Ieri, in prima serata su Italia1, è avvenuto il debutto di Belén Rodriguez come presentatrice del programma Le Iene. La donna, accompagnata nella conduzione da Teo Mammucari, ha manifestato commozione e felicità per il suo ingaggio nel programma. Ma la parte de Le Iene che ha destato maggior interesse nel pubblico è stata l’intervista all’arbitro di calcio Diana Di Meo, giovane vittima di revenge porn.

Revenge porn, un fenomeno in costante crescita

Belén Rodriguez, nei panni di intervistatrice, ha indagato sull’evento di cui è stata protagonista Diana Di Meo. La sportiva si era lasciata da qualche tempo con il ragazzo colpevole della diffusione dei video intimi, ma i due si non portavano rancore per la fine della relazione. L’accaduto ha trascinato Diana Di Meo all’interno di un vortice di sofferenza, che la segnerà per tutta la vita. Infatti, la giovane donna, quando è venuta a conoscenza dell’accaduto ha deciso di isolarsi, rinchiudendosi in casa per la vergogna. Nonostante l’artefice del gesto vile sia l’ex compagno, le conseguenze più drammatiche dell’accaduto le ha vissute lei. Con grande delusione la vittima afferma che molte persone hanno cambiato atteggiamento nei suoi confronti. Passanti, ma anche conoscenti e amici, adesso si rapportano a lei con derisione e diffidenza. La consolazione è riposta nella fiducia nelle Forze dell’Ordine. Infatti, a detta della famosa arbitro, la Polizia postale sta facendo un ottimo lavoro, rintracciando anche coloro che hanno ampliato la rete di diffusione del video.

Le radici del fenomeno

Un evento inspiegabile, riflesso della cultura contemporanea. Al giorno d’oggi, la rete, con i suoi social, rappresenta una “cassa di risonanza” degli avvenimenti che coinvolgono gli utenti. Il processo di vetrinizzazione, per cui l’individuo si pone di fronte agli altri esponendo anche i lati più intimi della sua vita, non giustifica però reati di questo tipo. Ognuno dovrebbe essere libero di esporre ciò che vuole nella sua vetrina, purché non leda la sensibilità altrui. Eppure il reato di revenge porn è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni e questo è sintomo di una carenza educativa all’interno della nostra società. Ormai, a causa della mancanza di “selezione all’ingresso” e regole di pubblicazione, tutti possono essere autori della pubblicazione di parti intime della vita di altre persone. Per fortuna, possiamo almeno fare affidamento sulle pene previste per reati di questo tipo. Tuttavia, qualche migliaio di euro di multa e pochi anni di reclusione, non cancellano il dolore di coloro che sono vittime del revenge porn e che si trovano a dover affrontare problemi psicologici di ingente portata.

Michela Foglia

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