Robert Browning, è stato un poeta e drammaturgo britannico dell’Ottocento. Marito della poetessa Elizabeth Barrett, Browning costituisce un’eccezione nella letteratura vittoriana per aver fatto della poesia, un ibrido tra il romanzo e il teatro.
Il monologo drammatico di Robert Browning
La poetica di Robert Browning si caratterizza soprattutto per i suoi Dramatic Monologue (monologhi drammatici) adottati nella sua poesia colloquiale. Con Browning viene meno l’influenza di Shelley, mentre emerge la tendenza continua verso il bene di Goethe e Carlyle.
Il tono colloquiale si deve alla scelta di perseguire un soggettivismo romantico, volto ad una poesia obiettiva, ma allo stesso tempo drammatica. In un’intersezione tra poesia e teatro, Browning, intendeva rivelare in modo drammatico e teatrale i conflitti e i pensieri dei suoi personaggi.
Passato e presente divengono soggetti dello sguardo dei protagonisti e divengono i mezzi per esprimere il punto di vista e il modo di guardare alla vita dei personaggi. Tali protagonisti diventano così personaggi di un’opera teatrale che attraverso i propri monologhi rivelano la loro personalità. Il quotidiano viene così oggetto della trasfigurazione poetica e il fatto storico è oggetto della drammatizzazione portata avanti dai conflitti intimi di chi parla.
Per il poeta la forma drammatica costituiva un mezzo che facilitava la trasfigurazione poetica delle esperienze che vivevano i personaggi. Attraverso i monologhi drammatici, i personaggi ricostruivano lo svolgimento degli eventi, ed esponevano il proprio punto di vista. Il carattere drammatico del teatro, unito a quello narrativo del romanzo, permettevano così a Browning di far acquisire alla poesia colloquiale il valore che aveva perso in un’epoca in cui il romanzo deteneva il predominio.
La tragedia in miniatura
Il più popolare di questi monologhi è L’amante di Porfiria. Si tratta di una poesia dai versi macabri che sconvolsero il pubblico ottocentesco a causa dello scenario sinistro proposto.
Si tratta del monologo drammatico in prima persona del protagonista, che inizia con il racconto dell’incontro con l’amante in una notte piovosa. La donna, di nome Porfiria, giunge a casa del protagonista e i due iniziano ad amoreggiare. Tuttavia, un pensiero tormenta la mente dell’uomo: egli crede di aver amato Porfiria invano. Nonostante egli sia sicuro che lei lo ami davvero e che in quel momento la donna è sua, in quanto abbandonata fra le sue braccia, con un gesto impulsivo, afferra la bionda treccia della ragazza e la strangola con i suoi stessi capelli.
Così facendo l’uomo riesce a fermare quel momento d’amore per sempre, permettendo alla donna di rimanere eternamente pura e di sua proprietà.
L’uomo è perfettamente convinto che la donna non abbia provato dolore, così come è sicuro che morire fosse nella volontà della donna, in quanto tramite la morte sarebbero arrivati al raggiungimento dell’amore eterno. Sembra che lo stesso Dio acconsenti a tale atto:
And yet God has not said a word!
Robert Browning in Porphyria’s Lover
Questa poesia è trattata come una tragedia in miniatura. Porphyria’s Lover si svolge in cinque fasi come sarebbe per una tragedia classica, e presenta un’unità di tempo (una notte), di luogo (la sua casa) e di azione (l’omicidio). Inoltre, il mistero che avvolge la morte di Porfiria, ci fa comprendere come negli intenti dell’autore ci sia la volontà di lasciare aperto il finale (soluzione spesso proposta da Aristofane). Il finale aperto dipende dal voler mostrare la frammentarietà della natura umana. In sintesi, Browning ci consente la possibilità di scegliere o meglio, di non scegliere.
Martina Capitani
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Ph: Robert Browning – Photo Credits poetryfoundation.org