Un gruppo di uomini e donne incappucciati – la cui sigla è Gap – agiscono di notte e in segreto per riparare le buche della Capitale. Alcuni di loro sono stati intervistati dal Guardian.

Riparano le buche, ridisegnano le strisce pedonali e raccolgono i rifiuti: è l’operazione “illegale” di un gruppo di uomini e donne che di nascosto, e di notte, si mettono a lavoro pe restituire un po’ di decoro alla città. Nessuno, infatti, ha chiesto loro di farlo, ma non accettano più di vedere la città nello stato in cui si trova.

Tra rifiuti che si accumulano per le strade, buche (sono circa 10.000) e metro chiuse, la “città più bella del mondo” ha visto peggiorare, giorno dopo giorno, le sue condizioni che inevitabilmente danneggiano la sua immagine e la vita di cittadini e turisti.

Si tratta di questioni ancora aperte che, di fronte al vuoto della politica, ha spinto circa 20 attivisti, la cui sigla è Gap, a fare il lavoro che le autorità non fanno.

Gap sta per Gruppo artigiani pronto intervento, ma è allo stesso tempo un tributo ai partigiani di Gruppi di Azione Patriottica. “Ognuno di noi aveva nonni o genitori partigiani. Vogliamo rendere loro onore”, spiega al Guardian uno di loro (Renato è lo pseudonimo).  

Il loro modus operandi è ispirato ai sabotatori della resistenza: identificano un bersaglio, colpiscono e scompaiono invisibili nelle strade della città.

L’idea è arrivata per caso. Stando al racconto di uno di loro, intervistato dal Guardian, il figlio di uno dei “gappisti” frequenta la scuola elementare Principe di Piemonte con una fontana degli anni ‘40 rotta. Gli addetti alla manutenzione si sarebbero occupati soltanto delle tubature e non della struttura. Così hanno deciso di intervenire, entrando di notte nella scuola, senza alcun permesso.

Questo li avrebbe spinti a continuare. A gennaio hanno reimbiancato le strisce pedonali di una strada molto pericolosa. Attualmente stanno riparando il manto stradale di via Ostiense concentrandosi sul riempimento di una buca che puntualmente, quando piove, si riempie di acqua.

Al termine del lavoro, i “gappisti” lasciano la loro firma: un logo con martello e cacciavite.

Photo Credit: Marta Clinco

Il gruppo è solito anche lasciare dei volantini in cui esortano i romani a seguire l’esempio:


Gap è una organizzazione segreta che invece di condurre azioni di sabotaggio, ripara laddove la burocrazia fallisce. Individua il tuo obiettivo, organizza e ripara: diventa tu stesso un gappista!”

Queste azioni sono illegali, ma Gap non è un’organizzazione di criminali; con il loro operato puntano a dare una rinnovata spinta alle amministrazioni locali. Per il gruppo, la responsabilità non è della sindaca Virginia Raggi, ma “questa situazione è il risultato di problemi che si protraggono e sovrappongono da anni. Tutti i partiti che hanno governato Roma hanno la loro parte di responsabilità” commenta Nadir, altro pseudonimo usato per nascondere l’identità di un altro attivista.

Ci si augura allora che queste iniziative possano davvero spingere le amministrazioni locali a fare la propria parte, con l’invito che anche i cittadini seguano l’esempio.