Il 20 Novembre del 1925 nasceva Robert Kennedy, chiamato da tutti Bob o Bobby, ma anche RFK. Bob Kennedy non fu soltanto il famoso fratello di JFK, il Presidente, ma un politico capace, stimato, temuto al punto da essere ucciso. Settimo di nove figli, erede designato del fratello, in quella che è stata per decenni la vera casata reale americana, Bob è stato l’ultimo candidato a compattare il vecchio elettorato democratico, e a incarnare le speranze delle minoranze e della classe media americana.
Dopo una breve esperienza nella marina militare si laurea ad Harvard nel 1948, si specializza in legge nel 51, e l’anno dopo guida la campagna per le elezioni al Senato, che vede candidato, poi vincente, il fratello maggiore John. La sua importanza è legata soprattutto al ruolo che svolse come consulente legale del senato lavorando per le udienze del “Comitato anti-rackets”, comitato che lascerà nel 1959 per guidare la campagna presidenziale del fratello. Nel 1960 John Fitzgerald Kennedy è presidente e lui ministro della giustizia: consigliere chiave di tutte le crisi in atto, da quella dei missili cubani, alla guerra del Vietnam, alla quale si oppose solo molti anni dopo.
Il percorso politico
Dopo l’assassinio del fratello nel 1963 lascia il governo, e nel 64 viene eletto senatore dello Stato di New York. Quattro anni più tardi annuncia la sua candidatura alla presidenza. E’stato un convinto sostenitore dell’integrazione razziale e della tutela dei diritti delle minoranze; sarà lui ad annunciare ad una folla prostrata l’assassinio di Martin Luther King. Robert Kennedy vince le primarie in Indiana e nel Nebraska, perde in Oregon e il 4 giugno 1968, la sua candidatura riceve una grande spinta con la vittoria in South Dakota e California. Ma dopo aver incontrato i suoi sostenitori quella stessa sera all’Ambassador Hotel di Los Angeles, viene assassinato con un colpo di pistola. Muore all’alba del 6 giugno 1968, a soli 42 anni.
Il mistero come maledizione
Il killer, tuttora in carcere, ha sempre dichiarato di aver ucciso Bob Kennedy per il suo forte appoggio a Israele, ma il suo assassinio potrebbe essere legato alla nascita da lui fortemente voluta, del primo pool antimafia e alla dura lotta intrapresa contro i clan attivi negli Stati Uniti. Bob, infatti, ha messo al centro del suo programma e della sua attività la lotta al crimine organizzato. Con profonda convinzione che questa era la vera battaglia da combattere. Più di quella, allora dominante, al comunismo.
Le idee e le strategie che mise in campo, hanno anticipato quello che venti anni dopo è stato fatto in Italia; cosi come si deve a lui l’idea del riconoscimento penale dell’associazione di stampo mafioso. Bob Kennedy, insomma, non è stato solo il fratello di JFK e l’amante di Marilyn Monroe, ma una figura di spessore che ha contribuito alla storia del suo paese e della giustizia in maniera incisiva.
Cristina Di Maggio
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