Il governo italiano è ora impegnato in una serie di importantissimi decisione per una risoluzione della situazione bellica in atto in Ucraina.
Il Parlamento italiano, secondo quanto è riportato nel testo della risoluzione, “impegna il governo ad esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale”.
L’accordo sulla risoluzione Ucraina
Il Senato ha ottenuto un accordo nella maggioranza con 219 voti a favore della risoluzione poi commentata da Draghi in vista del consiglio europeo che si terrà nelle giornate del 23 e del 24 giugno. Nonostante si sia ottenuta la maggioranza, è comunque da tenere in considerazione la porzione di parlamentari che non hanno voluto esprimersi a favore delle proposte. I numeri in questione sono in verità abbastanza bassi: si parla di 20 contrari e 21 invece addirittura astenuti. Ci sono state diverse respinte nel corso dell’assemblea, la quale non ha dato il via libera ad altre quattro risoluzione: nello specifico quelle a firma Crucioli, fattori, Paragone e Ciriani, il quale in particolare ha dovuto rinunciare anche alla richiesta di voto per la sua risoluzione in parti separate.
L’accordo in merito alla risoluzione si è trovato solo a seguito del discorso fatto dal Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana, ma soprattutto solo dopo la promessa di un “ampio e necessario coinvolgimento del Parlamento” ai principali summit internazionali, esigenza sottolineata in particolare dal M5S e da Leu, e di una seria presa in considerazione riguardo “le cessioni di forniture militari”. Su questa formula poggia dunque l’intero accordo sulla risoluzione per l’Ucraina, accordo che ha poi portato alla soddisfazione del Presidente del Consiglio Draghi che ora mira al “sostenere lo stato di candidato di Kiev all’Ue, nel cercare di fare di tutto per evitare la crisi alimentare nei paese più poveri del mondo”.
Cosa prevede la risoluzione
Secondo quando è possibile leggere sul documento della risoluzione, il Parlamento italiano “impegna il governo a esigere, insieme ai partner europei, dalle autorità russe l’immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici intesi a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina e dei principi del diritto internazionale”. Perseguendo il solo fine della risoluzione del conflitto in atto, il documento italiano si pone diversi obiettivi, i più importanti dei quali sono:
- esigere il cessate il fuoco da Mosca;
- iniziative per la de-escalation militare;
- il coinvolgimento delle Camere anche in occasione dei summit internazionali, di decisioni riguardo misure di sostegno alle istituzioni ucraine e riguardo le cessioni di forniture militari, coinvolgimento che il governo deve garantire secondo la legge 14 del 2022;
- l’Europa come attore-chiave nella mediazione tra l’Ucraina e la Russia, “come testimoniato dal recente viaggio a Kiev dei presidenti Draghi, Macron e Scholz – il Senato impegna – il governo a rafforzare il ruolo dell’Europa nel quadro multilaterale in quanto attore-chiave per una mediazione tra le parti, in sinergia con altri Paesi già attivi su questo fronte e attraverso ogni azione diplomatica internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale”;
- soluzioni per un tetto europeo al prezzo del gas, per le quali il Senato si è detto disposto a “finalizzare le iniziative di RePowerEU che realizzino la diversificazione delle fonti energetiche in Europa e contrastino l’incremento dei prezzi dell’energia; a tale scopo, è prioritario l’utilizzo per tutti i Paesi membri dei fondi ancora disponibili nel Dispositivo di Ripresa e Resilienza, l’aumento significativo degli investimenti sulle rinnovabili, la tutela della coesione sociale nella transizione eco-sostenibile e le riforme del mercato energetico europeo, a partire dall’introduzione di un tetto ai prezzi del gas e dal disaccoppiamento del prezzo dell’energia tra rinnovabili e fonti fossili tradizionali”;
- soluzioni per la sicurezza alimentare a livello globale, da gestire “a partire dall’Onu, dall’Ue e dal G7 attraverso corridoi sicuri e lo sminamento dei porti”;
- garantire sostegno e solidarietà all’interno dell’Ue e della Nato “per il popolo e le istituzioni ucraine, legittimati dall’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite – che sancisce il diritto all’autodifesa individuale e collettiva – confermando il ruolo dell’Italia nel quadro dell’azione multilaterale, a partire dall’Unione europea e dall’Alleanza Atlantica, finalizzata al raggiungimento del primario obiettivo del cessate il fuoco e della pace”;
- supportare l’adesione all’Ue di Ucraina, Moldova e Georgia, “in un quadro di rispetto dei criteri di Copenaghen, e accelerare il percorso di adesione all’Ue dei Paesi dei Balcani Occidentali”;
I ringraziamenti del Presidente del Consiglio Draghi
Ad accordo raggiunto, il Presidente del Consiglio Draghi ha voluto ringraziare l’Aula. “Ringrazio il Senato per il sostegno ad aiutare l’Ucraina a difendere la libertà e la democrazia, a continuare con le sanzioni alla Russia, a ricercare una pace duratura che rispetti i diritti e la libertà dell’Ucraina, a continuare, insomma, sulla strada disegnata dal dl 14 del 22”.
Ginevra Mattei
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