A Roccastrada una scuola è stata posta sotto sequestro preventivo perché di poco fuori dai nuovi canoni antisismici. Il Sindaco è indagato per omissione di atti di ufficio.
E se la stragrande maggioranza delle scuole italiane venissero all’improvviso chiuse perché sotto sequestro? Non si tratta di pura fantasia, ma di una possibilità più che plausibile.
Infatti, la Corte di Cassazione ha da poco emesso una sentenza con la quale ha disposto il definitivo sequestro preventivo di una scuola di Roccastrada, in provincia di Grosseto, perché priva, seppur di poco, degli indici di sicurezza sismica.
“La inosservanza della regola tecnica di edificazione proporzionata al rischio sismico di zona, anche ove quest’ultimo si attesti su percentuali basse di verificabilità, integra pur sempre la violazione di una norma di aggravamento del pericolo e come tale va indagata e rileva ai fini dell’applicabilità del sequestro preventivo“.
I fatti: dalla perizia tecnica all’inchiesta e il sequestro preventivo
Così gli Ermellini hanno decretato cautelativamente in merito ad una causa che vede il Sindaco di Roccastrada contro la Procura di Grosseto.
Tutto è iniziato nel 2013 quando Francesco Limatola, Sindaco di Roccastrada, di fronte ad un’attestazione tecnica che certificava l’inidoneità sismica della scuola decise di non chiuderla.
Per tale inadempienza la Procura di Grosseto aprì un fascicolo per “omissione di atti d’ufficio”, disponendo in via cautelare il sequestro preventivo della struttura.
Contro tale decisione il Sindaco di Roccastrada propose ricorso nei confronti del Tribunale del riesame che gli diede ragione, consentendo di riaprire la scuola.
Secondo il Tribunale del Riesame non vi era, infatti, “un pericolo concreto ed attuale di crollo ragionevolmente derivante dal protratto utilizzo del bene secondo destinazione d’uso, avuto riguardo all’attività scolastica svolta ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta“.
Tale decisione è stata infine impugnata dalla pubblica accusa davanti alla Cassazione che è dunque arrivata alla pronuncia odierna.
Secondo i giudici della Cassazione anche la minima inadeguatezza rispetto ai parametri imposti dalle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” (nella fattispecie l’attestazione tecnica parlava di 0,985 su una scala che considera la struttura adeguatamente antisismica a partire da “1”) rende la struttura antisismica.
Infatti, il pericolo sismico per la scuola e l’incolumità pubblica dovuto alla “non prevedibilità dei terremoti doveva intendersi insito nella violazione della normativa di settore, indipendentemente dall’esistenza di un pericolo in concreto. […] Nessun rilievo avrebbe pertanto potuto attribuirsi alla circostanza che l’edificio insistesse su un territorio classificato a bassa sismicità o che l’inadeguatezza dell’immobile rispetto ai parametri costruttivi antisismici fosse minima“.
Lo stato delle scuole italiane rispetto alla normativa antisismica: la scuola di Roccastrada non è purtroppo un caso isolato
Visto lo stato attuale delle scuole italiane, inadeguate anche dopo i recenti terremoti che hanno prodotto morte e devastazione e vista la sentenza 190 della Cassazione ieri depositata (che si spera fungerà da faro per tutti i casi futuri), non è surreale che la stessa sorte spetti a numerosi altri istituti scolastici, con enormi ripercussioni anche sull’attività didattica.
Infatti, dai dati pubblicati dal “XV Rapporto sulla sicurezza degli edifici scolastici di Cittadinanzattiva” la situazione risulta assai negativa:
- Solo il 7% degli istituti scolastici ha effettuato interventi di adeguamento alle “Nuove norme tecniche per le costruzioni”;
- Solo l’8 delle strutture scolastiche è stato progettato sin dall’inizio seguendo i parametri antisismici;
- Il 27% ha adempiuto alla verifica di vulnerabilità;
- il 45% ha effettuato un collaudo statico;
- Il 54% delle scuole italiane si trova in zone sismiche.
I dati riportati fanno riferimento a scuole che versano spesso in situazioni anche molto più degradate rispetto a quella di Roccastrada. Molti milioni sono già stati stanziati ma in molti casi senza sortire alcun effetto.
Che la sentenza depositata ieri dalla Corte di Cassazione possa servire come monito per il governo e le singole amministrazioni comunali ad attivarsi, viste anche le conseguenze penali che ne possono derivare? O si preferisce rischiare altre stragi spesso evitabili?
Di Lorenzo Maria Lucarelli