Giovedì 8 settembre 1949 nella Baviera tedesca moriva uno dei principali compositori del periodo tardo-romantico: Richard Strauss. Nato a Monaco di Baviera l’11 giugno 1864, Strauss proveniva da una famiglia agiata ed il padre era primo corno nell’Orchestra del Teatro di Corte di Monaco e fu per lui l’iniziazione e un’influenza verso la musica. Il giovane iniziò ad interessarsi e comporre le prime opere già dall’età di sei anni, inizialmente per pianoforte e voce ed in seguito concerti, sonate e sinfonie. Nel 1883 Strauss fece un viaggio tra Dresda e Berlino che trasformò radicalmente la sua percezione artistica e lo formò nella sua capacità creativa.

Richard Strauss strinse importanti rapporti con il direttore della Meininger Hofkapelle, Han Von Bülow. Il quale lo assunse come maestro di cappella del Meininger Hof dove il musicista conobbe inoltre Brahms; ispirazione artistica decisiva per la carriera del giovane compositore. Succeduto a Bülow, uno Strauss ancora immerso negli ascolti e nella riproduzione di uno stile vicino a Brahms e Schumann incontrò il violinista Alexander Ritter. Qui il suo orientamento musicale cambiò radicalmente. Dopo essersi cimentato in poemi sinfonici che ricordavano Franz Listz, Strauss grazie soprattutto alla conoscenza di Ritter si avvicinò profondamente alla dimensione vertiginosa di Richard Wagner.

Richard Strauss

La formazione della cifra stilistica di Richard Strauss

La nuova influenza di carattere wagneriano che contraddistingue Strauss in questo periodo si manifesta nella Fantasia per orchestra in quattro movimenti Aus Italien. Questa cifra stilistica però prende ancora maggiormente corpo nelle opere per orchestra ad un solo movimento chiamate Tondichtungen, tradotte come “poemi sinfonici” o più precisamente “poemi sonori”. Il consolidamento della sua forma in quanto artista tardo-romantico avvenne quindi attraverso lavori come il Macbeth o il Don Juan; i quali lo accostavano definitivamente alla figura del Wagner.

Da Also Sprach Zarathustra al successo internazionale

Nel 1896 Strauss partorì l’opera “Also Sprach Zarathustra“, un poema sinfonico divenuto nel corso del secolo vero e proprio culto. Un alone mistico derivato sia per l’uso delle battute iniziali che Stanley Kubrick adoperò per il suo film generazionale 2001: Odissea Nello Spazio, in cui le musiche del compositore rappresentano il sorgere del sole in un mondo primigenio; sia per l’evidente ispirazione all’omonimo capolavoro poetico- filosofico di Friedrich Nietzsche. Nietzsche che di Strauss dirà:

” come uno di coloro che racchiudono tutte le proprietà dell’anima, moderna, ma che sono tuttavia sufficientemente forti per trasformarle in modo salutare “

Richard Strauss era un uomo morigerato, dalla fisionomia e l’alta statura atipica per i canoni dei geni musicali della storia. Si discostava dai clichè per polso, bonarietà ma ferma lungimiranza nel trarre profitto dalla sua occupazione e privandosi della trascuratezza e dei tratti bohèmien presenti in Mozart, Beethoven o Mahler. Arrivò persino a fondare un primo sindacato dei compositori per legittimare la posizione ed elevarla al rango del professionismo in cui in seguito è sempre appartenuta. Ma la fama al livello internazionale arrivò per Strauss con le due opere immortali Salomè ed Elektra rispettivamente del 1905 e del 1909.

Le caratteristiche dei due capolavori espressionisti ed il terzo periodo neoclassico

Salomè è un’opera in un atto e un balletto sul libretto dello stesso compositore ed ispirata al celeberrimo dramma francese di Oscar Wilde. Fu rappresentata nel 1905 a Dresda e diretta da Ernst Von Schuch riscuotendo un successo clamoroso, Strauss in persona ne diresse la rappresentazione italiana al Teatro Regio di Torino nel 1906. Fu un’opera che nonostante la fama raggiunta successivamente scandalizzò il grande pubblico venendo inserita assieme all’Elektra tra gli esempi di teatro orgiastico. Venne addirittura ritirata su richiesta a New York a causa della scena in cui Salomè bacia la testa mozzata di San Giovanni.

Elektra era anch’essa un’opera in un atto su libretto di Hugo von Hofmannsthal e tratta dalla tragedia Elettra di Sofocle. Insieme a Salomè rientra nel periodo del teatro musicale in chiave espressionista di cui Strauss era pervaso. Un’orchestra nutrita tiene i fili di un discorso musicale dalle sonorità dissonanti, politonali e parossistiche, travolgendo le voci a cui è affidato un canto declamatorio. Il terzo periodo di Richard Strauss è un brusco ritorno al neoclassicismo manieristico e tonale ispirato alla musica del Settecento e all’opera italiana rivista in chiave ironica. Qui si evidenziano composizioni come La donna senz’ombra, Capriccio e Daphne.

Richard Strauss

Un uomo signorile che ha stregato le più complesse personalità

Richard Strauss non appariva come l’artista maledetto proteso costantemente allo studio e attraversato dalla creazione estemporanea. La sua era una metodologia scientemente studiata al fine della produttività. Non fu ammiratore del pensiero del pessimismo corrente nel 20° secolo e sostanzialmente privo del senso del tragico. Strauss fu comunque dotato di una forte personalità, altruista e risoluta che non gli sottrasse ombre e perplessità in merito alla sua adesione al nazismo, vera o presunta. Ciò che è certa è la sua influenza sulle innumerevoli e controverse personalità in ogni ambito; dalla musica al teatro, fino alla letteratura e alla filosofia. Su di lui Schopenhauer arrivò a dire:

«Colui che durante tutta la vita non continua ad essere in certo modo un grande bambino, fino a che giunge a diventare un uomo serio, chiaro ed assennato in senso assoluto, potrà essere un cittadino utile e fattivo di questo mondo, ma non sarà mai un genio »

A distanza di quasi un secolo dalla morte però emerge principalmente la sua immane dote d’un pragmatismo artistico, d’una poetica nella naturalezza della ragione. La quale ha permesso che la sua figura sia giunta a noi con intatta rispettabilità.

«Come lavoro? Nel modo più naturale del mondo, come il tappezziere che ha fissato per terra il tappeto che calpestiamo in questo istante. Mi viene in mente un’idea musicale e prendo un foglio di carta da musica di fabbrica francese (l’unica eccellente) e scrivo direttamente per orchestra tutti gli sviluppi che contiene in sé l’idea stessa. Questo mi sembra che la sorprenda. Guardi nel cortile quell’uomo che solleva sulle spalle un baule ben pesante: cammina senza fatica, perché ha l’abitudine di sollevare roba ingombrante di peso rispettabile. Io invece ho l’abitudine dell’orchestra. Certo ho da lavorare per giungere al risultato finale, però soprattutto è necessario saper lavorare. Non basta chiudersi in una camera ad imbrattare carta. Giudico poi che soprattutto un musicista deve sapersi rinnovare: è la necessità d’ogni arte. Per questo io, dopo Salomé, ho composto Elettra, alla quale ho fatto seguire il Cavaliere della rosa» Richard Strauss

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