Revenge porn: in arrivo un modulo per richiedere la rimozione di video e foto dal web

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Chiunque sopra ai 14 anni, vittima di revenge porn, può ora fare richiesta di rimozione di video e foto sul web. Sono migliaia i contenuti online diffusi senza permesso, ma adesso le vittime di questi attacchi hanno una possibilità per evitarne la diffusione. Il Garante della Privacy sta elaborando un modulo da compilare online che permetterà di chiedere l’intervento dell’Authority entro le successive 48 ore.

Novità sulla questione revenge porn: si può chiedere la rimozione di video e foto

Il Sole 24 Ore ha lanciato la notizia, che sta regalando non pochi sospiri di sollievo (purtroppo). A quanto riportato, il Garante della Privacy si sta adeguando a ciò che è previsto dal decreto legge 139 del 202, che aveva fissato nuove soglie anagrafiche contro il reato di revenge porn, che ora si riconfermano con questa nuova operazione. Chi ha più di 14 anni, dunque, può indipendentemente presentare il modulo al Garante; per i minori di 14 anni, invece, un genitore o tutore legale può fare richiesta.

Il revenge porn, in Italia, è un reato. Fu introdotto nel luglio 2019 nel Codice Penale tramite un provvedimento noto come Codice Rosso; l’articolo 613-ter, inoltre, prevede una condanna da uno a sei anni e una multa che va dai 5mila ai 15mila euro; pena che però non rimane solo confinata a chi ha direttamente diffuso il materiale online, ma si protrae anche a coloro che hanno contribuito alla condivisione di tali contenuti su chat, siti web e social.

Cosa succede una volta inviato il modulo? Il Garante della Privacy dovrà impegnarsi a far rimuovere foto e video dal web e da tutti i social su cui potrebbero essere stati condivisi, che è un passo avanti rispetto al precedente modulo – perché in effetti un modulo già c’era – che consentiva all’Authority di procedere con l’eliminazione dei contenuti sì, ma soltanto su Facebook e Instagram. Con l’andare degli anni, ci sono sempre più piattaforme sulle quali è possibile condividere di tutto, dunque qualche cambio al modulo andava necessariamente fatto. Basti pensare a quando scoppiò per la prima volta, circa un paio d’anni fa, il boom del revenge porn sui gruppi Telegram, in cui adolescenti e adulti condividevano su queste chat contenuti quali foto e video amatoriali di ragazze (spesso minorenni e tutte ignare), che inevitabilmente esplodevano per tutto il resto del web. Dato che il mondo dimentica, ma Google no, era proprio il caso di fare un aggiornamento sulle modalità di protezione delle vittime.

Il revenge porn è una delle piaghe che internet ci ha dato: tra le tante spettacolarità, la legge del contrappasso rende il web anche un posto infernale, uno strumento potentissimo capace di cambiare la vita delle persone in peggio, se condivisa con le persone sbagliate. Ma questo, nel 2022, lo sappiamo tutti. Il guaio è che alcuni non riescono a infilarselo in testa.

Seguici su Metropolitan Magazine