Cosa significa leggere libri sulla Resistenza per chi quella guerra non l’ha combattuta? Per quelli della generazione di chi vi scrive è un capitolo di storia; una storia di cui non possiamo appropriarci in modo assoluto. Ma forse non farà parte della nostra storia personale, ma fa sicuramente di quella che si può definire memoria collettiva.
Ciò che definisce un paese non sono le vittorie o le sconfitte, ma ciò che è stato fatto come nazione, come popolo. La storia insegna, la storia getta una luce sul futuro e ciò che sta insegnando ora è che stiamo vivendo anche noi la nostra Resistenza, in modo diverso dai partigiani ma in un modo che le generazioni successive potranno studiare e cercare di comprendere.
Oggi si muore per qualcos’altro, è qualcun altro a liberarci. Nel 2020 i partigiani hanno altri volti, altre armi, lottano con un nemico aleatorio, che si impossessa ora di uno ora di un altro. Ma ciò che ha sconfitto il nemico allora lo sta facendo anche adesso, un termine che viene frainteso a volte letto nell’unica accezione che si crede possibile, quella politica o ideologica: comunità inteso come insieme di persone che lottano per un interesse comune.
Che tu sia costretto in casa o sul fronte con una mascherina, fai parte di qualcosa. Ma nel frattempo di diventare storia scritta su un manuale, rivolgiamoci alla saggezza di chi quella battaglia l’ha già vinta.
CINQUE LIBRI SULLA RESISTENZA
Per la rubrica cinque libri sulla Resistenza abbiamo pensato a questi titoli, buona lettura.
Il Partigiano Johnny (1968), di Beppe Fenoglio è forse tra i libri più famosi sulla Resistenza. Pubblicato postumo, il romanzo riprende le vicende del protagonista di Primavera di bellezza (1959), soldato semplice dell’esercito italiano che torna a casa, ad Alba, dopo l’8 settembre. Il nome Johnny è dovuto all’amore del protagonista per la letteratura inglese. In seguito ad una sommossa avvenuta fuori una caserma dei carabinieri per la liberazione di alcuni prigionieri, Johnny decide di unirsi ad un gruppo di partigiani che incontra nelle Langhe.
Io non ci sto! L’estate che divenni partigiana (2017), di Gabriele Clima è una storia che lega le vicende odierne di Giulia, una ragazza alle prese con un bullo di scuola, e quelle passate del nonno che durante l’estate trascorsa insieme, racconta alla nipote le sue avventure da partigiano insegnandole ciò che lui ha imparato: il coraggio per combattere contro i soprusi.
Partigiano Rita (2016), di Paola Capriolo ha un’anima che lotta su due fronti: Rita è un’adolescente della Trieste degli anni Trenta ed è ebrea. Nel ’38 con la promulgazione delle leggi razziali, inizia la sua prima battaglia. Viene cacciata da scuola, subisce le discriminazioni insieme alla sua famiglia; perde il fidanzato, deportato in un campo di concentramento. Finché, allo scoppio della guerra, si arruola tra le file dei partigiani.
Fausto e Anna (1952) , di Carlo Cassola è un romanzo di ispirazione autobiografica. Ambientato nell’Italia degli anni quaranta, narra le vicende amorose dei due protagonisti che hanno dato il titolo al libro tra periodi idilliaci e momenti di lontananza con in sottofondo la guerra e la Resistenza combattuta e vinta.
Il sentiero dei nidi di ragno (1947), è il primo romanzo di Italo Calvino. La storia è ambientata nella Liguria post-guerra e narra le vicende di un bambino di nome Pin rimasto orfano di madre con un padre marinaio introvabile e con una sorella prostituta la quale intrattiene relazioni sessuali con i militari tedeschi. Un giorno Pin sottrae ad un marinaio tedesco una P38 sotterrandola in campagna dove i ragni fanno il nido. Il successivo arresto porterà la sua vicenda ad intrecciarsi con quella di un partigiano rinchiuso nella stessa cella.