Cultura

Rinasce il Teatro di San Cassiano di Venezia, il primo che ha messo in scena il melodramma italiano

Il Teatro di San Cassiano è stato il primo teatro pubblico per l’opera in Italia. Attualmente si prevede la rinascita dell’edificio, grazie ad un progetto che ha avuto luogo a Venezia nel 2019.

L’origine del Teatro di San Cassiamo e la sua rinascita

Teatro San Cassiano photo credits wikipedia
Teatro San Cassiano photo credits wikipedia

Il Teatro di San Cassiano deve il suo nome alla parrocchia di San Cassiano dove era collocato.
La costruzione di questo edificio è iniziata nel 1581, mentre la sua inaugurazione è avvenuta solo nel 1637. Sin dalla prima apertura è stato messo in chiaro che si trattasse di un teatro d’opera, eretto per mettere in scena il melodramma. Del teatro del 1637 non si conosce la vera struttura, dato che non era rimasta nessuna immagine della sua architettura originaria. Dalla documentazione pervenuta si sa che è stato inaugurato con “L’Andromeda” di Francesco Manelli e Benedetto Ferrari. Questo è stato il primo evento che ha dato avvio al pagamento del biglietto all’ingesso.
Alla fine del ‘700 il teatro è entrato in una fase di decadimento. Questo stato è stato testimoniata dalle stesse parole di Giacomo Casanova che ha detto “donne di malavita e giovinotti prostituiti commettono ne’ palchi in quarto ordine que’ delitti che il governo, soffrendoli, vuole almeno che non sieno esposti all’altrui vista
L’ultima stagione del teatro del 1798 ha messo in scena “La sposa di stravagante temperamento” e “Gli umori contrari”. Nel 1805 i francesi hanno deciso di chiudere definitivamente il teatro, fino all’effettiva demolizione nel 1812.
In questi ultimi anni Venezia ha deciso di avviare un progetto iniziato nel 2019, al fine di ricostruire completamente del Teatro di San Cassiano. L’idea di questo progetto è partita da Paul Atkin, fondatore del Teatro San Cassiano Group Ltd. Lo scopo di questo progetto è quello di riaprire un teatro pubblico e specializzato in opere del Seicento e Settecento.

Sonia Faseli

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