La magia di “Rimini Rimini” un anno dopo. Gli eccessi possibili solo in riviera romagnola, e l’atmosfera scanzona, tornano questa volta in Costa Azzurra, a Monte Carlo. Con grandi nomi della comicità italiana e sex symbol, preti, principesse, scandali, segreti. E una debuttante Claudia Gerini. La commedia in odore di mare, “Roba da ricchi” è stasera in tv: la firma è quella inconfondibile di Sergio Corbucci. Dagli Spaghetti Western, a quelli con l’aragosta consumati sulla Promenade.  

Secondo lo schema collaudato, e in voga nel 1987, il film è suddiviso in tre episodi. Sergio Corbucci, il maestro di “Django“, si avvale dello sceneggiatore Bernardino Zapponi. Inizialmente doveva intitolarsi “Montecarlo Montecarlo“, in una celebrazione dell’atmosfera degli anni ’80, e a cui non si badò a spese: costò 4 miliardi, con 6 sceneggiatori tra i migliori d’Italia. Melensa, esagerata, malsana, viene fuori una commedia balneare. Che non rattrista e non stanca. Con le ricercatissime dell’epoca Serena Grandi, Laura Antonelli, Milena Vukotic e Francesca Dellera.

Villaggio e Banfi ricchi sfondati

Paolo Villaggio è Attilio Carbone, un assicuratore fallito e imbranato, che viene truffato dalla giunonica e procace Serena Grandi (Dora), che lo convincerà a stipulare una cospicua polizza sulla vita dell’anziano marito Guido Baldo, per poi ucciderlo e intascare i soldi dell’assicurazione. L’imbranato assicuratore, capace di aver incautamente assicurato un cane contro qualsiasi tipo di infortunio, per non essere licenziato dovrà riuscire a liquidare alla padrona il risarcimento minore possibile. Lo strip con tanto di mela in bocca lanciata al succube Villaggio, è della Grandi, con tutte le sue grazie che non deludono mai. Farà il bagno a seno nudo sotto gli occhi sgranati di Villaggio. Maurizio Micheli, anche lui reduce da “Rimini Rimini“, qui nel ruolo di Guidobaldo, con l’insolito accento torinese. “Ma cos’è?”, chiede Villaggio. Risponde la Grandi: E’ di abete!”. “Diabete al braccio?” . “Ma no, con la sega!”. (In stile fantozziano, mimando…).

Siamo sul ristorante della costa che dio solo sa quel che costa e non ordini l’aragosta“. Lino Banfi è il commendator Aldo Petruzzelli. Ricco imprenditore e produttore di orecchiette, che tradisce abitualmente la moglie Mapi (Laura Antonelli), nei suoi viaggi d’affari. “Salvatò, questa qui c’aveva due tette, marmo di Carrara!”. Lo stile da commendatore. Raggiunta la famiglia a Montecarlo, in una vera e propria villa monegasca, scopre che la moglie vuol farsi possedere da un rozzo clochard, il suonatore ambulante, giovane e brutto Napoleon (Maurizio Fabbri). E, per farla uscire dalla depressione, la dottoressa suggerisce di assecondare i due, e di farli incontrare. PetruzzelliBanfi accetta per il bene della moglie, e perché gli hanno detto che Napoleon è gay. Gli scatti d’ira del commendatore, saranno in mezzo barese, quando scoprirà la nuova fiamma della moglie. Chiederà, da tifoso, al suo autista, che risultato ha fatto il Bari in casa col Piacenza. Nello spezzone una giovanissima Claudia Gerini al suo esordio, molti anni prima il debutto con Verdone. Nel cast anche Enzo Garinei. Le orecchiette di Banfi restano la miglior attrazione propagandata nel film.

Pozzetto un Don dotato

Attento amore, mi fai male con la gamba…” Don Vittorino Comencini replica senza scomporsi: “Non è la gamba!“. Renato Pozzetto è un prete, a cui viene chiesto di esaudire i sogni erotici di una principessa, Francesca Dellera in Topazia. Di ritorno da un viaggio a Lourdes con i parrocchiani, l’autobus che lo trasporta si blocca a Montecarlo. In lui l’aristocratica crede di riconoscere l’uomo che nelle notti di luna piena le appare turbando i sogni, e abusa di lei. Poiché è la copia esatta dell’uomo, i servizi segreti fermeranno l’autobus per prelevare Don Vittorino, direttamente al porto di Menton-Garavan (Menton, Francia), sul lato a mare della Promenade. Che, convinto dal futuro marito di lei, dallo psichiatra (Enzo Garinei) che l’ha in cura, da un monsignore, e dallo stesso Papa Giovanni Paolo II (la cui voce è di Fabio Fazio, nell’inconsueto lavoro di doppiatore a ventitré anni), accetta di impersonare l’uomo, travestendosi da gran cavaliere.

Don Vittorino mistifica: “L’immane dardo esiste davvero.. Per questo sono andato a Lourdes, per chiedere un ridimensionamento.. che non mi è stato concesso!”. L’illustre Alfiero Toppetti, farà il fidanzato della provocantissima Dellera. La Vieille Lanterne” (La vecchia lanterna), il malfamato locale monegasco dove Don Vittorino finge di sconfiggere i bruti per far credere alla principessa Topazia che il sogno si stia avverando, si trova a Menton (Francia), in Quai Bonaparte. Oggi è il ristorante “Cinecittà”. Il brano dei titoli di testa di “Roba da ricchi“, è “The generation game” dei Fratelli La Bionda, gli inventori della disco music italiana. Note scatenate in inglese, che fanno da sottofondo agli anni della disco. Si ironizza su chi è ricco, e chi aspira a diventarlo. E si raccontano usi e costumi degli italiani. Gridando al monito “Mejo la carne che l’osso e dagli dentro a più non posso“.

Gli anni 80 di Corbucci

Così Sergio Corbucci vedeva gli anni ’80. È lui a suggerire un sottotitolo al film stasera in tv: “Storie di passioni demenziali, praticamente all’estero..”. Un ‘Vacanze romane’ alla rovescio, in cui l’amabile regista non lascia niente al caso. In un dietro le quinte immortalato dall‘Istituto Luce, Corbucci insegna i passi di danza a Francesca Dellera, prima del ciak. Come in un ballo a corte, tutto deve rispecchiare uno stile. Allegro, vezzoso, tempestato di eccesso. Erano gli anni ‘ricchi’ del cinema.

Federica De Candia per Metropolitan magazine