#ROCKMEMORIES
” #Rockmemories è un modo di ricordare artisti di oggi e di ieri legati alla mia vita, una vita che ha una sola passione: quella per la musica ed il rock in particolare, strizzando un occhio ai vinili che fanno parte della mia collezione.
Condividere periodicamente con voi i miei ricordi sarà come creare insieme una colonna sonora: ognuno di noi ha giorni felici e meno felici che la musica, come per magia, può riportare alla mente e suscitare #emozioni evocare #volti e farci #sognare “
Pasquale Colosimo
Era il maggio del 1996, me lo ricordo bene anche perché ero appena tornato in paese. Ero reduce dal servizio militare dopo aver passato un anno prima a Foligno e poi nella Capitale.
I miei amici mi aspettavano ed io ero pronto ad affrontare di nuovo i pomeriggi in piazza dove c’erano le panchine; ogni panchina era “occupata” da un gruppetto differente ed eravamo in tanti.
C’erano i metallari, c’erano i bravi ragazzi, c’erano le ragazze per bene e poi c’eravamo noi: quelli che ascoltavano la musica rock! quelli con i jeans strappati, quelli con i capelli lunghi e gli orecchini che importunavano sempre le ragazzine e facevamo sempre casini.
Avevamo lasciato già da un bel po’ la casetta dove passavamo le serate ad ascoltare musica e guardare qualche film, dove insomma potevamo fare quello che ci pareva. Quella situazione ci mancava anche perché ormai avevamo più o meno tutti la ragazzetta ed avevamo bisogno di un posto ideale per stare tranquilli. Così decidemmo di trovare un nuovo “club”.
Le casette libere ed economiche si trovavano nel centro storico, la parte vecchia del paese, in mezzo ai vicoletti (le vinelle nel nostro dialetto) e alla fine ne trovammo una: due stanze, una buia appena entravi e l’altra infondo più piccola ed era quella dove passavamo giornate intere, poi l’immancabile bagno e infine la vera chicca di quella casetta: un terrazzo fantastico che si affacciava sulla piazza nuova del paese! Altro punto a favore era l’abitazione di fronte dove di abitava una signora, una bella signora, una milf come si direbbe oggi, e la cosa sinceramente non ci dispiaceva affatto!
L’arredamento era composto da due poltrone, un divano, uno stereo ovviamente e tante cassette per poter ascoltare tanta buona musica.
Un pomeriggio stavo lì e sedevo su una poltrona in compagnia di uno degli amici e faceva caldo; ci stavamo annoiando mentre lo stereo andava con i Deep Purple che al mio amico piacevano tanto.
Alla fine trovai un modo per occupare un po’ di tempo: mi misi a disegnare un tavolino, mi piaceva fare strani disegni senza senso. Mentre passavo così il tempo, sentimmo bussare ed entrò un altro del nostro gruppo: un tipetto piccolo, come me, ed era uno di quelli con cui avevo molto in comune oltre alla statura e con cui andavo molto d’accordo. Con sé aveva il suo cane, un pastore tedesco bellissimo di nome Alin, che faceva parte a pieno titolo del nostro gruppo e trascorreva molto tempo con noi lì al club. Il mio amico aveva con sé una nuova musicassetta e mi disse: “tieni li conosci? Secondo me ti piacciono!”
Era un live di un gruppo per me sconosciuto. In copertina c’era un volto dai capelli cotonati, matita nera sugli occhi e rossetto sbavato che mi colpì subito. Inutile dire che la misi subito nel nostro vecchio stereo e… fu magia al primo ascolto!
Non ricordo che cosa successe nelle ore successive: chi entrò, chi uscì, io stavo lì ad ascoltare quella musicassetta ad oltranza, credo di aver girato lato almeno una decina di volte.
Mi ero innamorato.
Da quel giorno non lì ho più lasciati, i THE CURE per me sono diventati fondamentali, unici e irripetibili.
Ormai avrete imparato a conoscermi: la prima cosa che feci fu procurarmi subito un altro album registrato stavolta in studio: “Boys don’t cry” con tre palme e una piramide in copertina.
Boys Don’t Cry è la riedizione, pubblicata unicamente negli USA il 5 febbraio 1980, del loro primo album di debutto: tree imaginary boys. In seguito comprai tutti gli altri, in cd e in vinile. Li ho visti molte volte live, li ho fotografati e, quando verrà pubblicata questa storia, sarò in volo per Londra, per il festival British Summer Time, dove i THE CURE si esibiranno per festeggiare i loro 40anni di carriera, unica data in Europa con tanti ospiti ad aprire il concerto in loro onore.
Come dicevo li ho visti molte volte ma, nel 2012 ho avuto l’onore di fotografarli per la prima volta, grazie ad un caro amico che poco tempo fa ci ha lasciati, un grande uomo e un grande giornalista: Giancarlo Susanna.
Portai con me un disco, il 45 giri di Lullaby e sono riuscito a farlo autografare dal bassista Simon Gallup…
…ma questa è un’altra storia!
(perché di episodi legati ai Cure ne ho tanti da raccontare)
L’ARTISTA:
I The Cure sono un gruppo musicale post-punk inglese, i cui esordi risalgono al 1976, in piena esplosione new wave (in compagnia di gruppi come Siouxsie and the Banshees, Joy Division, Echo and the Bunnymen).
Ha raggiunto l’apice del successo tra la metà e la fine degli anni ottanta (soprattutto con i singoli Close to Me e Lullaby, tratti, rispettivamente, dai due album The Head on the Door del 1985 e Disintegration del 1989).
Robert Smith, il cantante, chitarrista, autore dei testi e compositore di quasi tutte le musiche, nonché fondatore del gruppo, è l’unico membro ad averne sempre fatto parte fin dagli esordi.
L’ALBUM:
Boys Don’t Cry
Plastic Passion
10:15 Saturday Night
Accuracy
Object
Jumping Someone Else’s Train
Subway Song
Killing an Arab
Fire in Cairo
Another Day
Grinding Halt
World War
Three Imaginary Boys
Pasquale Colosimo