Resident Evil 4 Remake presenta numerose differenze con il suo originale del 2005, classificandosi come un “remake” nel pieno senso del termine. Capcom ha infatti ridefinito il suo capolavoro dalle fondamenta con nuove meccaniche, una grafica modernizzata e aggiustamenti narrativi, alcuni dei quali inattesi e profondi. Se volete saperne di più, continuate a leggere… senza paura. Fra le altre cose, infatti, vi assicuriamo che il gioco è stato anche reso più horror di prima!
SPOILER ALERT: cercheremo di restare il più possibile spoiler free. Tuttavia, qualche “differenza” potrebbe riguardare eventi avanzati di gioco.
Resident Evil 4 Remake differenze: Nuove Cutscene e una mappa che “respira”
Cominciamo subito con una cutscene di introduzione inedita: l’addestramento di Leon (che pare abbia anche imparato lo spagnolo nel frattempo) e un riassunto di alcuni degli accadimenti post Resident Evil 2 e 3 (a proposito, ecco la nostra recensione di Resident Evil 3). Oggigiorno va di moda collegare più esplicitamente le esperienze di una serie numerata. Vuoi per non confondere troppo i giocatori di ritorno, o rendere la vita più semplice a quelli che stanno iniziando da un episodio di intermezzo.
Nel corso di quello che definiremmo “tutorial”, poi, ulteriori modifiche coinvolgono la casa che fa da teatro per la scoperta del primo zombie del gioco: l’abitazione è più realistica, meno angusta e con qualche stanza in più. Senza spoilerare troppo, cambiamenti simili sono all’ordine del giorno in Resident Evil 4 Remake: ci sono fienili (e mucche) a cui dare fuoco che prima erano molto più statici e meno infiammabili, torri instabili che ricordavamo sicure (e invece…) e mappe “allargate” per dare più respiro all’esplorazione.
Resident Evil 4 Remake differenze: Un gioco più Horror
A volte, invece, il gioco quel “respiro” lo strappa con più veemenza rispetto al passato. Resident Evil 4 Remake è infatti più spaventoso del predecessore, non solo per ragioni tecniche. Non si può negare che la grafica modernizzata faccia il suo nel recapitare immagini più forti, gore più “umido” e in generale ambientazioni in cui immergersi è più facile. Luci e ombre dinamiche fanno il resto, facendo sì che su PC, nello specifico, il porting faccia faville nel terrorizzare i più impressionabili. Intendiamoci, è comunque il capitolo di passaggio che ha condotto la saga all’action puro, quindi non raggiunge il livello dei precedenti quanto a orrore.
Però, è inserito con intelligenza qualche jumpscare inedito, un paio di sound effect più puliti e “profondi”. Nonché cambiamenti al design originale di villici e Boss sottili, ma importanti per aumentare il battito cardiaco. Non solo estetici, dunque, ma anche strutturali: animazioni più fluide e scatti più improvvisi, moveset naturali e continuità nei movimenti, azioni che, inaspettatamente, ora un nemico sa compiere, mentre prima non poteva. L’atmosfera survival si fa più pesante, insomma, facendo sentire il giocatore più in pericolo di prima, per più tempo.
Ashley è cresciuta!?
Non è un segreto che uno dei personaggi universalmente meno apprezzati (per rimanere leggeri con i commenti) dell’intero franchise di Resident Evil sia Ashley Graham. La figlia del presidente degli Stati Uniti salvata da Leon dalle mani dei Los Illuminados. I suoi urletti di richiamo quando veniva rapita e dovevamo riprendercela, le sue uscite non troppo brillanti e la sua quasi totale inutilità ai fini del gameplay non aiutavano. Motivo per cui Resident Evil 4 Remake l’ha rivoluzionata.
La personalità della nuova Ashley è decisamente meno affilata, più realistica. Il doppiaggio dell’attrice Genevieve Buechner è più adulto. E la frequenza, il tipo e la modalità di interazione con Leon sono aggiustate di conseguenza. Chi le dà volto e corpo, poi, è Ella Freya, modella e cosplayer olandese residente in Giappone con forme assai “diverse” da quelle originali fin troppo giovanili. Soprattutto, però, è il nuovo ruolo datole durante il gameplay, nuove sezioni durante le quali la si impersona direttamente, ad aver migliorato la sua considerazione agli occhi del pubblico giocante.
Gameplay modernizzato
I cambiamenti estetici viaggiano di pari passo con numerosi aggiustamenti e miglioramenti al gameplay. Leon è più bello e realistico che mai nel remake, su questo non ci sono dubbi, dunque perchè impedirgli di accovacciarsi, per muoversi più lentamente e restando in silenzio? A supporto di questa nuova modalità di movimento i dev hanno introdotto le kill in stealth. Ma attenti ad abusarne: il coltello che il protagonista porta con sé e usa per tagliare la gola ai villici del gioco non è più indistruttibile. Può rompersi, nel qual caso va aggiustato presso il nostro migliore amico mercante. Oppure, momentaneamente sostituito con un’altra lama usa e getta droppata da certi nemici o contenuta nelle casse.
Ultime, ma non per importanza, due meccaniche volte a movimentare ancor di più l’impianto ludico del primo Resident Evil veramente action. A renderlo ancor più ritmato ci pensano i parry, proposti nella più classica delle forme e attivabili, con il giusto tempismo, mentre un nemico sta per colpirci. Anche loro consumano il coltello in dotazione, perciò attenti: non si può usare troppe volte! E poi, parte del motivo per cui reputiamo più “horror” il gioco è che a fronte di un sistema di inventario molto fedele a quello originale, il giocatore porta avanti la gestione delle (scarse) risorse droppabili sfruttando lo stesso metodo di crafting già presente negli ultimi remake di Resident Evil. Niente erbette fresche, quindi, meglio uno spray che ne combina più d’una, ma ha cura di più.