La proposta per ridurre la Tampon Tax, inizialmente bocciata, è stata riammessa nel decreto bilancio. L’Iva potrebbe quindi scendere al 10%

“Sulla tampon tax ha vinto la lobby delle donne, basta con le brave ragazze.” Laura Boldrini commenta così il reinserimento della sua proposta nel decreto bilancio. In un primo momento bocciata poiché ritenuta “inammissibile”, la manovra costerebbe 97 milioni di euro all’anno.

I prodotti igienici femminili tassati come beni di lusso

In Italia non è la prima volta che viene ingaggiata questa battaglia: va avanti dal 2016. Infatti, l’aliquota per i prodotti igienici femminili (assorbenti esterni, tamponi interni, coppette e spugne mestruali) è al 22%, la stessa per i prodotti di lusso. Tra le più alte in Europa.

Vediamo sul podio l’Ungheria, con il 27% di aliquota, e Danimarca, Svezia e Norvegia, con il 25%. Tra i Paesi virtuosi vediamo invece l’Irlanda, che non applica nessuna sovrattassa agli assorbenti. In Francia è al 5,5, in Belgio e nei Paesi Bassi al 6%.

Già a maggio scorso si era proposto di diminuirla fino al 4%, con scarsi risultati; Laura Boldrini ha così annunciato l’inizio della sua battaglia per arrivare a un’aliquota del 10%.

Ad essere stata bocciata non sarebbe Laura Boldrini ma milioni di donne e ragazze, costrette a pagare caro beni di prima necessità.” Ha così scritto sul social network Twitter dopo l’iniziale bocciatura.

L’emendamento è stato sottoscritto dalla stessa Boldrini e da altre 32 deputate del Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Liberi e Uguali, Italia Viva e Forza Italia. A dare il suo supporto c’è anche il deputato dem Filippo Sensi, congratulandosi con l’ex presidentessa della camera dei parlamentari.

Nonostante sia stata riconsiderata, non è detto che la diminuzione dell’Iva possa diventare realtà. Il rischio è che venga bocciata nel merito della commissione.

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