Roberto Benigni premiato alla carriera dalla stampa estera francese ai Prix Lumière 2020.
La comicità è caratterizzata da tante sfaccettature, le quali calzano a seconda dell’uditorio occasionale. La risata è matematica, può essere calcolato e programmato il momento in cui questa scaturisca. Sta qui la bravura di un buon comico, la capacità di non andare a zonzo nei meandri della battuta, bensì preventivare il divertimento in fase di sviluppo del monologo e sceneggiatura che sia. Una tecnica tra le più difficili è quella di pensare all’estremo opposto del comico e mutarlo in tale in modo da creare una frattura tra l’atteso e l’inaspettato volta a scaturire inevitabilmente la risata. Roberto Benigni ha raggiunto l’apice della sua carriera attraverso questo non banale espediente, miscelando paradossalmente comicità e olocausto. “La vita è bella” è proprio questo e lo è anche “Johnny Stecchino” con la destrutturazione del racconto mafioso. Questi sono solamente due dei capolavori che hanno contraddistinto la carriera dell’attore toscano e che lo hanno portato a ricevere il premio Lumière alla carriera a Parigi assegnato dalla stampa estera.
Roberto Benigni è stato l’ospite d’onore, ex aequo con Costa-Gravas, della sessantasettesima edizioni dei premi Lumière che si attestano come l’equivalente dei Golden Globe in Francia. Introdotto dalla nota composizione di Nicola Piovani tema della “Vita è bella”, il comico ha espresso enorme gratitudine verso un popolo detentore di un cinema miliare e una cultura variegata e fertile, defininendo “cocasse” (eccentrica) la scelta della giuria. Concedandosi cita Mallarmè, ironizzando sulla sua futura carriera: “Siamo solo all’inizio, un colpo di dadi non abolirà mai il caso”.
Tornato al cinema dopo sette anni nei panni di Geppetto, rivedremo presto Roberto Benigni in qualità di ospite al festival di Sanremo. Un premio meritato che onora l’Italia e che servirà, magari, da sprono al regista di tornare dietro la macchina da presa e raccontaci qualcosa come non fa da tempo ormai.