienza politica, che è chiara dimostrazione di come Matteo Renzi e il Pd siano passati da una posizione comunicativa di leadership a una di followship”.
In questo caso inseguendo la Lega di Salvini.
Qui però la faccenda si complica. Il contenuto del post è anche parte del libro di Renzi, in uscita a breve per Feltrinelli. “Se lo rimuovi vuol dire o che non sei d’accordo con le tue idee, con quelle che hai scritto nel tuo libro, o ancora peggio che non volevi esporre le tue idee ma acchiappare qualche click”.
Forse alla fine l’unica svolta di Renzi sarà verso il populismo?
Federica Macchia