Rivalità eterna, Lazio-Roma e Juve-Napoli è anche sugli spalti

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Di Redazione Metropolitan

Due rivalità che crescono sempre di più, a volte non serve la classifica a far accendere dei match già caldi a prescindere.

La rivalità tra queste squadre è nota a tutti, il derby capitolino è tra i più sentiti e violenti del mondo, quello tra i torinesi e i partenopei è a senso unico. Da una parte un primato cittadino che si trascina da quasi un secolo, dall’altra una diatriba più territoriale che negli anni si è inasprita.

Juventus-Napoli, da dove cominciamo?

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Curva Sud bianconera all’Allianz Stadium.

Ma andiamo con ordine, perchè quello più recente tra la Vecchia Signora e il Ciuccio, è un duello che negli ultimi anni ha regalato partite piuttoso tese. Sugli spalti invece è un continuo insulto discriminatorio e territoriale, fin dal “celebre” <<Napoli colera>> da parte del tifo bianconero. Naturalemente gli unsulti discriminatori hanno fatto nascere nei napoletani, un odio atavico verso la Juve e spesso anche il nord Italia in generale.

Il tutto comincia a metà degli anni ’50, quando la Juve iniziò a capire che stava nascendo una squadra in grado di competere con lei. Fù proprio in quegli anni che i bianconeri cominciarono a comprare i giocatori chiave degli azzurri, proprio per evitare che la rivale fosse troppo forte. Uno dei casi che fece insorgere i tifosi napoletani, fù il passaggio di Josè Altafini e Dino Zoff dal Napoli alla Juventus nella stagione 1975/76. L’oriundo risultò decisivo nel match contro i partenopei del 1976, quando entrando come di consueto dalla panchina, segnò il gol che consegnò lo scudetto ai bianconeri.

Juve-Napoli, riscatto partenopeo

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Coreografia con la scritta “Ti Amo” della Curva B del Napoli al San Paolo.

Negli anni ’80 le difficoltà economiche del sud Italia fanno si che Napoli fatichi e non poco a stare al passo con le città settentrionali, se non fosse per il calcio. Lo sport, che in teoria dovrebbe unire, stavolta aiuta un intero popolo a prendersi delle rivincite verso chi li denigra e li chiama fannulloni. In quegli anni l’arrivo dei campioni al Napoli e soprattutto del “Pibe de Oro” Diego Armando Maradona, porta gli azzurri a vincere in Italia e fuori, battendo anche l’odiata Juventus.

Ma tra fine anni ’90 e gli inizi de nuovo millennio, il Napoli vive uno dei suoi peggiori periodi, con il fallimento e le serie minori, questo fino all’arrrivo di De Laurentiis. L’imprenditore cinematografico acquista la società e la riporta pian piano in Serie A e a combattere nuovamente con i bianconeri.

Negli ultimi cinque anni il Napoli, insieme alla Roma, è stata l’unica a provare ad arginare lo strapotere della Vecchia Signora, ma lo scudetto è sempre andato a Torino. Questo non ha fatto altro che acuire quell’odio atavico che c’è tra le due tifoserie, ma per gli juventini la rivalità è solo da parte napoletana, per loro è una partita come le altre.

Ad aumentare questa rivalità, sono le dichiarazioni al vetriolo fatte in questi anni dai dirigenti delle due squadre, mai gentili tra loro. Se da Torino quasi snobbano gli azzurri, il presidente partenopeo non perde occasione per attaccare la Juventus e aizzare il suo popolo contro lo strapotere degli Agnelli. Anche le decisioni arbitrali e del Viminale degli ultimi anni non hanno aiutato a calmare gli animi, semmai ad accentuarli. Insomma domenica è lecito attendersi una partita piena di tensione, nonostante sia solo la seconda giornata.

Lazio-Roma, rivalità che viene da lontano

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Scorcio della Curva Nord della Lazio. Credit: pagina ufficiale Facebook S.S. Lazio

Lazio e Roma sono due squadre da sempre agli antipodi, in tutto. Anche agli albori, quando nacque la Roma, ci fù subito la contrapposizione tra borghesia e popolo, con la prima ad appannaggio dei biancocelesti. Diversi in tutto si diceva, come nei colori, dove la Lazio usa i colori della Grecia che si rifanno alle prime Olimpiadi e come simbolo l’aquila delle legioni romane. La Roma invece utilizza in tutto e per tutto i simboli della Città Eterna, i colori giallo ocra e rosso pompeiano e la lupa capitolina, da sempre vessilli della capitale.

Il primo match tra le due compagini fu l’8 dicembre del 1929, si giocò allo stadio della Rondinella (allora casa della Lazio), la Roma vinse 1-0 con gol di Volk. Anche quel primo derby fù carico di tensione a causa della mancata volontà della Lazio di fondersi con Alba, Fortitudo e Roman per creare un’unica squadra della capitale.

I tifosi della Roma erano costantemente di più, i biancocelesti erano circa un quinto dei giallorossi e questo faceva sembrare ogni derby a tifo quasi unico. Per vedere il primo derby vinto dalla Lazio, si dovette aspettare il 1932, quando vinse per 2-1.

Più si andava avanti e più la rivalità si accendeva, dando vita a scontri durissimi anche sugli spalti già negli anni ’30. Nel post guerra prima la Roma e poi la Lazio incontrarono difficoltà, cadendo anche in serie B, facendo leggermente placare le ostilità. Ma nei primi anni ’70, con una Lazio che aveva allestito una squadra in grado di vincere lo scudetto, si riaccesero i fuochi dello scontro, con tafferugli e risse e in campo il gioco era spesso duro e fin troppo maschio.

Gli anni 2000 e gli scudetti

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Striscione per Alessandro Florenzi della Curva Sud durante Roma-Genoa della scorsa settimana. Credit: pagina ufficiale Facebook della A.S. Roma

Tra fine anni ’90 e inizi del 2000, le due società con Cragnotti e Sensi, allestirono di anno in anno due squadre di vertice. Entrambe si giocavano lo scudetto e fu la Lazio a vincere per prima il tricolore, raggiungendo nell’albo i cugini, era la stagione 1999/2000. Una squadra che giocava a memeoria e con campioni del calibro di Nedved, Stankovic, Poborski, Crespo, Nesta, si impose e all’ultima giornata strappò di mano il tricolore alla Juventus (rovesciata a Perugia).

Sensi decise allora di fare il passo successivo, l’onta del tricolore ai cugini era troppo grossa. Nell’estate in cui i bincocelesti festeggiarono il secondo scudetto della storia, la Roma acquisto i campioni in grado di far la differenza. Arrivarono Samuel, Zebina, Emerson e Batistuta, quattro fenomeni in grado di far fare il salto di qualità ad una squadra eterna incompiuta.

La Roma dominò il campionato per tutto l’anno, ma come la stagione precedente, solo all’ultima giornata il popolo giallorosso potè festeggiare il tricolore. La lotta a colpi di grandi squadre si verificò fino al crack finanziario della Cirio, l’arresto di Cragnotti e lo scandalo di Calciopoli.

Nel 2004 accadde un episodio (poi mai avvenuto) che unì le due curve. Durante il derby del 21 marzo, vissuto a suon di risse, feriti e arresti, iniziò a girare voce che una camionetta della polizia aveva investito a morte un bambino. Nonostante la falsità della notizia le due curve fecero sospendere l’incontro e ritirarono tutti gli strisicioni in segno di lutto.

La vendetta della coppa in faccia

Se in campionato la Lazio non è andata mai oltre il terzo posto (stagione 2014/2015), per la Roma furono gli anni della continua lotta allo strapotere dell’Inter, fino al tracollo del 2011 e al cambio di proprietà. Dal 2009 ad oggi è stata solo una squadra a portare trofei a Roma, la Lazio, fatto che ha accresciuto l’odio tra le due tifoserie.

Un evento ha portato però la Lazio a vendicarsi dello scudeto scucito dal petto nel 2001. Nel 2013 venne giocata la prima finale di coppa Italia tra Roma e Lazio, a vincerla furono i biancocelesti grazie all’unico gol della partita di Lulic. Da quel momento è nato lo sfottò laziale <<T’ho arzato la coppa n’faccia>>. A poco sono serviti i tanti derby vinti negli anni successivi e i piazzamenti superiori in campionato, sono ben 5 i trofei alzati dalla Lazio, zero quelli della Roma.

11 anni senza trofei sono tantissimi per la Roma, che ha superato anche il “record” di nove anni dell’era Sensi, cosa che aumenta gli sfottò da parte dei laziali. Nel frattempo la Lazio si gode la seconda era più prolifica della sua storia.

Odio, rivalità, scontro, chiamatelo come più vi piace, ma ogni qual volta si giocano Lazio-Roma e Juventus-Napoli, non sono mai semplici partite.

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