Renzi: dimissioni a rate per evitare accordi con M5S

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Di Redazione Metropolitan

Renzi ha dato le dimissioni, a rate. Non saranno effettive prima della formazione di un nuovo esecutivo. 

Il segretario del PD  e si è dimesso, ma le sue dimissioni non saranno effettive da subito. Prima ci saranno le elezioni dei presidenti delle Camere. Poi salirà al Quirinale e farà le consultazioni con il Capo dello Stato. Poi guiderà la fase congressuale che porterà, forse, una nuova segreteria.

No ai caminetti. Il messaggio è chiaro: non vuole un segretario ad interim scelto dalla minoranza – o da qualche frondista dell’ultima ora-, ma aprire un confronto all’interno del Partito. Confronto che si preannuncia come un bagno di sangue: pochi minuti dopo l’annuncio si è fatto sentire il capogruppo al Senato Zanda «Le dimissioni di un leader sono una cosa seria, o si danno o non si danno. E quando si decide, si danno senza manovre», seguito a ruota da Michele Emiliano: «Renzi via subito o sarà catastrofe».

No al governo con gli estremisti. Renzi fa capire che qualcuno, all’interno del partito, vorrebbe scendere a patti con il M5S o, meno probabile, con il centrodestra. Lui non ci sta. Ma l’unico esponente del PD che si è espresso a favore è stato proprio il governatore della Puglia:« [Renzi, ndr] Vuole impedire che il partito sostenga i 5Stelle, perché per sopravvivere a se stesso è disposto anche a provocare lo stallo del sistema politico». Nel pomeriggio di oggi si è accodato il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino«Dialogare con M5s dopo il voto di domenica? Io quasi quotidianamente dialogo con la sindaca Appendino, non c’è nessun tabù da sfatare. Il partito deciderà in modo collegiale se e quali risposte dare» Dario Franceschini, indicato all’inizio come “mandante occulto” dell’inciucio, respinge le accuse con un post su Facebook:

In generale, ma soprattutto nei momenti più difficili, bisognerebbe non avere fretta e riflettere molto, prima di parlare e decidere. E’ quello che io ho sempre cercato di fare e che avrei voluto fare anche in questi giorni.
Mi trovo costretto invece a intervenire per smentire cose assurde che ho letto sui giornali.
Allora NON HO MAI PENSATO SIA POSSIBILE FARE UN GOVERNO CON 5 STELLE, E TANTOMENO CON LA DESTRA. Sufficientemente chiaro? 
Aggiungo che non trovo nemmeno traccia nel Pd di qualcuno che abbia in mente di farlo, quindi sono inutili polemiche o velenosi depistaggi mediatici. 

La possibile strategia di Renzi.

Tuttavia, sottotraccia, non è detto che parte del PD non sia intenzionato a sedersi al tavolo con Di Maio. Con tutta probabilità Renzi aveva previsto questo scenario: lasciando le briciole alla minoranza nella compilazione delle liste, si è assicurato l’elezione di quasi tutti parlamentari fedeli. La sua idea non è tanto lo stallo istituzionale (lui stesso ha detto che il suo mandato durerà fino all’insediamento del nuovo governo), ma iniziare un duro confronto con chi avrà l’incarico. Tatticismo puro. Vuole costringere M5S o Centrodestra a dover chiedere ogni voto, una sfida muscolare atta a restringere gli spazi di manovra dell’esecutivo e, allo stesso tempo, a logorarlo provvedimento dopo provvedimento.

Dall’alto del Colle, Mattarella dovrà decidere la linea: potrebbe chiedere ai partiti di presentarsi con una maggioranza già fatta oppure scendere in campo in prima persona con il ruolo di mediatore. Quasi sicuramente attenderà le elezioni dei presidenti di Camera e Senato per vedere se sia possibile affidare a uno dei due un mandato esplorativo. Per questo, però, dovremo aspettare fine mese. Di conseguenza le consultazioni non inizieranno prima di aprile.

Fino ad allora, possiamo aspettarci di tutto: considerando i programmi, l’ipotesi più coerente sarebbe un governo Lega, Movimento5Stelle e Fratelli d’Italia. Ma sia Salvini che Di Maio non ci stanno ad essere subalterni chiedono per sé l’incarico. Il segretario della Lega giura fedeltà alla coalizione, Silvio Berlusconi con una nota ha affermato di essere lui il «regista del centrodestra»., mentre il capo politico dei 5Stelle rilancia l’idea del governo “à-la-carte”, stilando dei punti da sottoporre a tutti i partiti. Compreso il PD. A patto che non ci sia Renzi.

Staremo a vedere.