L’indipendenza basca è un tema molto complesso e molto poco analizzato: collegandoci ai recenti scontri riguardo la corrida, analizziamo questa questione che attraversa la Spagna.

Nel 2024, la corrida continua a essere un tema controverso in Spagna. Lo è particolarmente nei Paesi Baschi, dove le tradizioni culturali e le lotte politiche si intrecciano profondamente.

Iniziamo parlando di Ego Euskal Herria, noto anche come Egoalde. Questo termine si riferisce alla parte meridionale dei Paesi Baschi sotto amministrazione spagnola. La regione comprende le province di Álava, Guipúzcoa e Biscaglia. Storicamente, i baschi hanno lottato per mantenere la propria identità e la propria lingua resistendo all’assimilazione culturale imposta dal governo centrale spagnolo. Chiunque abbia visitato questa regione negli ultimi decenni, avrà notato le numerose iniziative politiche e culturali, come la difesa dell’euskara (la lingua basca) e la protezione di Ama Lur (Madre Terra).

Osservando la critica alla Corrida che questo popolo fa alla Spagna, si nota un interessante collegamento tra l’istanza antispecista e la questione dell’indipendenza basca. Una questione politicamente cruciale che però (come l’antispecismo) difficilmente riesce ad ottenere la giusta rilevanza nel dibattito pubblico.

Perché proprio nei Paesi Baschi

Le tensioni politiche tra la Spagna e i Paesi Baschi affondano le radici in una lunga storia di resistenza basca contro il centralismo spagnolo. Mentre la Spagna ha una struttura statale centralizzata, i Paesi Baschi godono di una significativa autonomia, con il loro proprio parlamento e una polizia autonoma, l’Ertzaintza. Tuttavia, il desiderio di indipendenza è forte in molti settori della società basca, che vedono l’autonomia attuale come insufficiente per proteggere la loro cultura e identità.

Il movimento per l’indipendenza basca è rappresentato principalmente da partiti come EH Bildu, che promuovono non solo l’autodeterminazione ma anche politiche sociali ed ecologiche progressiste. Questo movimento ha spesso trovato alleati nei movimenti ambientalisti e animalisti, uniti nell’opposizione a pratiche come la corrida. Ma c’è un motivo che include ma supera la lotta per la liberazione animale: si tratta della resistenza ad una pratica vista come un’imposizione culturale estranea.

Liberazione animale, liberazione umana: dall’indipendenza basca alla Corrida

Le proteste contro la corrida nei Paesi Baschi non sono nuove, ma rispondono ad una lunga storia di critica ambientalista e animalista. Dalle storiche manifestazioni di massa contro la centrale nucleare di Lemoiz alle battaglie contro la diga di Itoiz, i baschi hanno dimostrato un forte impegno nella difesa del loro territorio e delle loro tradizioni. Nel 2005, una significativa manifestazione a Donostia (San Sebastián) contro la costruzione di una nuova arena per la corrida evidenziò la forza della connessione tra movimenti ecologisti e indipendentisti.

Promossa da Animalien Eskubideen Aldeko Elkartea (Associazione ProDiritti degli Animali), la protesta del 2005 vide la partecipazione di centinaia di persone, inclusi esponenti di Eguzki, Lurra, Eki e Berdeak (movimenti ecologisti baschi). Il tutto insieme a giovani dei Centri sociali e associazioni contro la tortura. Importanti partecipanti includevano figure politiche come Joseba Alvarez e Txillardegi, uno dei fondatori dell’ETA.

Aggiornamento a questo Agosto

Anche nell’agosto 2024, centinaia di persone si sono radunate alla Plaza de Toros de Illumbe a Donostia. Ovviamente, per protestare contro la corrida. Ma non solo: anche contro la presenza del re di Spagna, Felipe VI. Le proteste sono animate da esponenti politici di EH Bildu come Xabi Soto e Jon Albizu, la consigliera comunale Amaia Martin di Irabazi e Rosa Garcia di Stop Desahucios. Non è difficile notare quindi la continua opposizione alla corrida come simbolo di oppressione culturale.

I manifestanti sventolavano l’ikurrina (la bandiera basca) e la bandiera della Repubblica spagnola, annientata da Franco nel 1939. Questo gesto rappresenta chiaramente non solo l’opposizione alla corrida, ma anche una dichiarazione di resistenza contro l’istituzione monarchica spagnola e il suo passato autoritario.

La corrida di agosto 2024 ha attirato circa 8.000 spettatori, inclusi il re di Spagna e la sua famiglia. Nonostante le proteste, il re e l’infanta Elena hanno dichiarato il loro totale sostegno alla corrida, anzi addirittura elogiando l’evento. La polizia autonoma basca, l’Ertzaintza, ha impedito scontri fisici tra i sostenitori e gli oppositori della corrida, ma non ha potuto evitare vivaci scambi verbali.

Perchè la lotta per la liberazione basca è anche una lotta contro la Corrida

La corrida rimane una questione divisiva in Spagna, simbolo di un più ampio conflitto culturale e politico. L’integrazione tra movimenti indipendentisti, ecologisti e animalisti evidenzia una visione unificata della difesa dei diritti e delle tradizioni basche. Questa resistenza non è solo una questione di diritti degli animali, ma rappresenta una battaglia più ampia per l’indipendenza e l’autodeterminazione.

Sostenere l’indipendenza basca significa riconoscere e rispettare la cultura e il desiderio di autodeterminazione. La continua opposizione alla corrida è solo un esempio della più ampia lotta dei baschi. Il futuro dei Paesi Baschi risiede nel loro diritto di decidere autonomamente del proprio destino, libero dalle imposizioni culturali e politiche esterne.

La liberazione animale è parte integrante di una più ampia lotta per la giustizia e l’uguaglianza. Un mondo in cui i baschi lottano per vivere liberi, vedere rispettata la loro cultura e parlare la loro lingua senza paura di repressione sarà lo stesso mondo in cui gli animali potranno vivere senza essere sfruttati o uccisi per l’uso umano. I movimenti, che in questo periodo si intersecano, ci chiamano a riflettere sulla natura della libertà.

Resistenza basca, resistenza animale

Non posso fare a meno di osservare le profonde analogie tra la lotta per l’autonomia basca e il movimento per la liberazione animale. Entrambi questi movimenti rappresentano soggettività totalmente dimenticate e marginalizzate, il cui diritto alla libertà e all’autodeterminazione è stato sistematicamente negato. Il popolo basco ha visto la sua cultura repressa. La sua lingua, l’euskera, è stata invisibilizzata. Ha lottato per secoli contro l’oppressione e l’assimilazione culturale imposta dal governo centrale spagnolo. La storia dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna), sebbene controversa e segnata da violenza, è emblematica di una resistenza disperata per preservare l’identità basca e ottenere l’indipendenza. Questa lotta per la liberazione nazionale riflette una profonda aspirazione alla libertà, alla giustizia e al riconoscimento dell’autodeterminazione.

Allo stesso modo forse, osservando questa notizia possiamo riflettere sul movimento per la liberazione animale. Esso si batte contro l’oppressione sistematica e lo sfruttamento degli animali, gli ultimi tra gli oppressi. Essi esseri senzienti il cui diritto a vivere liberi dalla sofferenza e dall’oppressione viene costantemente violato. Gli animali, proprio come i baschi, sono soggettività dimenticate, ignorate dalla società dominante che nega loro i diritti fondamentali.

Qui avviene la magia dell’intersezione: la resistenza basca alla corrida non è solo una questione di diritti degli animali, ma anche un atto di resistenza culturale e politica contro un sistema oppressivo. Sia gli animali che i baschi meritano di essere liberi. La lotta per l’autonomia basca e la liberazione animale sono due facce della stessa medaglia: entrambe cercano di porre fine a un sistema di dominazione e di riconquistare una dignità e un rispetto negati da troppo tempo.

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine