RetroNerd #39: Danganronpa: Trigger Happy Havoc

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Di Federica Giorgi

RetroNerd torna per farvi viaggiare indietro nel tempo. Oggi parliamo del primo titolo di una serie molto particolare: Danganronpa: Trigger Happy Havoc.

Un po’ di storia…

Danganronpa: Trigger Happy Havoc è un titolo sviluppato da Spike Chunsoft e pubblicato per PSP nel 2010. Chi di voi già lo conosce se lo ricorderà però più recente, poiché in Europa il gioco è arrivato per PSVita nel 2014.
Si tratta del primo capitolo della serie di giochi omonima composta da tre titoli.
La critica apprezzò molto il titolo, tanto da considerarlo un must-have per ogni possessore di PSVita.

Danganronpa photo credit: web
Menù principale – Photo credit: web

Trama

Il gioco è ambientato nella Hope’s Peak Academy, una scuola che sceglie attentamente i suoi studenti tra i ragazzi più promettenti del Giappone.
Noi interpretiamo Makoto, un ragazzo che viene estratto a sorte come Ultimate Lucky Student (quindi il più fortunato) e che può quindi unirsi alla classe formata da ragazzi prodigio.
Durante il nostro primo giorno di scuola qualcuno ci colpisce alla testa e ci ritroviamo in un’aula vuota. Avvicinandoci verso l’uscita della scuola troveremo la porta blindata e tutti i nostri compagni di classe, confusi quanto noi.
Siamo tenuti prigionieri da un aguzzino, che comunica con gli studenti attraverso il robot-orso Monokuma.
Presto ci viene spiegato che l’unico modo per abbandonare la scuola è uccidere uno dei nostri compagni di classe, senza essere scoperti durante il processo che verrà tenuto dopo.
Il nostro compito sarà quello di risolvere il mistero che aleggia intorno alla Hope’s Peak Academy, cercando di non farci giustiziare.

Danganronpa Photo credit: web
Investigazione – Photo credit: web

Gameplay

Il gameplay del primo capitolo di Danganronpa è simile a quello della saga di Ace Attorney.
Dopo ogni omicidio dovremo infatti raccogliere tutti gli indizi utili, che verranno trasformati in Truth Bullets da utilizzare durante il processo.
L’obiettivo è quello di arrivare al vero colpevole dell’omicidio, poiché se sbaglieremo verrà giustiziata l’intera classe tranne chi ha commesso il delitto, ed è quindi riuscito a diplomarsi e a guadagnare la libertà.
Proprio come in Ace Attorney, durante il processo ci ritroveremo ad ascoltare i vari ragionamenti fatti dai nostri compagni e a doverli confutare tramite gli indizi che abbiamo trovato durante l’investigazione, sparando il Truth Bullet giusto alla parte della frase che ci mette in dubbio.
Oltre a questa componente, abbiamo anche delle variazioni nel gameplay: l’impiccato per trovare la parola giusta da dire, il confronto diretto con una persona che non sente ragioni, la scelta delle prove giuste da mostrare quando ci vengono poste certe domande.
Per quanto possa sembrare ripetitivo, il gameplay non è niente male, proprio grazie all’originalità dei delitti.
I casi, infatti, non sono mai banali e spesso ci ritroveremo a immedesimarci in Makoto e a capire come sono andate le cose solo durante il processo.

Danganronpa Photo credit: web
Processo – Photo credit: web

Grafica

In questa rubrica non sono molti i capitoli in cui mi sono ritrovata a fare un plauso alla grafica. Danganronpa è però uno di questi.
Nel gioco viene utilizzata una particolarissima tecnica grafica chiamata 2.5D Motion Graphic, che permette di amalgamare spazi da esplorare tridimensionali con elementi 2D (come i cartonati dei personaggi).
Oltre a questa particolarità, l’uso dei colori è molto interessante. Il titolo è caratterizzato dall’utilizzo di una palette di colori sgargianti, tanto da utilizzare il rosa al posto del rosso per il sangue. In questo modo l’ambiente entra in aperto contrasto con le tematiche dark del titolo.

Impiccato – Photo credit: web

Le tematiche

Danganronpa: Trigger Happy Havoc è più del thriller investigativo che sembra.
Il gioco tratta un tematica importantissima, ma anche molto originale: Speranza e Disperazione.
Monokuma tenta di infondere la disperazione in ogni studente. L’unica cosa che impedisce ai partecipanti del gioco di cedere alla tentazione di uccidere è proprio l’aggrapparsi alla speranza.
Continuare nelle investigazioni per scoprire come uscire della scuola, non arrendersi di fronte alle avversità e agli ostacoli che gli vengono posti davanti, sono tutti modi in cui i ragazzi possono non arrivare al punto di compiere un atto estremo e disperato pur uscire dall’incubo in cui si trovano.
Anche quando tutto sembra perduto, Makoto e gli altri ragazzi rimanenti (di cui assolutamente non vi spoilero i nomi) continueranno a credere in un mondo migliore, in un qualcosa che si può ricostruire e nella speranza che vince sulla disperazione.
Un titolo che ci insegna che, qualunque cosa accada, la speranza è sempre l’ultima a morire (in questo caso nel vero senso della parola).

Monokuma Photo credit: web
Monokuma – Photo credit: web

RetroNerd torna la settimana prossima, stay tuned!

Federica Giorgi

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