L’8 Maggio ricorre l’anniversario della nascita di uno dei migliori registi del neorealismo, Roberto Rossellini. Innamorato del cinema fin dalla sua giovane età, fu grado di posare il suo occhio critico sulla situazione italiana, immortalando la bellezza della quotidianità e della povertà della penisola.
La sua carriera
Nasce a roma l’8 Maggio 1906 da una famiglia appartenente al mondo del cinema, infatti suo padre costruì la prima sala cinematografica di Roma, il Barberini, garantendo a Roberto un accesso illimitato. Fu così che Rossellini s’innamorò delle pellicole. Inizia a lavorare come montatore e sceneggiatore, prima di spostarsi dietro alla macchina da presa.
Nel 1941 firma la sua prima pellicola “La neve bianca”, interpretata da gente comune, non da attori professionisti, dando vita alla corrente cinematografica neorealista che attraverso l’arte raccontava la vita comune del popolo, narrando le difficoltà e le piccole gioie che colmavano la vita della gente. Il tutto attraverso la presa diretta, la mancanza di mediazione autoriale. Questo suo primo capolavoro fu il capostipite di una trilogia composta da “Un uomo ritorna” e “L’uomo della croce“. In questo periodo stringe amicizia e poi inizia a collaborare con il mitico Federico Fellini e Aldo Fabrizi.
Nel 1943, a due mesi dalla liberazione della capitale dal regime fascista, Rossellini ha già in mente “Roma città aperta”, il film considerato uno dei capolavori del cinema italiano e il manifesto del neorealismo. Con protagonista la magnifica e potente Anna Magnani e nella parte del sacerdote Aldo Fabrizi, il film racconta in modo tragico e drammatico la guerra che aveva ammalato l’Europa Il film, però, inizialmente non ricevette il riconoscimento che meritava, essendo stato accolto freddamente sia dal pubblico che dalla critica.
Il suo capolavoro venne completato da “Paisà” (1946) e “Germania anno zero” (1948), gli altri due film della trilogia neorealista girati con attori non professionisti, posizionando al centro della piazza una cinepresa, lasciando liberi gli interpreti, riscrivendo i copioni in base ai loro sentimenti e storia. Uno dei dettagli interessanti delle sue pellicole è l’uso del dialetto da parte degli attori e il modo in cui vestivano, con abiti di vita quotidiana.
Il regista, in seguito, produce delle pellicole di poco successo, “Amore” in due episodi con Anna Magnani e “La macchina ammazza-cattivi”. Sul tema religioso, in particolare della grazia divina, incentra i film “Francesco, giullare di Dio” e “Stromboli, terra di Dio”. Quest’ultimo dà vita al suo sodalizio artistico con Ingrid Bergman, con cui avrà una tormentata storia d’amore.
Dopo un periodo di crisi, caratterizzato da un viaggio in India, Rossellini realizza “Viva l’Italia” e “Il generale della rovere”, con protagonista Vittorio De Sica. Il film richiama i temi della Resistenza e che cerca di andare verso il passato del regista, segnando invece il suo ingresso nella direzione di film “commerciali”, mantenendo però il talento che lo contraddistingue.
Entra, così, nel mondo televisivo producendo opere a carattere didascalico, come “Età del ferro”, “Atti degli apostoli” e “Socrate”. Torna successivamente al cinema nel 1974 firmando “Anno uno Alcide De Gasperi” e “il Messia”, due pellicole che riguardano temi già affrontati nel passato. Nel 1977 Rossellini scompare a Roma, ma il suo testamento artistico rimane a noi, al fine di onorarlo e custodirlo.
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